mercoledì, Aprile 24, 2024

Un Russo in Corea- MiG-15 Bis “Fagot” dal kit Tamiya in scala 1/48.

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Storia:

La genesi del Fagot (nome in codice NATO del MiG-15) ha inizio…nell’Inghilterra dell’immediato secondo dopoguerra, allorché il partito laburista vince le elezioni politiche e sale al governo, sconfiggendo niente meno che Winston Churchill, colui che aveva salvato la nazione dalle mire espansionistiche di Adolf Hitler e delle Germania nazista.

Il nuovo governo stipulò subito un rapporto pacifico col blocco sovietico, nella convinzione che non ci sarebbero state più gravi crisi politiche mondiali, non dando di certo dimostrazione di avvedutezza! Ma bando alla politica: una delle conseguenze di questo rapporto col blocco sovietico fu la fornitura di un quantitativo di motori a reazione Rolls Royce Nene, che fu subito prodotto su licenza con il nome di RD-45. L’aereo entrò in produzione sul finire del 1948, nonostante fosse afflitto da alcuni gravi problemi, su tutti la poco simpatica tendenza a cadere in vite a seguito di virate troppo strette. Ma su tutto prevalse la volontà di Stalin di disporre di un caccia avanzato, possibilmente superiore rispetto alla concorrenza occidentale. Dal punto di vista tecnico, il MiG è un monoreattore, con fusoliera a sezione circolare, dotato di presa d’aria nel muso, carrello triciclo anteriore retrattile e con ali a freccia marcata (41°). Era costruito in lega leggera. Il carrello era progettato per poter operare anche da terreni semi-preparati, mentre la dotazione di strumenti era spartana e ridotta al minimo indispensabile. Il punto forte del MiG era l’armamento, composto da tre cannoni, uno da 37mm e due da 23mm, tutti concentrati nel muso: sebbene essi fossero molto efficaci contro i bombardieri, potevano poco contro i caccia, soprattutto per la limitata autonomia di fuoco. Quando i colpi però andavano a segno, erano dolori! Chiedere ad esempio ai piloti americani impegnati in Corea, che fino all’introduzione dei Sabre finivano spesse volte gli scontri aerei appesi al loro paracadute. Peggio ancora andava ai malcapitati equipaggi dei B-29 che furono debitamente pestati dai MiG: valga come esempio la battaglia del 12 aprile 1951, quando una cinquantina di B-29, scortati da Sabre e F-84, furono affrontati da altrettanti MiG. Soltanto un MiG andò perso, mentre 3 B-29 furono abbattuti, altri 7 furono danneggiati più o meno gravemente, alcuni si disintegrarono al suolo in atterraggio, quasi tutti con membri dell’equipaggio morti o feriti. Solo l’introduzione del Sabre unito al maggiore addestramento dei piloti americani, quasi tutti veterani del secondo conflitto mondiale e molti che vi avevano conseguito il titolo di asso, permise alle forze occidentali di avere la meglio sulle forze comuniste, che dal canto loro schieravano molti piloti russi veterani della Grande Guerra Patriottica ai comandi dei loro MiG, i quali si rivelarono dei veri ossi duri per l’USAF. Il MiG-15 fu anche un grande successo commerciale, venendo esportato in Cina, Polonia (queste nazione ne costruirono svariati esemplari su licenza), in molti paesi allineati al blocco sovietico, ma anche in Africa, Medio Oriente e Cuba

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Note Modellistiche:

In scala 1/48, la favorita di chi scrive, esistono i kit di Monogram (ora riedito da Revell), un kit Tamiya e uno più recente della Trumpeter. Stando alle recensioni, il cinese, che è anche l’ultimo uscito, è quello meglio fatto, ma avendo trovato un Tamiya a prezzo da amico (anzi mi sia concesso ringraziare l’amico Piergiuseppe Lenzi per avermi fornito di kit), mi sono buttato su questo. L’unica pecca della mia edizione è la plastica cromata: un vero pugno nell’occhio!!! Un consiglio? Armatevi di occhiali di sole quando lo montate, oppure date una bella mano di primer o, ancora, una bel bagnetto nel liquido dei freni e vi troverete fra le mani…un vecchio Matchbox, con le mitiche stampate bicolore! Per il resto il kit è buono, si compone di pochi pezzi e il nome solo Tamiya è garanzia di ottimi incastri, ha fini pannellature in negativo e qualche rivetto e offre anche una buona riproduzione del motore con tanto di carrellino per appoggiare il troncone di coda se si decide di lasciarlo staccato. Come mia filosofia da qualche modello a questa parte, cerco di costruire il modello perlopiù da scatola, aggiungendo dove necessario del dettaglio. In questo caso, mi sono munito di uno spettacolare sedile KK-1 in resina di Neomega, un set zoom Eduard, le ruote in resina True Details, e da ultimo un foglio decals della Hi-Decals Line polacca.

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Montaggio:


Dunque, cari lettori, vediamo se siete preparati: da cosa ho iniziato il montaggio? Se all’unisono avete risposto «dall’abitacolo», avete dato la risposta giusta! La vasca è quella del kit, come del resto la cloche. Qualche fatica bisogna farla per adattare il seggiolino, che altrimenti sporge troppo e impedirebbe la chiusura del tettuccio. Il colore di base è un grigio H-317 Gunze, ravvivato poi con un lavaggio con grigio di Payne (chissà poi perché si chiama grigio se a conti fatti è un blu?? Mistero…)  e con i drybrush in bianco opaco. Stesso discorso per il sedile, con il cuscino e il poggiatesta in nero (H-77 Gunze) e le cinture in Tan. Prima di chiudere la fusoliera, dipingiamo la presa d’aria/vano carrello in alluminio opaco XF-16 Tamiya. La chiusura è perfetta. E qui comincia il leit motiv che mi ha perseguitato per tutto il montaggio: i tecnici Nippon hanno avuto la malsana idea, complice probabilmente un eccesso nel consumo di Sakè, di stampare il kit in una poco simpatica plastica cromata, che oltre a essere un pugno nell’occhio come detto prima, costringe il povero modellista a grattare tutta la cromatura dai punti di giunzione e malgrado questo ricorrere al ciano dal momento che comunque i pezzi tendevano a scollarsi! Tutto questo con la pensata di evitare al modellista la colorazione del metallo. Non male, se non fosse che è praticamente impossibile preservare intatta la cromatura durante il montaggio e soprattutto se non fosse che il sottoscritto si è dannato a cercare un esemplare mimetico! La Tamiya però ci mette poco a farsi perdonare: nel kit viene fornito un cilindro di metallo a guisa di zavorra e ci delizia con incastri perfetti e un montaggio rapidissimo! Basti pensare che da quando ho aperto la scatola a quando l’ho finito è passata poco meno di una settimana: un vero modello cotto e mangiato! Ho preferito evitare il montaggio del motore, e ho quindi unito i due tronconi della fusoliera, risparmiando per altri modelli il carrellino porta coda. Ottima l’unione ala fusoliera: una stuccatina qui e fra i due tronconi e il gioco è fatto.

Senza che me ne accorgessi il modello era bell’e pronto per essere inviato al reparto verniciatura!

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Verniciatura:

Ed eccoci arrivati alla fase che più mi diverte, ovvero quella della pittura. Lo ammetto, sono un tipo frettoloso, e spesso trascuro un po’ il montaggio per arrivare alla pittura il più in fretta possibile! Non abbiatemene! Però non prendetemi nemmeno a esempio…gustatevi il montaggio del vostro kit e badate a ogni minimo dettaglio soprattutto nel montaggio: è quello che fa la differenza assieme alla verniciatura.

Ma veniamo a noi: come al mio solito ho fatto ricorso ai colori acrilici Gunze. Non finirò mai di tessere le lodi di questi colori e non la smetterò mai di dichiarare solennemente di ritirarmi dall’attività modellistica qualora questi colori spariscano dal mercato! Ho dato una mano di primer sottoforma di grigio scuro Tamiya, poi sono partito coi colori della mimetica. L’esemplare da me scelto era un MiG-15 operativo durante la guerra di Corea, che volava con insegne sovietiche ai comandi dell’asso Nikolaj Shkodin, il quale, stando alle istruzioni Hi-Decals Line fu accreditato dell’abbattimento di quattro F-86 e di un F-84. Lo status di asso era invece confermato dalle cinque stellette poste appena dietro il canopy. Sono partito dal colore delle superfici inferiori, per cui ho usato l’azzurro H-67, l’RLM65 tedesco. Per il sabbia invece ho usato l’H-66 (RLM79). Non preoccupatevi, sto sempre parlando del MiG, non ho divagato su un Fw-190…

L’ultimo colore della mimetica è il verde, per cui ho usato l’H-36. Lo schema è stato dato a mano libera. I più attenti noteranno alcune incertezze nelle chiazze verdi: questo è dovuto all’inesperienza, dal momento che dopo tanti grigi e mono-colore, mi sono finalmente deciso a fare qualcosa di diverso e questo è il mio primo tentativo. Prego, non sparate sul pianista! Tutti i colori sono stati diluiti al massimo con alcool rosa, e poi ho messo tre piombini da pesca in ogni barattolino. Per schiarire il centro dei pannelli ho preso il colore già diluito, ho aggiunto una goccia di bianco opaco e messo ulteriore alcool. Una mano di Future prepara il modello per i lavaggi a olio (ho usato del nero tirando via l’eccesso passando uno straccio nella direzione del flusso dell’aria) e la posa delle decals, operazione che si completa in pochi minuti, dato l’esiguo numero di queste. Messe le decals, altra mano di future e passata finale di trasparente opaco, per cui prediligo il Lifecolor. Per quanto riguarda i particolari: vani carrelli, carrelli, interno dei portelli e interno dei flaps sono in alluminio (XF-16 Tamiya), le ruote sono in nero pneumatico H-77 Gunze con il cerchione in verde H-302. Gli ammortizzatori del carrello sono in Polished Alluminium Humbrol della linea Metalcote.

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Conclusioni:

Il montaggio dei particolari completa il modello e il nostro piccolo MiG è pronto per essere messo in vetrina; in mezzo al grigio dominante devo dire che risalta eccome con i suoi colori “sgargianti”.

A parte le incertezze nella mimetica e i soliti errorini di montaggio dovuti alla fretta, devo dire che mi sono divertito a fare questo modello, che mi ha regalato delle ore di sano modellismo e mi ha permesso in poco tempo di poter aggiungere alla mia collezione finora dominata da aerei occidentali, il mio primo aereo sovietico. Nel mio armadio c’è l’intera stirpe dei MiG in attesa di ricevere le mie cure: credo proprio che continuerò a esplorare l’affascinante mondo dei “cattivi”.

Buon modellismo!

Alessandro Gennari

P.S. : mi sia concesso ringraziare ancora una volta l’amico Piergiuseppe per il kit e Gianni Cassi per i preziosi consigli e le dritte datemi per questo modello.

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