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Prima del radar

Sezione dedicata ad articoli di tecnica e di storia dell'aviazione.

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microciccio
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Prima del radar

Messaggio da microciccio »

Ciao a tutti,

il radar è uno strumento ormai talmente diffuso da venir considerato scontato nel mondo d'oggi. Ci sono installazioni fisse e mobili, tipi civili e militari e il loro uso per l'identificazione a distanza di mezzi o ostacoli è molto diffuso.
Raramente si fa mente locale al fatto che questo strumento, come utilizzo, ha meno di un secolo di vita. Il primo uso concreto in ambito militare viene solitamente fatto risalire alla Battaglia d'Inghilterra in cui fu uno degli elementi essenziali a determinarne l'esito. Fu sviluppato dai contendenti più lungimiranti per assolvere una pluralità di compiti molto elevata andando dalla scoperta, alla guida caccia, alla direzione del tiro ecc.
Le applicazioni civili ebbero maggior impulso dopo la Seconda Guerra Mondiale e gettarono le basi per l'incredibile sviluppo che ha portato all'aviazione odierna. Tutto ciò senza dimenticare gli altri innumerevoli usi tra cui, solo come esempio, è da citare quello terapeutico.
Di seguito resteremo nel campo aeronautico militare in quanto il tema che mi interessa sottoporre alla vostra attenzione è proprio questo.


Ma ... prima di allora?


In estrema sintesi non si usavano le onde elettromagnetiche ma quelle sonore. Infatti una delle caratteristiche dei velivoli è sempre stato il rumore che producono ancora oggi. Allora l'idea fu quella di sfruttare questa caratteristica per realizzare delle apparecchiature e delle strutture capaci di individuare con un certo grado di precisione e in tempo utile il rumore prodotto dai velivoli.
In pratica vennero sviluppati degli apparati rilevatori in grado di fornire il necessario preavviso affinché si potessero mettere in atto delle strategie difensive che, lo anticipo, si limitavano sostanzialmente all'attivazione delle armi contraeree in quanto la distanza di individuazione con questi sistemi offriva un preavviso troppo limitato per consentire che i caccia si levassero in volo per l'intercettazione.

Il primo tipo di apparato fu l'aerofono. In pratica uno strumento in grado di recepire le onde sonore che, se correttamente utilizzato, era in grado di permettere a dei serventi di sentire l'avvicinarsi degli apparecchi, individuane la distanza, la quota e la direzione di avvicinamento.
Comincio col mostrarvi alcune immagini di queste apparecchiature tratte da qui.
Nella prima foto c'è un esemplare a due trombe1 - tromba è il nome dato all'elemento destinato alla captazione delle onde sonore - mentre i seguenti ne hanno quattro.







Il sistema di controllo era manuale e il, o gli operatori, dovevano posizionare le trombe in modo tale da ottimizzare la captazione delle onde sonore ricevute eseguendo spostamenti di rotazione ed elevazione. Movimentare il complesso era faticoso e certamente meno rapido di quanto avrebbe potuto fare un moderno servosistema pneumatico e/o elettrico, quindi richiedeva del tempo, per quanto poco. L'osservazione non è banale in quanto questi apparecchi erano in grado, ottimisticamente, di rilevare velivoli in avvicinamento ad una distanza di circa 15/20 km ... in genere meno.
Poiché i velivoli si muovevano a velocità elevata erano in grado di percorrere le distanze di individuazione in tempi assai brevi. Per velivoli con velocità comprese tra 300 e 500 km/h il tempi di percorrenza oscillano tra i 4 minuti e 1 minuto e 48 secondi. Come anticipato un tempo insufficiente per allertare la caccia e comunque poco per predisporre le batterie di difesa antiarei.

A ciò occorre aggiungere una osservazione relativa alla velocità delle onde sonore.
Il radar usa onde elettromagnetiche che, per capirci, si muovono alla velocità della luce che equivale a poco meno di 300.000 m/s. Ciò fa si che anche i più veloci mezzi creati dall'uomo siano sostanzialmente fermi rispetto a tali onde, quindi il rilevamento radar è, a gli effetti pratici, istantaneo.
Il suono invece ha una velocità di gran lunga inferiore essendo composto da onde di pressione che si spostano nell'aria, nell'esempio che stiamo approfondendo, ad una velocità che mediamente stimiamo essere pari a 340 m/s. I velivoli più veloci cominciarono a superare la velocità del suono alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quindi non ne esistevano ancora quando gli aerofoni erano in funzione. In ogni caso le velocità medie crebbero piuttosto rapidamente e, se pensate che il suono, convertendo il valore in km/h, ne fa 1.224 si intuisce come già un aeroplano la cui velocità è di 500 km/h va a poco meno della metà della velocità del suono. Ciò significa che mentre il rumore prodotto giunge all'orecchio dell'aerofonista il velivolo ha già percorso un considerevole tratto in avvicinamento pari a poco meno della distanza da cui il suono è stato percepito. Per questo motivo i tempi di reazione alle distanze precedentemente indicate sono così brevi e le apparecchiature prevedevano metodi di compensazione che consentivano di fornire alle artiglierie contraerei dati consistenti.

Soffermandoci su quanto si fece in Italia, dove, colpevolmente (ricordo a tutti la Notte di Matapan), lo sviluppo delle tecnologie radar furono troppo a lungo ritardate, venne creata una organizzazione destinata a formare e rendere disponibili degli operatori specializzati. Come spesso accade nel nostro Paese la la struttura burocratico/organizzativa era rigida e molto articolata. Questo elemento influiva anche sull'aspetto tempi di comunicazione delle informazioni rilevate ritardandole ulteriormente. Ad ogni modo si procedette reclutando gli ascoltatori principalmente tra la popolazione che per età o caratteristiche era inidonea al servizio di prima linea. In particolare fu prezioso il supporto dei cittadini non vedenti reclutati con la collaborazione dell'Associazione Nazionale Ciechi.
Altro elemento da tenere in considerazione è l'affaticamento generato dall'attività di ascolto. Può sembrare un'inezia ma prestare attenzione e discriminare i suoni per periodi di tempo prolungati affatica molto gli operatori rendendo sempre meno efficace la loro reazione col passare del tempo, tanto che addirittura i turni erano limitati a due ore e ridotti di una in caso di maltempo, richiedendo quindi una quantità di personale addestrato decisamente rilevante. Per meglio capire occorre precisare che l'aerofonista in servizio doveva socchiudere gli occhi o usare paraocchi (credo per migliorare la concentrazione sul senso dell'udito), mantenere la bocca leggermente aperta (le mascelle serrate producono una leggera variazione anatomica dell'apparato uditivo), seguire delle precise prescrizioni igienico-sanitarie (una disciplina costante) e imparare a discriminare con accuratezza i rumori percepiti.

In aggiunta, almeno a Taranto, la nostra base navale su cui furono concentrate importanti opere difensive a tutto campo sia pure con i consueti ritardi che ci hanno caratterizzato in molte occasioni, fu allestita una sala DICAT (acronimo della Difesa Contraerei) tutto sommato abbastanza avanzata per l'epoca. A tale sala facevano capo anche degli aerofoni collegati, insieme ad altri elementi come i muri d'ascolto, di cui scriverò dopo, e le artiglierie, da una rete telefonica piuttosto estesa. Ciononostante la copertura del tratto di mare antistante la base era comunque limitata e a maglie piuttosto ampie come dimostrò anche la Notte di Taranto.

Passiamo adesso ad un altro sistema ancor meno noto degli aerofoni: i muri di ascolto.
Si tratta di costruzioni realizzate apposta per consentire la ricezione delle onde sonore prodotte dai velivoli attaccanti. Usati in diversi paesi e con configurazioni e realizzazioni a volte differenti caddero anch'essi presto in disuso. Trattandosi di manufatti dalle forme caratteristiche e destinate ad uno scopo specifico erano poco noti alla popolazione che non fosse locale e, nel tempo, sono praticamente scomparsi rappresentando oggi elementi di archeologia tecnica che sarebbe utile preservare a futura memoria.
Cominciamo con una immagine di un muro del messinese tratta da qui ed una, forse più chiara, proveniente da quo (citerò la località Greca alla fine).





Come si può vedere sono sostanzialmente tre muri di forma parabolica che coprono settori circolari di 120°, per una copertura totale di 360°, atti a riflettere le onde sonore verso una fossa (ormai ricoperta nella prima foto, ben visibile nella seconda), anch'essa di forma arcuata, in cui si trovava il militare destinato all'ascolto.

Tornando al perimetro del nostro Paese, erano previste delle norme atte a realizzare questi manufatti nel miglior modo possibile affinché potessero essere efficienti. In generale i settori circolari erano rivolti uno a nord e glia tri due a sud-est e sud-ovest. La posizione della struttura, le dimensioni degli elementi che li componevano, così come i materiali edilizi da utilizzare erano specificati anche se si ebbero delle differenze legate , sia alla specifica posizione geografica, sia all'orografia del sito di realizzazione che alle disponibilità di materiali. In ogni caso uno degli elementi da considerare era la perfetta levigatura delle superfici riflettenti che andavano stuccate e lisciate - sembra si dovessero usare malte in cui era presente polvere di marmo - per garantire la miglior riflessione delle onde sonore, durezza e durata nel tempo.
Per le fosse era indicata una larghezza di 70 cm per una profondità di 1,60 m ed il militare che vi risiedeva doveva quindi essere di altezza superiore affinché la testa sporgesse e potesse cogliere il suono riflesso. L'addestramento era meno impegnativo rispetto ad un aerofonista e, sovente, bastava qualcuno con un udito in perfette condizioni.
Trattandosi di strutture fisse erano anche mimetizzate con colorazioni idonee a confonderle col terreno circostante.
Per capire meglio il funzionamento ho elaborato una delle immagini precedenti.



In azzurro, illustrata per semplicità come una retta con punta a freccia, l'onda sonora che impatta il muro e viene riflessa verso la fossa dove è presente il militare in ascolto che si sposta quanto più rapidamente gli è possibile nella posizione che indica la provenienza del suono.
Le tacche graduate e numerate erano presenti in ogni fossa (le ho inserite io perché le originali sono andate perdute a causa del passare del tempo e sono state cancellate probabilmente dall'effetto degli agenti atmosferici - per semplicità mi sono limitato ad intervalli di 10 gradi mentre nella realtà erano ogni 5, quindi 5 gradi era il margine di approssimazione possibile).
In giallo i gradi che indicano la direzione da segnalare alla contraerea.

La portata di questo strumento di ascolto sembrerebbe essere stata, in condizioni ottimali, anche di 70 km con una capacità più realisticamente ridotta a 25/50 km, sempre in condizioni ottimali. Con i dati indicati in precedenza per gli aerofoni significherebbe un preavviso che va dai 3 ai 10 minuti - diciamo in media tra i 6 e gli 8 - con una approssimazione azimutale, come si usa dire, di 5°.

Restavano infine le cosiddette tane di ascolto che erano delle buche circolari capaci di ospitare esclusivamente un militare. Potrete conoscerle meglio leggendo la bibliografia.

A proposito di bibliografia è stata proprio questa a indurmi a scrivere questo approfondimento sul forum. Il punto di partenza è stato un articolo sul numero 360 di settembre 2023 di Storia Militare che mi ha condotto all'acquisto di un saggio che ha lo stesso titolo di questo post ed affronta l'argomento con maggior dettaglio.



Il saggio viene stampato a richiesta e presenta diversi elementi di interesse ulteriore rispetto a quanto ho scritto perché l'autore, Luciano Alberghini Maltoni, scrive di essersi occupato in prima persona del restauro di un muro di ascolto sito a Leros, in Grecia.
Il saggio è un libretto in formato A5, ma si può richiedere anche in formato elettronico, di poco più di 120 pagine. Come molte iniziative editoriali di questo tipo risente di alcune imprecisioni e di una qualità generale buona pur senza essere elevata.
Dell'esemplare cartaceo, che ha copertina morbida e carta con superfice intermedia tra lucido e opaco di buona qualità, segnalo la necessità di una opera di revisione bozze concentrata in particolar modo sulla seconda parte che appare meno curata, in questo senso, della prima.
Le note sono parecchie e indicate inizialmente con numeri in apice, poi come numeri nel corpo del testo. Un peccato veniale facile da correggere.
Le immagini sono citate nel testo e, verso la fine non corrispondono più esattamente. Basta guardarle per capire i riferimenti corretti.
La parte che descrive in modo più scientifico gli aspetti legati all'acustica mi è sembrata sufficientemente chiara. Ci sono un paio di formule la cui stampa lascia desiderare essendo male integrate nel corpo del testo. Qualche dato numerico mi ha lasciato perplesso ma, ripeto, la comprensibilità mi è parsa buona, quindi lo si potrebbe considerare inessenziale.
Stranamente l'unità di misura metro [m] secondo il Sistema Internazionale, in qualche pagina, viene riportata come [ml] o [mt] (il secondo è migliore visto che siamo su Modeling Time :-sbraco ). Probabile disattenzione dell'autore.
Per concludere questa stringata recensione plaudo all'approfondimento su un argomento misconosciuto, cui difficilmente si pensa e che vale la pena di conoscere anche in linea generale. Meno alla realizzazione che avrebbe potuto essere maggiormente curata.

microciccio

Nota: in rete si trova qualcosina su questi temi anche se non parecchio. Vi segnalo, senza averli letti tutti e in aggiunta ai link che avete trovato nel corpo del testo, questo e quest'altro.

1 Le trombe sono sostanzialmente dei recettori parabolici. La loro forma è determinata dagli studi di matematica e acustica che illustrano come la forma della parabola consenta di raccogliere le onde sonore concentrandole in un punto, detto fuoco, che permette di migliorare sensibilmente la loro percezione.
Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare...E tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia...

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Re: Prima del radar

Messaggio da Dioramik »

Grazie Paolo, i muri di ascolto non li conoscevo, è stata una sorpresa, grazie ancora.
Non ho capito bene a chi richiedere il saggio, direttamente all'autore o a Storia Militare?

Silvio the bear
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Re: Prima del radar

Messaggio da microciccio »

Dioramik ha scritto: 26 novembre 2023, 17:14 Grazie Paolo, i muri di ascolto non li conoscevo, è stata una sorpresa, grazie ancora.
Non ho capito bene a chi richiedere il saggio, direttamente all'autore o a Storia Militare? ...
Prego Silvio.

I muri sono praticamente sconosciuti ed il fatto che ne siano sopravvissuti pochi amplifica questo vuoto di conoscenza.

Ripropongo il link dove richiedere il saggio: youcanprint.

microciccio
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Re: Prima del radar

Messaggio da Cox-One »

... si in Italia sono poco conosciuti anche per le dimensioni non eccessivamente grandi. Il sistema seppur valido aveva il doppio limite della sua efficacia, comunque nei limiti della tecnologia, e quella più significativa della staticità e impossibilità di movimento. Ecco perché gli fu preferito il sistema delle trombe/coni amplificatori.

Cosa diversa in Inghilterra dove esistono ancora opere maestose fatte durante la prima guerra mondiale e a cavallo tra le due guerre, ovviamente prima della messa in opera della prima e vera rete radar di intercettazione.
Il mio modello più bello?
Sicuramente il prossimo!
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Re: Prima del radar

Messaggio da Fly-by-wire »

Molto interessante, ignoravo totalmente l'esistenza di queste apparecchiature e sistemi di rilevazione.

Grazie Paolo :-oook
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Re: Prima del radar

Messaggio da FreestyleAurelio »

Interessante assai Paolo.
Quest'anno sono stato sull'isola di Lero(s), e guarda che mi ero perso!

Ho scoperto che ne erano presenti più di uno a Lero ma anche a Kos, Kalymnos, Patmo...insomma nel Dodecaneso c'era più di un sito.

Grazie mille per la condivisione. L'acustica è un ramo della fisica molto bello e interessante, con vastissime applicazioni.
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Re: Prima del radar

Messaggio da Geometrino82 »

Urca me lo sono letto tutto d'un fiato. Interessantissimo.
In effetti non mi ero mai posto il problema di cose ci fosse prima dell' utilizzo dei radar.

Grazie mille Paolo.
Marco
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Re: Prima del radar

Messaggio da ponisch »

Interessante argomento. mi segno l'argomento magari mi viene l'estro di un mini diorama con questi personaggi in ascolto.
Nicola
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Re: Prima del radar

Messaggio da microciccio »

Ciao Nicola,

saresti uno dei pochissimi a realizzare un diorama che ha per oggetto uno dei temi citati.

microciccio
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Re: Prima del radar

Messaggio da pitchup »

Ciao
e pensare che Marconi era italiano (ma poi emigrato). Lui inventa il WiFi.... noi il muro d'ascolto (lo definirei anche "del pianto" a questo punto)
saluti
Massimo da Livorno

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