giovedì, Aprile 25, 2024

Somewhere in the Pacific – F4U-1A Corsair Diorama dal kit Tamiya in scala 1/48.

Il Vought F4U è stato un caccia americano che ha operato nella Seconda Guerra Mondiale e nel conflitto coreano. Creato come aereo imbarcato per la Marina e i Marines, fu spesso utilizzato anche da basi a terra. Divenne famoso soprattutto per il suo impiego nel Pacifico durante la WW II dove fu, indubbiamente, il miglior velivolo utilizzato in combattimento.

Capita spesso che nelle immagini in zone di guerra del Pacifico il protagonista sia proprio il Corsair sia imbarcato sulle portaerei, sia sugli aeroporti a terra semi preparati sulle varie isole che nel corso del conflitto gli americani conquistarono.

Proprio queste foto mi hanno ispirato per realizzare il modello che presenterò in questo articolo! Leggendo sul web la storia del famoso Squadron della US Navy, il VF-17 “Jolly Rogers”, ho appreso che è stato il reparto con più assi nel teatro del Pacifico Sud-Occidentale; il comandante Tommy Blackburn aveva scelto il famoso marchio da pirata per contraddistinguere il suo gruppo e uno dei componenti più famosi, il Lt. Ira Kepford, riuscirà a confermare ben sedici abbattimenti.

Kit e Aftermarket:

Oltre al velivolo, già nei miei “pensieri modellistici” da qualche tempo, volevo realizzare un diorama che ricreasse una piccola porzione di queste basi costruite spianando ampie porzioni di foresta pluviale con bulldozer e ruspe. L’idea che avevo in mente era la classica basetta con un aereo in una piazzola per la manutenzione e sullo sfondo la vegetazione tropicale tipica della zona con tanto di palme. In più, tenendo conto delle esperienze fatte con il P-47 e l’F6f-5 (cliccate sui link per leggere i Work In Progress!) rappresentati con vani armi aperti, stavolta ho provato ad andare oltre col dettaglio. Mi sono quindi procurato i seguenti articoli:

  • Tamiya 61070 F4U-1A Corsair: il kit nonostante l’età, è ancora il migliore in circolazione e non ha bisogno di presentazioni. Gli incastri sono pressoché perfetti e la qualità del dettaglio ottima.
  • Aires 4225 Detail set: comprende vani armi, vani carrelli, cockpit, motore completo e migliorie varie. È composto da più di sessanta parti in resina e fotoincisioni.
  • True Detail 48045: ruote in resina con battistrada a rombi (diamonds thread), molto utilizzati dagli aerei a terra.
  • Techmod 48040: decal che rappresentano il “White 29” di Kepford nelle due versioni che ha utilizzato.
  • Montex 48023: set di mascherature per trasparenti e ruote.

Per il diorama, invece, ho acquistato:

  • Eduard 8801: grelle in plastica che simulano le piastre metalliche spesso utilizzate dagli americani sui campi di volo improvvisati.
  • Verlinden 2215: set in resina di forniture militari generiche tipo casse e bidoni di varie dimensioni.
  • Verlinden 1332: meccanici in abiti estivi (utilizzandone solo uno).

Per ciò riguarda il resto della scenetta ho deciso di auto costruire molti elementi…. ma ne parlerò più avanti. Ora che la lista è completa si comincia a fare sul serio!

Montaggio:

Sono partito subito col tagliare via gli zoccoli di colata dai vari componenti in resina del set Aires, operazione non facile a causa dei tanti particolari molto sottili e delicati; ho modificato anche alcune parti del kit in plastica e rimosso gran parte della zona anteriore del modello  perché sarà sostituita dalla resina della ditta ceca. Per eseguire tutti i tagli è assolutamente necessario un seghetto da traforo al fine di ottenere delle separazioni precise e sottili. comunque con un po’di pazienza ho preparato tutto e ho iniziato a lavorare sul cockpit…

Con un trapanino elettrico ho eliminato tutto il dettaglio già stampato all’interno dell’abitacolo allo scopo di fare posto ai pezzi Aires… naturalmente serviranno parecchie prove a secco per adattare sia la vasca, sia la paratia parafiamma anteriore che comprende anche il serbatoio dell’olio e del carburante.

Una volta concluso l’adattamento ho iniziato a verniciare il cockpit utilizzando la tecnica del Black Basing: essa consiste nel dare un fondo in nero, nel mio caso X-1 Tamiya diluito con nitro, per poi passare velate leggere di H-58 Interior Green Gunze in modo da creare delle ombre nei sottosquadri e sotto ai particolari in rilievo.

Incollate le varie fotoincisioni e le parti già verniciate, ho dato una mano di trasparente lucido Tamiya per poter effettuare l’invecchiamento con lavaggi ad olio e dry brush. Infine una mano di trasparente opaco Gunze ha sigillato il tutto.

Il passo successivo è stato inserire il pilot’s office in quel che è rimasto delle semi fusoliere e, nel contempo, aggiungere anche il già citato serbatoio. Con un tondino di Plasticard da 0,5mm ho ricostruito la flangia che permetteva al pannello circolare di chiudere il vano carburante. Col Milliput Black ho stuccato la zona tra cruscotto e fusoliera.

Ho poi iniziato a lavorare sul motore composto da un’infinità di pezzi, ma è veramente stupendo! Con l’XF-82 Ocean Grey Tamiya ho verniciato la scatola ingranaggi e con l’Aluminium Alclad i diciotto cilindri del Pratt & Whitney R-2800. Per concludere, un lavaggio ad olio nero e un dry brush in alluminio e grigio hanno dato il giusto grado di invecchiamento al propulsore.

Utilizzando del filo di rame da 0,5mm ho creato le aste dei bilancieri colorate in nero, mentre in grigio molto scuro ho verniciato i tubi che portano i gas di scarico al turbocompressore; questi sono stati successivamente invecchiati con velate leggerissime di bianco opaco per simulare l’effetto del metallo sporco e bruciato. Purtroppo il set fornisce solo cinque dei nove tubi di scappamento effettivamente presenti, perciò ho rimediato saldando del filo di stagno dello stesso diametro per creare i quattro rimanenti. Incollando le fotoincisioni che rappresentano i cavi delle candele si conclude il montaggio del motore. Il tocco finale sono state le polveri del Weathering Set B Tamiya e l’opaco Gunze.

Prima di procedere all’unione della zona scarichi con quella del turbocompressore, ho preferito completare il cassone alare centrale in modo da incollare la paratia del serbatoio dell’olio ed aver i riferimenti corretti per l’assemblaggio del castello motore. A questo punto ho iniziato ad adattare i vani carrello in resina asportando tutto il dettaglio in plastica e assottigliando quasi alla trasparenza gli spessori dei pozzetti e delle semi-ali.

Alle ali ho asportato gli alettoni originali per poi incollarci quelli di resina posizionati leggermente inclinati. Ho anche asportato i portelli dei vani armi per inserirvi l’alloggiamento in resina. Le luci di navigazione sono state modificate per simulare la lampadina colorata e posizionate nel bordo d’entrata.

Il mega set Aires comprende anche i piani di coda con gli elevoni già separati dalle superfici fisse… un bel risparmio di tempo e fatica se non fosse che quest’ultime sono purtroppo molto sottodimensionate. Per questo motivo ho preferito modificare lo stesso pezzo originale in plastica e prelevare solo le parti mobili in resina. Una volta fissati gli elementi in posizione ho ripreso le pannellature perse nelle fasi di carteggiatura e ho rivettato tutto il modello in modo da aggiungere maggior realismo.

Con l’XF-4 Yellow Green Tamiya ho verniciato le zone interne per poi sigillarle col trasparente lucido. Medesimo trattamento anche per la paratia del serbatoio dell’olio che è stata sottoposta ad un lavaggio a olio e dry brush in alluminio per poi incollarla alla parte anteriore della fusoliera.

Tutta la zona del turbocompressore è stata verniciata con l’XF-4, mentre i tubi di scarico sono in XF-85 ed invecchiati con polveri, washing con varie tonalità di marrone e la solita tecnica del pennello asciutto. Il complesso degli scarichi e quello del turbocompressore sono stati, poi, allineati utilizzando una mini punta da trapano fatta passare internamente.

L’ultimo passaggio ha riguardato i trasparenti, bagnati nella Future per aumentarne la trasparenza, e successivamente mascherati con il sopracitato prodotto della Montex.

Verniciatura:

Con il grosso del montaggio eseguito ho, finalmente, messo mano all’aerografo (non prima di aver mascherato con cura tutti i vani aperti e le zone pre verniciate). A questo punto ho steso una mano di Aluminium Alclad su tutto il modello sia per simulare il metallo, sia per verificare eventuali problemi di stuccatura.

Controllando le foto degli esemplari reali si nota che l’ambiente in cui operavano metteva a dura prova la mimetica usurandola, sbiadendola, sporcandola e scrostandola in più punti a causa della sottile sabbia corallina e della salsedine. In particolare per ricreare le scrostature ho deciso di utilizzare due metodi:

  • Tecnica della lacca: una procedura molto semplice per simulare il “chipping” più delicato delle vernici ma che va utilizzata con attenzione per non esagerare e ottenere un effetto sbilanciato e poco realistico. Ho spruzzato sul modello una ridotta quantità di lacca per capelli (attenzione a non esagerare) e, subito dopo, ho aerografato l’XF-4 Tamiya (che nella realtà era un primer al cromato di zinco utilizzato per proteggere la cellula dalla corrosione degli agenti atmosferici). Dopo circa 30 minuti ho inumidito le zone interessate con un po’ di acqua e, con l’aiuto di un pennello a setole dure, ho “grattato” via lo strato di vernice facendo riapparire l’alluminio sottostante. A seguire è necessario attendere la completa asciugatura della lacca stessa prima di procedere oltre.

 

  • Tecnica del Maskol: l’altra procedura utilizzata ha visto, come protagonista, il liquido mascherante pelabile. L’ho utilizzato per rappresentare le scrostature più ampie e nette. Dopo lo strato di alluminio ho steso il liquido (Mr. Masking SOL) picchiettandolo con un pezzetto di spugna sui bordi d’entrata alari e l’ho lasciato in posizione in vista delle successive fasi della verniciatura.

Ho, poi, proseguito con il resto della mimetica. Con del Nato Back Tamiya diluito al 70% con nitro ho eseguito il Pre Shading su tutte le pannellature. A seguire ho verniciato il bianco opaco Tamiya, sempre diluito al 70% e miscelato con un 10% di Buff per dare un effetto “caldo” e invecchiato; infine ho profilato di nuovo le incisioni dei pannelli spruzzandoci sopra il Nato Black diluito al 95% (praticamente acqua sporca).

Mascherando con nastro Tamiya e Patafix, sono passato all’XF-18 Intermediate Blue Tamiya diluito con la stessa percentuale e scegliendo, nuovamente, la nitro anti nebbia; il colore è stato schiarito circa al 50% con del bianco per desaturarlo già in partenza. Sulle zone ricoperte di tela delle ali ho eseguito un post shading con il colore base diluito al 95%, mentre sulle costolature in rilievo ho schiarito con del bianco per mettere meglio in risalto la struttura (stesso procedimento è stato, poi, applicato anche per le stesse zone sul dorso dell’ala).

I procedimenti applicati alle zone inferiori li ho ripetuti quasi pedissequamente anche sulle superfici superiori. Ho, quindi, mascherato col Patafix e applicato di nuovo la tecnica della lacca. Dopo aver ripetuto il pre shading in Nato Black sulle aree già trattate, ho applicato L’H-54 Gunze Navy Blue schiarito del 40% col bianco e diluito sempre al 70% con nitro. Per il post shading sul tono più scuro della mimetica ho scelto il Tamiya XF-18 diluito al 90%. Una passata generale di Navy Blue base ultra ha amalgamato ed integrato i vari contrasti.

La fase successiva è la più importante ma anche la più delicata: inumidendo con acqua le zone interessate dalla lacca, ho nuovamente rimosso gli strati superficiali di vernice utilizzando il solito pennello e uno stuzzicadenti affilato (con cui ho riprodotto i vari graffi più sottili) ho scoperto il Zinc Chromate Primer e l’alluminio. Come detto precedentemente, bisogna fare molta attenzione e osservare le foto reali per dare il giusto bilanciamento all’usura.

Una volta asciutta la lacca ho aggiunto le walkway sulle ali con il Nato Black. Infine, ho iniziato ad eliminare le mascherature controllando l’eventuale necessità di ritocchi.

Due o tre mani di trasparente lucido X-22 diluito al 70% con X-20 e qualche goccia di retarder hanno ufficialmente posto fine alle complesse operazioni di verniciatura fin qui descritte. Mentre attendevo che il clear essiccasse completamente ho approfittato per dipingere tutti i vari particolari che andranno poi incollati; li vedete in foto:

Ho anche realizzato un intervento di auto costruzione all’interno della naca motore dove ho aggiunto le centine di rinforzo con del Plasticard da 0,25mm (completamente omesse dalla Aires).

Decal:

È arrivato il momento della posa delle decalcomanie. Prima, però, ho preferito assemblare le superfici mobili e verniciare le varie luci di navigazione con i colori trasparenti Tamiya applicati su un fondo argento a smalto per simulare il corpo della lampadina.

Le decal Techmod hanno un film sottilissimo ma, purtroppo, sono anche molto delicate da maneggiare (fate attenzione perché hanno la brutta tendenza ad accartocciarsi su loro stesse). Si conformano bene e copiano le pannellature senza problemi a patto di utilizzare i soliti liquidi ammorbidenti. Ho provato col Mark Softer Gunze ma non ho ottenuto risultati soddisfacenti così, leggendo le esperienze di Roberto (Rob_zone nel forum di Modeling Time) con le stesse decal, ho cambiato approccio usando i liquidi Microscale – Micro SOL e SET. Devo dire che il suggerimento è stato più che utile perché con le successive insegne non ho incontrato ulteriori difficoltà.

Finita la posa, ho sigillato il tutto con una nuova mano di trasparente lucido. La vera nota positiva di queste decal è che una volta posizionate e trattate a dovere hanno un effetto “painted on” spettacolare e il rischio di “silvering” è praticamente nullo.

Lavaggi e Montaggio Finale:

Ho preparato le gambe di forza dei carrelli dettagliandole con filo di rame da 0,4mm che rappresenta il tubo dei freni; ma, soprattutto, ho aggiunto le molle di richiamo riprodotte attorcigliando del filo da 0,15mm fino intorno ad un tubicino di opportuno diametro, e verniciandole in alluminio. Il restante è stato dipinto in bianco ed invecchiato, così come le ruote in resina.

Sulle zone bianche del modello ho applicato un lavaggio ad olio scegliendo un grigio medio come colore principale. Sulle parti in Intermediate Blue ho preferito il Grigio di Payne puro e col Weathering Set Tamiya B ho ripassato le zone dove si accumulava di più lo sporco. Sempre con le polveri ho ricreato i fumi dai fori delle mitragliatrici e dei bossoli.

Sul Navy Blu ho scelto il Grigio di Payne ma scurito con del nero per aumentare il contrasto sul fondo già abbastanza scuro di per sé.

A questo punto ho preferito assemblare prima tutta la zona motore in modo da proseguire l’invecchiamento in maniera più omogenea. Con del Bruno Van Dick e un po’ di nero ad olio ho ricreato le colature di carburante dal serbatoio utilizzando un cotton fioc e un pennellino per farle scendere lungo le fiancate della fusoliera (ho utilizzato anche il getto d’aria dell’aerografo per dirigerle meglio).

Con del nero e del Terra di Siena ad olio stesi ad aerografo ho ricreato i fumi di scarico.

Anche sulle pale dell’elica ho usato la lacca su base alluminio verniciata in Nato Black. Stesso trattamento per il serbatoio esterno dipinto in bianco ed invecchiato con polveri Tamiya.

Il montaggio dei vani armi è stato un po’ laborioso per la quantità di cpezzi, anche molto piccoli, che li compongono. I particolari interni sono stati verniciati in XF-4, le armi in Gun Metal con dry brush in alluminio, i fasci di proiettili in Cooper Alclad successivamente sottoposto a lavaggio con ocra giallo ad olio. Per ultime le piastre porta proiettili in Aluminium Alclad. Ho volutamente lasciato aperto tutto il vano destro con le mitragliatrici in fase di riarmo, mentre semi chiuso quello sinistro.

Nel vano del turbocompressore ho aggiunto i cablaggi elettrici simulati con fili da 0,2 e 0,5mm, un lavoro un po’ faticoso e molto delicato ma che accresce notevolmente il dettaglio.

Ultimi lavori di dettaglio sono stati l’aggiunta di decal bianche sui fori delle mitragliatrici per simulare il nastro che spesso si applicava per evitare che sabbia e impurità finissero all’interno delle volate delle armi. Il filo dell’antenna è fatto con sprue stirato a caldo. Tre mani generose di trasparente opaco H-20 Gunze diluito con nitro al 70% hanno concluso il lavoro sul mio Corsair.

Diorama:

Nella mia testa il diorama doveva rappresentare una scena di manutenzione del velivolo. Navigando nel web ho trovato foto che mi hanno dato ispirazione su cosa poter aggiungere per aumentare il dinamismo della scena.

Per prima cosa ho incollato, su una cornice di un quadro di opportune dimensioni, la basetta Eduard con il dettaglio delle “grelle” già stampato. Successivamente ho riempito gli spazi intorno al PSP con degli strati di polistirolo in modo che nella zona posteriore il terreno formasse un terrapieno creato dai bulldozer per far spazio alla piazzola. Il tutto è stato ricoperto e “compattato” da una miscela di acqua, colla vinilica e bicarbonato per rendere il tutto più “morbido”.

Infine uno strato di sabbia di diversa granulosità, più grossolana vicino al terrapieno e più fine nella zona pianeggiante, è stata impastata con la vinilica e stesa sul perimetro della basetta Eduard. Passando alla verniciatura, ho dato una mano generale di Buff Tamiya seguito da passate di bianco per schiarire alcune zone. Per finire, con l’XF-59 Desert Yellow molto diluito ho aggiunto un po’ di volume al terreno. Un lavaggio ad olio in giallo e bianco aiuta ad amalgamare i vati toni utilizzati. La PSP è stata verniciata con un dry brush di Gun Metal e Acciaio seguito da una sporcatura di color marrone ruggine.

In seguito mi sono dedicato alla vegetazione, la vera incognita di tutto il progetto.

Ho provato vari layout sulla posizione e sul tipo di alberi o arbusti da utilizzare; ho fatto anche parecchia ricerca con foto reali dei campi di volo e alla fine ho deciso lavorare su quattro livelli: erba bassa, erba alta, alberi ed infine palme. Le palme le ho completamente auto costruite iniziando dal tronco formato da un’anima di sprue ricoperto da DAS inciso sia durante l’asciugatura, sia dopo, per dare la tipica rugosità di queste piante. Le foglie invece sono di tre dimensioni diverse e sono realizzate con semplice carta (tagliata finemente per rappresentare le frange) e incollata ad un filo di ferro che costituisce la nervatura centrale. Sono circa trenta le foglie di diversa misura che compongono ciascuna palma, è un lavoro molto lungo ma che dà molta soddisfazione.

Per i colori del tronco sono partito da una base di Buff seguito da un lavaggio in Bruno Van Dick, per poi terminare con un pesante dry brush in XF-55 Deck Tan. Le foglie hanno una una base di H-58 Interior Green e nella zona centrale, dove c’è la nervatura, ho dato una velatura di H-16 Yellow Green (attenzione non è da confondere con lo Yellow Green Tamiya che lo si utilizza come Zinc Chromate).

Sulle frange esterne ho usato un mix di H-16 e H-80 Khaki Green con un rapporto 1:1; sulle foglie più giovani ho aumentato un pochino la percentuale del primo colore.

Il resto della vegetazione è costituita da erbetta da fermodellismo per quella bassa, mentre con la canapa da idraulico ho creato quella più alta. Ho verniciato i fili d’erba con del verde molto diluito e delle velature in marrone per simulare la parte secca. Per gli arbusti mi sono procurato con pochi euro della Teloxis Aristata, piantine secche utilizzate molto nel modellismo ferroviario sulle quali ho incollato dell’origano tritato e delle foglioline spesso usate nei plastici dei treni.

Gli accessori posizionati nel diorama sono molti: oltre ai classici bidoni e casse, certe foto mi hanno convinto a creare un traliccio porta bomba e un’impalcatura per la manutenzione del motore. Il “trabattello” è in scratch built ed è formato da filo di ferro saldato assieme (l’asse è in Plasticard); sempre con lo stesso materiale plastico ho riprodotto il supporto per l’ordigno.

Un altro elemento molto importante è l’estintore creato con dello sprue, filo di rame e con una punta da stuzzicadenti per simulare l’ugello. Una cassettina porta attrezzi fatta, ancora una volta, in Plasticard impreziosisce ulteriormente la scenetta. Qualche sassolino verniciato come la sabbia l’ho utilizzato come “tacco” ferma ruota.

La verniciatura invece prevede una sporcata di polveri effetto ruggine per il telaio dell’impalcatura mentre con del Gun Metal ho verniciato il traliccio porta bomba e cassettina attrezzi. Per le forniture militari e la bomba ho utilizzato l’H-52 Olive Drab seguito da un invecchiamento ad olio e polveri. Infine il piano in legno è stato passato da vari toni di marroni ed invecchiato ad olio.

Ultimo capitolo sono i figurini: per dare un po’di vita al diorama ho pensato di utilizzare solo due meccanici intenti nella manutenzione, uno sopra il “trabattello” e uno sotto al motore. Oltre a loro, due piloti che chiacchierano dietro al velivolo. Gli altri specialisti non li ho utilizzati per non affollare troppo il diorama che, nonostante tutto, è comunque di dimensioni contenute.

Una ulteriore generosa mano di trasparente opaco sui vari elementi scenici opaco è d’obbligo per eliminare i riflessi e la lucentezza data dai colori ad olio.

L’incollaggio di tutti i componenti decreta la fine di questo lungo lavoro.

 Conclusioni:

Con questo progetto ho aumentato notevolmente la mia esperienza sia con i modelli, sia con i diorami. Il weathering aggressivo mi ha permesso di sperimentare nuove tecniche e procedure che alla fine mi hanno dato parecchia soddisfazione!

Il kit Tamiya è pressoché perfetto negli incastri anche se, nel mio caso, metà del modello è stato “stravolto” dal set Aires. A proposito di questo set, vale la pena l’acquisto perché ha un dettaglio incredibile, ma di contro le istruzioni sono un po’approssimative e l’utilizzo di disegni tecnici e monografie sono necessarie per non fare errori.

Tengo a ringraziare i componenti del forum per il supporto datomi e soprattutto per la pazienza di aver aspettato diciotto mesi per vederlo finito!

Buon modellismo a tutti!!!

Alessandro – brando – Brandini

Clicca qui per il Work In Progress completo!

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