giovedì, Aprile 25, 2024

The Last Gunfighter – F-8E Crusader dal kit Hasegawa in scala 1/48.

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Quando all’inizio del 2012 la community di Modeling Time ha scelto il tema per l’annuale Group Build, ammetto di esserne rimasto entusiasta!

L’argomento, la Guerra aerea del Vietnam, lasciava a tutti gli utenti la possibilità di riprodurre una quantità di velivoli molto vasta.  Basti pensare che il conflitto Vietnamita abbia avuto come protagonisti alcune delle pietre miliari dell’aviazione militare (vedi Phantom, F-5, Mig-21) ed io tra queste ho scelto di rappresentare il Vought F-8E. Il Crusader è stato il primo caccia imbarcato a essere nettamente supersonico con una velocità massima di 1.86 mach; armato con quattro cannoni da 20 mm e un carico bellico di circa 1800 kg , oltre a diventare una buonissima macchina da guerra, fu una delle minacce più pericolose nei cieli del sud est asiatico.

Se la scelta dell’aeromobile da riprodurre è stata da subito molto chiara per me, al momento di scegliere la livrea ho avuto i miei primi dubbi: i Crusader sono stati “decorati” nelle maniere più fantasiose e accattivanti. Alla fine dopo lunghissime ricerche, ho deciso di rappresentare l’F-8E pilotato dal Col. R.F. Conley appartenente al corpo dei Marines e nello specifico al VMF (AW)- 312 “Checkerboards” imbarcato sull’U.S.S. ORISKANY.

Il Kit:

Come da titolo la scatola da me scelta per la realizzazione di questo modello è il nipponico Hasegawa.

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Il kit si presenta nel classico standard (più che buono) anche se, durante le varie fasi di assemblaggio, ho potuto costatare che lo stampo denota il peso degli anni attraverso alcune scelte costruttive un po’ superate. Tra l’altro necessita di alcune modifiche per me obbligatorie per realizzare un modello decente, e di cui parlerò più avanti.

Esso comunque è stato accompagnato da una buona quantità di aftermarket tra cui:

  • Cockpit AIRES (codice 4168)
  • Wheel Bay AIRES (codice 4173)
  • Exhaust Noozle AIRES (codice 4171)
  • Fotoincisioni interior ed exterior EDUARD (codice 48440)
  • Eduard express Mask (codice XF-209)
  • Decals Aeromaster Colorful Crusaders (codice 48568)

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Avevo intenzione di acquistare anche l’Engine duct Bay sempre AIRES, poi ho deciso di rappresentare il modello con l’ala retratta quindi l’acquisto di tale accessorio è stato accantonato.

Tornando a parlare delle modifiche che ho ritenuto necessarie, la più evidente è quella che riguarda il canopy. L’Hasegawa, infatti, non dà la possibilità al modellista di rappresentarlo  aperto e, ovviamente, dopo la significativa spesa per il cockpit è d’obbligo montarlo in quella posizione. Proprio per questo, dopo varie consultazioni sia sul forum di MT che sul web, ho ricreato i due alloggiamenti dove i braccetti della parte vetrata mobile si vanno ad innestare e in cui ruotano.

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Ci sono stati  comunque altri piccoli interventi che però descriverò durante la fase di costruzione.

Costruzione:

Come da buona tradizione Hasegawa, il kit si monta con poche difficoltà anche se alcuni punti necessitano di maggiori attenzioni durante la costruzione. C’è da dire, comunque, che gli aftermarket in resina interferiscono  leggermente con il buon allineamento dei pezzi in plastica. Ad ogni modo il passaggio più critico riguarda, come di consueto nei jet moderni, la caratteristica presa d’aria. Oltre alla difficoltà di stuccare le giunzioni interne del condotto (dove gli spazi sono molto ristretti), il fondo dello stesso è chiuso da una poco realistica paratia in plastica. In realtà, in quella posizione c’era la ventola del primo stadio del compressore che ho deciso di ricreare con del Plasticard e molta pazienza.

Ecco alcune fasi del montaggio:

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Appena conclusa la costruzione del ”gruppo intake” esso è stato incollato ad una delle due valve che formano la fusoliera. Successivamente mi sono dedicato alla deriva: qui è necessario un altro piccolo intervento atto alla rimozione dei due sensori ECM caratteristici della versione J del Crusader (gli stampisti giapponesi hanno erroneamente lasciato questi dettagli); oltre a questo ho ricreato con l’aiuto di un Dremel due piccoli alloggi per le luci di navigazione presenti proprio sopra il timone di profondità. Stando alle istruzioni, l’Hasegawa ha previsto due anti estetiche decalcomanie per la loro riproduzione…. soluzione assolutamente poco consona ad un modello nella scala del quarto di pollice.

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Creando questi due piccoli “invasi”, che poi sono stati riempiti di Microscale Kristal Kleer durante le fasi finali del modello, ho cercato di rendere più realistica tutta la zona.

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Conclusi questi primi “step” ho iniziato ad adattare i pozzetti carrello.

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I pezzi Aires sono bellissimi e curati in ogni minimo dettaglio anche se, come al solito, il loro inserimento all’interno della fusoliera non è affatto semplice.

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La baia anteriore crea meno difficoltà, quella posteriore mi ha portato via un bel po’ di tempo e pazienza visto che risultava sottodimensionata lateralmente.

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Dopo lunghe  e provvidenziali prove a secco ho deciso di aumentare le misure del pozzetto in resina avvalendomi del mio fidato Plasticard: aggiungendone delle striscioline lungo i fianchi ho ridotto ì al minimo il gap che si formava, colmando il restante con il classico Milliput.

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Il secondo aftermarket con cui ho avuto da fare è stato il cockpit che, pur essendo veramente bello, la scarsa comprensibilità delle istruzioni Aires mi ha procurato più di qualche preoccupazione. Per adattarlo all’interno della carlinga bisogna, prima di tutto,rimuovere tutti i particolari in plastica originali.

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L’abitacolo va molto in contrasto con il gruppo presa d’aria che passa sotto di esso e gli lascia poco spazio. E’, quindi, necessario limare la parte esterna del condotto e dargli una forma concava che permetta alla vasca di inserirsi a dovere. Risolto il problema della capienza in altezza, si è presentato quello in larghezza; il cockpit tub è dimensionato male anche longitudinalmente, e questo difetto determina una difficoltosa chiusura delle due semi fusoliere. Di conseguenza ho dovuto ridurre gli spessori della resina lungo le consolle laterali per tentare di recuperare preziosi millimetri.

Oltre questo la paratia posteriore in cui è contenuto il sistema di sollevamento del canopy è troppo sottodimensionata rispetto all’incavo ricavato dal kit.

Ecco alcune immagini esplicative:

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Comunque dopo un lungo lavoro dedicato all’allargamento\assottigliamento di alcune sezioni dell’aftermarket il tutto è andato al proprio posto.

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Dopo di ciò mi sono potuto dedicare alla colorazione del cockpit per il quale ho utilizzato il Tamiya XF-54 come base, che poi è stato lumeggiato con dell’Humbrol H127 corrispondente all’F.S. 36375.

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A parte i “fastidi” causati dal cockpit Aires, gli incastri delle due valve che compongono la fusoliera sono molto buoni e l’unione è facile e veloce.

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Conseguenza dell’età dello stampo, di cui abbiamo già parlato, è anche la finezza di alcune pannellature presenti sotto alla fusoliera. Alcune, purtroppo, si interrompono prima di “chiudersi” oppure sono appena accennate. Tutto questo per dire che, purtroppo, sono stato costretto a reinciderle tutte mediante uno scriber e dei pezzi di nastro Dymo.

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Finita la fusoliera finalmente mi sono concentrato sulla loro unione con le ali. Se, da una parte, le congiunzione della superficie alare e la fusoliera non ha creato problemi di sorta, dall’altra i flaps mi hanno dato dei grossi grattacapi. Gli ipersostentatori si incastrano malissimo nei rispettivi alloggiamenti e, inoltre, vanno rifilati e rimodellati a colpi di lima per evitare che si formino delle vistose fessure rispetto l’ala. Inutile dire che, nonostante le cure, si sono creati comunque dei gap abbastanza estesi….

Oltre a questo, i pezzi sono stampati in modo molto semplificato e non riproducono la struttura interna che è molto evidente sul bordo del flap esteso.

Con l’ausilio del solito Plasticard, ho riprodotto i dettagli sopra citati:

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Finito questo step e sistemate le ultime cose, finalmente il piccolo “Crociato” è pronto per la verniciatura:

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Verniciatura:

Per  questo modello questa volta mi sono avvalso di un aerografo migliore rispetto a quello che generalmente uso per la vernivciatura , un Badger  105 (gentilmente fornito dal nostro utente Garuda, che ringrazio). Devo dire che rispetto ad un classico aerografo low cost ,mi sono trovato catapultato in un altro mondo!

Il kit presenta il classico schema comune tra gli aerei U.S NAVY e MARINES dei tempi, cioè Gull Grey F.S. 26440 per le superfici superiori e il  bianco opaco per le inferiori. I colori che ho sono il Gunze H-325 per il grigio, e il Tamiya XF-2 per il bianco. La tip della deriva, gli strakes ventrali (le pinne stabilizzatrici ndr.), il parabrezza e il pannello antiriflesso proprio di fronte ad esso sono in NATO black Tamiya; il radome (oggetto di molti dubbi e perplessità, visto che lo stesso è stato riverniciato più volte con colori diversi – come evidenziato dalle prove fotografiche) ho deciso di colorarlo con il Tamiya XF-63.

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Per verniciare la zona dello scarico mi sono avvalso delle ottime e ormai indispensabili tinte Alclad che, affiancate allo smoke Tamiya, hanno portato al risultato che vedete in foto:

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Il procedimento da me utilizzato è il seguente: dopo aver mascherato la parte interessata, ho dato una prima mano di White Alluminium Alclad in maniera molto uniforme; successivamente ho “brunito” la superficie con una mano leggera di Steel (sempre Alclad), giusto per dare un primo effetto” cottura”. Continuando ho steso il Pale Burnt lungo le linee dei rivetti per simulare l’effetto delle alte temperature, che poi è stato meglio definito, passando nuove mani mirate di Smoke Tamiya. Per finire una velatura generale di Metal Burnt della serie Metalizer Model Master ha sigillato il tutto.

Supervisionato sempre dall’occhio amico e vigile dei ragazzi del forum, durante la fase di post shading (propedeutica per la simulazione del weathering), gli stessi mi hanno fatto notare che la linea di demarcazione tra i due colori della livrea non era netta, ma leggermente sfumata. Gli aerei imbarcati americani, come ben saprete, avevano una finitura lucida iniziale che tendeva a divenire presto satinata/opaca a causa della salsedine e degli agenti atomosferici. In ogni caso il deterioramento delle superfici dei velivoli era molto meno marcato rispetto gli standard più recenti, per questo ho deciso di limitarmi con l’invecchiamento della mimetica.

Per non esagerare, non ho insistito con la tecnica del post shading oltre questo punto:

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Lavaggi e Decals:

I washing a olio non sono stati molto invasivi (sempre in accordo con quanto detto prima), più che altro necessari per evidenziare il bel dettaglio di superficie del kit e rendere più omogenea la verniciatura del mio Crusader dopo l’effetto del post shading. Le tinte da me scelte sono state complementari ai toni della mimetica, quindi un grigio medio per le superfici superiori e uno chiaro per quelle inferiori.

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Per lo scarico ho preferito il Bruno Van Dick.

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Come detto all’inizio di quest’articolo, per realizzare il mio esemplare mi sono affidato alle decals Aeromaster Colorful Crusaders Pt.8. Come ogni prodotto Cartograf anche le decalcomanie Aeromaster sono ottime, molto sottili, stampate egregiamente e molto coprenti. Reagiscono bene ai liquidi Microscale e si conformano senza troppa fatica alle pannellature. L’unica pecca del foglio è la totale assenza di stencil che, purtroppo, mi ha costretto a prelevarli dalle decal Hasegawa (spesse e con un film molto esteso).

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Dettagli e Finitura Finale:

Dopo quasi nove mesi di altalenante lavoro finalmente sono arrivato alla fine. Generalmente riservo la costruzione del canopy e del seggiolino alle prime fasi del montaggio ma, questa volta li ho tralasciati fino alle ultime battute.

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Al canopy sono stati aggiunti vari dettagli, tra cui il telaio interno Aires cui ho aggiunto la guarnizione inferiore e la parte frontale. Per finire ho incollato anche gli specchietti e le fotoincisioni laterali che rappresentano altri dettagli interni dei frames.

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La finitura finale del modello non è stata omogenea: ho deciso di stendere l’opaco su alcuni pannelli (quelli più esposto all’effetto abrasivo dell’aria e del calpestio degli specialisti) e il satinato (ottenuto miscelando in vari proporzioni il Flat Base Tamiya e il Clear della stessa marca) sulle zone meno esposte.

Un’ultima precisazione la voglio fare per l’armamento, perché il mio Crusader è totalmente sprovvisto di armi. So ch è una scelta abbastanza atipica perché questi velivoli solitamente erano armati di tutto punto…. ma per una sorta di coerenza (volevo rappresentare il modello come se fosse appena tornato da una missione operativa) ho deciso di non montare i due Sidewinder. Chissà… forse il mio Crusader aveva usato con successo i due missili contro qualche Mig vietnamita!

Fatte queste  ultime considerazioni posso mostrarvi finalmente il lavoro completo:

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Carrelli e Scarico:

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Che aggiungere di più? Produrre questo modello è stata forse una delle esperienze modellistiche più impegnative che ho affrontato negli ultimi anni, specialmente perché ho cercato di rendere onore a questo grandissimo aereo dettagliandolo al massimo delle mie possibilità.

Tutto questo è stato possibile grazie all’aiuto degli amci del Forum di Modeling Time (portale che consiglio vivamente sia ai neofiti, sia ai più esperti) che grazie al loro sapiente aiuto mi hanno guidato durante tutte le fasi del montaggio.

Un caloroso saluto a tutti e buon modellismo.

Giuseppe – Snake88 – Virgitto.

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4 Comments

  1. Bravo Giuseppe! Ti rinnovo i complimenti per l’ottimo lavoro fatto. Il tuo modo di lavorare e le parole di questo bell’ articolo rendono merito alla tua grande passione per questo hobby e per gli aeroplani.
    Complimenti!

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