coccobill ha scritto:Direi che anche questa volta Paolo ha fatto tutte le considerazioni corrette....
Grazie Rudi.
coccobill ha scritto:...per il tubo di Magni non avendo il colore rame ho cercato una miscela di marrone e alluminio. Dal vero il velivolo mostra il tubo meno scuro ed è "credo" la giusta tonalità di metallizzato che in foto non si nota....
Per riprodurre tinte metallizzate c'è un vecchio trucco.
Passi sulle superfici un color argento come il classicissimo
Humbrol 11 e poi ricopri con delle vernici trasparenti (es.: rosso per ottenere rosso metallizzato ecc.). Certo che nel tuo caso sarebbe stato più difficile e poi avresti dovuto avere comunque in casa i trasparenti.
coccobill ha scritto:...Ormai ho assemblato alcuni modelli italiani della IIWW e devo dire che la nostra tecnologia non era poi così lontana da colossi industriali come Germania o USA eppure mi sembra di capire che al di la di piloti eroici non è che abbiamo fatto influito significativamente sull'esito del conflitto.
Lasciando perdere il discorso politico su cui non voglio minimamente entrare penso che se avessimo avuto qualche aereo in più non so come sarebbe finita. ...
Caro Rudi, questo è un discorso da sempre vivo tra chi si occupa di velivoli nostrani della Seconda Guerra mondiale.
Per venire dietro al tuo ragionamento possiamo dire che quella che ci è mancata, ed è da chiedersi se si sia trattato di un bene o di un male, è stata la capacità di valorizzare i nostri talenti e trasformare in realtà industriale un'Italia tutto sommato ancora molto rurale all'inizio della Guerra.
Mi limito al caso dell'ingegner
Roberto Longhi che, avendo appreso i metodi di ingegnerizzazione delle catene di montaggio e le più recenti tecnologie in fatto di realizzazione di strutture aeronautiche, fu artefice dei progetti della famiglia dei famosi caccia Reggiane (i più noti furono
2000,
2001,
2002 e
2005) che furono prodotti in quantitativi decisamente inferiori rispetto ai FIAT ed agli Aermacchi*, anche per il minor peso politico della casa costruttrice, ma che erano decisamente più avanzati a livello strutturale perché abbandonarono da subito l'obsoleta struttura a traliccio ricoperta da pannelli metallici a favore di soluzioni più avanzate come il
rivestimento lavorante.
Furono progetti copiati dai Seversky americani?
E chissenefrega! A parità di tempo si potevano costruire più
Reggiane Re.2000 che
Fiat G.50 (per favore evitiamo il tasto dolente del
42 prodotto ancora quando i biplani da caccia erano solo vestigia del passato) o
Aermacchi MC.200. Naturalmente poi sarebbero state necessarie strutture di supporto adeguate e personale qualificato sia a terra che in volo. Eroismo e abnegazione scaldano gli animi ma sono insufficienti a vincere le guerre.
E poi c'era da pensare anche alla terra ed al mare ma il discorso si amplierebbe a dismisura e lo lascio agli specialisti dei rispettivi settori.
Mi rendo conto di aver forse semplificato e brutalizzato troppo ma per un singolo
post credo possa bastare.
Prima di chiudere ricordo di aver letto su un antico numero di
Rivista Aeronautica una affermazione attribuita ad un altro nostro famoso ingegnere aeronautico,
Alessandro Marchetti, il quale sosteneva la predominanza delle strutture lignee nelle costruzioni aeronautiche rispetto a quelle metalliche. Idea forse romantica legata alla nobiltà del materiale ed alla sensazione di naturale leggerezza che trasmette ma scarsamente realistica con l'approssimarsi della guerra dato che la resistenza del legno ai colpi di mitragliatrice o cannone è manifestamente inferiore rispetto a quella dell'alluminio.
microciccio
*
Lungi da me considerazioni estetiche perché il termine che per primo mi viene in mente pensando alle linee del 202 è .. seducente! 