Per festeggiare questo traguardo sto preparando un modello particolare, ma siccome è ancora in lavorazione, ci sarà un’ulteriore puntata dedicata quando (chissà) sarà finito.
Quindi come quando si cammina lungo un ripido sentiero di montagna e ci si ferma a guardare il percorso fatto, ha buttato di getto 10 argomenti di riflessione sul tema: cosa è cambiato in questi quattro decenni a livello modellistico?
1) La Documentazione
Nel 1984 chi voleva documentarsi aveva i soli canali editoriali. Una rivista di modellismo (Aerei Modellismo) con testi, disegni, alcune recensioni e delle buone monografie. Poi l’Enciclopedia l’Aviazione della De Agostini (15 volumi a fascicoli settimanali da 1985 al 1988) per documentazione mainstream con foto e descrizione generale, riviste (Aerei, JP4, Volare) su vari temi e poi libri che per chi abitava in provincia come me erano normalmente di difficile reperimento. Il primo libro: collana Aeroplani di tutto il Mondo della Mondadori.
Oggi c’è una miriade di informazioni, libri, documentazione storica, manuali, materiale fotografico, articoli on-line, siti internet. Qualsiasi dettaglio può essere sviscerato, qualsiasi curiosità soddisfatta, qualsiasi scatola di montaggio vivisezionata in tutte le sue parti prima di essere acquistata.
2) Troppo di tutto
Nel 1984 si entrava in negozio, si sceglieva la scatola di montaggio (tra poche marche: Italeri, ESCI, Matchbox, Monogram, Revell, Heller), si sceglievano i colori (tra due marche: Humbrol e Molak) e si costruiva. Al massimo un foglio decal aggiuntivo, per i progetti più evoluti. Poi si sfogliavano i cataloghi, guardando e riguardando le copertine.
Oggi c’è una marea di scatole in tutte le scale con stampi in plastica. Short-run, resina. Riproduzione di aeroplani rimasti al livello di prototipo, velivoli esotici, versioni particolari. Poi i set di dettaglio in resina, fotoincisioni, strumenti 3D, mascherine pretagliate. Il modello finale è una sorta di tacchino farcito di aftermarket. Districarsi tra set di miglioria e aggiunte è diventato complesso. La costruzione da scatola è ormai sinonimo di basso livello modellistico, anche se la scatola è l’ultimo stampo high tech disponibile. Ma non tutto viene poi utilizzato e una buona parte di set di dettaglio, colori, decal rimarranno nel magazzino modellistico. Sono scomparsi i colori Humbrol e Molak a smalto e oggi abbiamo una miriade di altri colori acrilici lacche, vinilici, olii, matite colorate e diluenti ad alcool e nitro.
3) Produzione del modellista sempre più ridotta
Nel 1984 la costruzione di un modello poteva impiegare al massimo 15 giorni, tra assemblaggio e colorazione. A volte si impiegava anche pochi giorni. Magazzino modelli sempre vuoto.
Oggi si impiegano anni per lo sviluppo, costruzione, colorazione e weathering. Il magazzino modelli sempre più pieno, i kit vengono buttati intonsi perché ormai superati da nuovi stampi. La maggior parte delle scatole prodotte non sarà mai costruita.
4) Aeropenna
Nel 1984 le aeropenne c’erano ed erano utilizzate normalmente dagli illustratori. I modellisti si erano impossessati per le prime sessioni di colorazione. Il problema riguardava i costi dell’attrezzatura. Un aerografo costava come circa 5/6 modelli in scala grande, mentre un compressore era fuori dalla portata del modellista medio che era un giovane studente. Si utilizzavano le bombolette contenenti CFC, poi messo al bando per il buco dell’ozono. A metà della sessione di colorazione la bomboletta si poteva scaricare e ghiacciarsi. Costava comunque come una scatola di montaggio e ti potevano servire 1 o 2 per colorare un modello in scala grande. Si doveva lavorare in fretta. Nessun passaggio lucido/opaco.
Oggi l’aeropenna è lo strumento principe nella colorazione ed un compressore è alla portata di tutti. Le sessioni di colorazione possono essere lunghe senza particolari problemi. Layer successivi di colore, sfumature, lucido, opaco, senza nessun limite.
5) Scatole di montaggio in negativo
Nel 1984 le scatole di montaggio si compravano in base al disegno di copertina. A volte si poteva vedere il contenuto, tante altre volte no. Pannellature in positivo, alcuni produttori giapponesi con le prime in negativo, ma non si faceva caso. Tecniche di lavaggio ed invecchiamento, non erano presenti nel dizionario. Progettazione degli stampi su foglio di carta, lavorazione con pantografo e frese, poche parti essenziali, interni ridotti al minimo sindacale, produttori europei ed americani. Prezzi abbordabili.
Oggi basta consultare il sito internet di scalemates e si conoscono tutti i dettagli di una scatola di montaggio e la sua storia. Stampi in positivo messi al bando dagli anni ‘90. Solo negativo, reincisione dei pannelli, lavaggi, invecchiamento, tecniche coloristiche. Progetto dello stampo e costruzione CAD/CAM. Una montagna di stampate. Prezzi sempre più alti. Produttori sempre più cinesi. Stampa 3D.
6) Tecniche pittoriche
Nel 1984 l’obiettivo era trovare la corrispondenza tra il colore suggerito dal foglio istruzioni o dal libro di riferimento (Falconi) con il colore Molak o Humbrol. Poi si dipingeva le parti. Fine.
Oggi c’è un’analisi dei colori utilizzati nel particolare contesto, quali marche lo realizzano più correttamente, quali miscele le più adatte. Poi Preshading, postshading, lumeggiature, weathering, colori ad olio, pigmenti. Tecniche pittoriche avanzate. Propedeutico un diploma alla scuola d’arte.
7) Età dei modellisti
Nel 1984 i modellisti erano prevalentemente adolescenti o ragazzi studenti. Eventuali adulti rari. Budget disponibile dei ragazzi sempre limitato. I modelli acquistati subito costruiti. Concetto di magazzino e pila modelli sconosciuto.
Oggi i modellisti sono prevalentemente adulti, uomini di mezza età o pensionati. Hanno capacità di spesa e pensano a progetti complessi con tempi di gestazione lunghissimi. Magazzino scatole e materiali modellistici a livello di un negozio degli anni ’80.
8) Tempo a disposizione
Nel 1984, il periodo estivo si modellava perché si era in vacanza scolastica. Durante l’inverno si costruiva velocemente, tra un impegno scolastico e l’altro.
Oggi il tempo a disposizione per modellare si trova con difficoltà. Molti impegni di varia natura.
9) Contatto con altri modellisti
Nel 1984 o si aveva dei compagni di classe o amici modellisti oppure si abitava in qualche grande città dotata di un club modellistico. Altrimenti si era soli ed inevitabilmente si smetteva.
Oggi i vari forum possono mantenere vivo il contatto tra modellistici di tutta Italia e di tutto il mondo. Scambio continuo di materiale fotografico e consigli. Da adulti si ha la possibilità di partecipare a fiere, contest, concorsi ed incontrare svariati modellisti, oppure far parte di club.
10) Il negozio modellistico
Nel 1984 per acquistare i prodotti modellistici era necessario andare nel negozio specifico che era sempre in una grande città. Ma nei paesi di provincia si potevano trovare scatole nei supermercati o nei negozi di cartoleria. Per i colori o si andava nei negozi modellistici o si passava dal colorificio. Attrezzatura minima: tagliabalsa, tronchesina, barattolo di colla, pennelli.
Oggi il negozio modellistico è quasi sparito soppiantato dal negozio on-line. Non più un locale dove entravi e giravi tra le mani la scatola o i colori, ma un monitor in cui puoi ordinare qualsiasi cosa ti passi per la testa in un qualsiasi punto della terra. Strumentazione modellista impressionante: colle, pinzette, tronchesini a taglio raso, stucchi a profusione, colla cianoacriliche, set di pennelli di tutte le misure e marche, diluenti per tutte le marche dei colori, plotter da taglio ed attrezzi vari.
Infine non posso esimermi con delle foto di alcuni modelli che conservo (i sopravvissuti), costruiti 4 decenni fa.
Attrezzatura per la colorazione con aeropenna (1986): Aerografo ACM Spitfire, Bomboletta Propellette con CFC, colori Humbrol e Molak. Diluente Molak. Questo era il massimo che si poteva avere all'epoca.
Primo modello dipinto ad aerografo con l'auito dell'amico Lorenzo. Primavera 1986. Attrezzatura quella sopra.
Primo modello dipinto in autonomia con l'aerografo.
Modello Tamiya con decals del kit ESCI. Modello realizzato per il mio primo ed unico concorso fotografico su JP4 (estate 1986)