Ciao Riccardo,
vedo solo adesso questa discussione

che apre un vaso di pandora.
Noi modellisti siamo, in media, particolarmente attenti alla fedeltà riproduttiva e in molti casi ci dedichiamo alla riproduzione quasi ossessiva dei particolari presenti sui mezzi reali.
Chi costruisce i modelli spesso non è affatto un modellista e anche essendolo deve rivestire i panni dell'imprenditore. I suoi ragionamenti sono piuttosto differenti dai nostri. Deve far quadrare i bilanci dell'azienda e trarre profitto dalla propria attività altrimenti è costretto a chiudere i battenti.
Le semplificazioni che spesso vediamo nei modelli, specie
mainstream, sono frequentemente dovute alla necessità di ottimizzare dei processi come, a solo titolo di esempio, l'estrazione degli stampi che riduca i tempi e consenta la produzione di un maggior numero di pezzi. Maggiore è il numero dei pezzi venduti sul mercato a parità di tempo e prima si raggiunge il pareggio andando in direzione del guadagno.
Tanto per non limitare il discorso al bieco denaro ma, ahimè restando nella teoria, la ditte impiegano dei dipendenti svolgendo anche una funzione sociale legata alla possibilità di consentire di esercitare delle professioni che l'attivo di bilancio faticosamente raggiunto consente di tutelare.
Detto questo penso che in molti casi dare la croce addosso ai produttori è possibile sopratutto quando i loro stampi si discostano in modo rilevante dallo stato dell'arte disponibile nel periodo. Come Tamiya riesce a produrre piccoli gioielli che limitano l'uso di stucco ed accessori perché la precisione degli incastri e la fedeltà riproduttiva è ai livelli più elevati così possono riuscirci anche gli altri. Ben vengano poi soluzioni innovative come l'uso dei piccoli magneti per consentire l'accoppiamento delle parti rimovibili come i cofani motore della recente produzione in scala 1/32 della casa giapponese.
Nel tuo esempio ci sono anche le particolarità classiche degli interni dei velivoli tedeschi della Seconda Guerra Mondiale che credo facciano rizzare i capelli in testa ai produttori perché una riproduzione accurata richiede un elevato numero di pezzi e una complessità costruttiva che può andar bene all'esperto ma molto meno al neofita (e questo va in contrasto con quanto ho affermato prima sulle soluzioni innovative che spesso possono accrescere la complessità dei modelli). In questo le scale grandi aiutano di certo perché si possono proporre modelli a prezzi maggiori incrementando così i telai delle stampate e soddisfacendo la naturale aspettativa degli acquirenti che sono disposti a tollerare prezzi maggiori. Con ciò, il minimo che sembra lecito attendersi da un modello recente, è l'avvicinamento maggiore possibile alla realtà che si ottiene anche scalando in altezza i sedili come hai fatto notare.
In realtà in alcuni casi la scelta di semplificare sembra figlia di una precisa strategia commerciale come nel caso della
21th century toys (che però nel nome ha quel
toys, giocattoli, che dovrebbe spazzar via ogni dubbio sul pubblico cui sono destinati questi modelli) o di alcunni Hobby Boss in 1/72.
Sui produttori di after market hai perfettamente ragione. Se è vero che anch'essi devono curare il lato produttivo lo scopo dei set di dettaglio è, per l'appunto, consentire un incremento, possibilmente corretto, dei particolari del modello che si desidera costruire, quindi di scuse in caso di errore ne hanno molte meno. Inutile dire che anche in questo caso quando il commercio prevale la precisione va a farsi benedire.
Credo di essermi dilungato a sufficienza quindi ti saluto con l'augurio di poter ammirare quanto prima il tuo Stuka sulle pagine di MT.
microciccio