Ho trovato questo Su-22 qualche mese fa vagando tra gli scaffali del famigerato negozio di Rozzano. Avevo già letto qualcosa su questo stampo, di origine KP e redistribuito dalla Pantera. Di seguito una foto della scatola (bell'artwork) in mezzo a quel casino che amo definire la mia area di lavoro.
Il titolo del thread parla chiaramente di Su-22, mentre la scatola reca la dicitura Su-17. Le due versioni si distinguono fondamentalmente da due dettagli: la spina dorsale in prossimità della deriva e la sezione della parte posteriore della fusoliera. La versione 17, quella cioè destinata alla VVS, era equipaggiata con il propulsore Lyulka AL-21, mentre alcuni 22 (e derivati, tra cui l'M3 esportato quasi esclusivamente in Ungheria) montavano il Tumansky R-29, meno potente ma comune al MiG-23. In questo modo alcune forze aeree sono state in grado di tagliare i costi di manutenzione e piazzare ordinativi consistenti per un unico tipo di motore. Il tipo di propulsore influenza pertanto la forma e le dimensioni dell'alloggiamento, che nel caso del Tumansky è visibilmente più tozzo e contribuisce a dare al Su-22M3 una "vita" in proporzione molto stretta. Come si può vedere in foto il kit è una strana miscela tra un 17M3 ed un 22M3, dotato quindi del rigonfiamento in coda ma con una spina priva della "rampa" che la unisce alla deriva. Cambiare la forma della fusoliera per ottenere un 17 sarebbe decisamente problematico, mentre le modifiche per ottenere un 22M3 puro si limitano ad un inserto in plasticard e un po' di stucco.


Il kit è comprensivo di un set di fotoincisioni Part (in foto sulla sinistra) che consente di migliorare notevolmente il cockpit e alcuni dettagli esterni. Il cockpit non era l'unica area bisognosa di attenzioni particolari, dal momento che le paratìe alari avevano uno spessore assolutamente ridicolo per questa scala. Ho scelto quindi di sostituirle con un altro set della Part.
Non ci si può lamentare eccessivamente della forma e delle dimensioni generali del modello, che reggono bene il confronto con i disegni Armada. Una nota dolente è il dettaglio di superficie, non molto netto e spesso approssimativo. Per il momento ho svolto del lavoro di preparazione solo sulle semiali, che ho dovuto carteggiare per eliminare la leggera rugosità della plastica per poi reincidere le pannellature. Qui in foto la semiala sinistra, la cui parte mobile ha già ricevuto una mano di primer Tamiya e una passata con l'Alclad nelle aree che dovranno rimanere in metallo naturale.
Di seguito la semiala sinistra, assemblata e arricchita con i dettagli fotoincisi. A posteriori è facile capire come le paratìe sostitutive siano una necessità nel caso di questo kit, in quanto sono una delle caratteristiche che più saltano all'occhio nella famiglia dei Fitter. Una volta rimosse le obbrobriose escrescenze in plastica con un cesello è bastato tracciare un solco che fungesse da ricettacolo per le fotoincisioni utilizzando lo scriber Hasegawa e la razor-saw JLC. Una volta inserite negli alloggiamenti sono state fissate con del cianoacrilato.
Non tutte le paratìe si sono lasciate installare senza opporre resistenza. Quella più esterna, posizionata quasi sull'orlo della porzione fissa della semiala, ha richiesto un pesante lavoro di adattamento. Ho dovuto scavare un solco abbastanza profondo lungo tutto il dorso e parte del ventre alare, sperando così di poter incastrare il pezzo senza ricorrere a misure più drastiche. Purtroppo anche dopo ripetute prove il tutto era ben lontano dal combaciare perfetamente, quindi ho dovuto tagliare la paratìa in corrispondenza del'estremità posteriore, separando di fatto la metà superiore da quella inferiore per poi procedere ad incollarle separatamente. Così facendo è rimasto un evidente "buco" nel punto del taglio, che ho provveduto a rempire e riportare a filo con la resina bicomponente dei poveri (cianoacrilato e talco), utilizzata anche per raccordare l'estremità anteriore con il pilone subalare.
Presto mi rimetterò al lavoro sulla semiala destra, poi sarà il turno della fusoliera.