RX-78-2 Mobile Suit Gundam dal kit Bandai in scala 1/144.

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Il Work In Progress completo lo potete trovare QUI! 

l Gundam sono un viaggio nell’infanzia della maggior parte di quelli che hanno il “tre” come prima cifra dell’età, che sono nati in un’epoca dove tutto era diverso e la cosa elettronica più potente che avevi tra le mani era il Comodore64! la tecnologia “domestica” era ancora agli albori, ma quella è stata senza dubbio l’epoca d’oro dei mecha e del tema spazio, del quale genere Gundam è stato indubbiamente capostipite e maestro.

Il modello rappresenta il Gundam, quello vero, pilotato da Amuro Rey (o Peter Rey nella versione italiana) perché diciamocelo, le serie successive non erano minimamente paragonabilie: Unicorn, Wings…no non esistono, la nostra è Mobile Suit Gundam.

Dite la verità, state canticchiando la sigla….

Torniamo al modellismo!

Il kit è della Bandai, leader indiscussa del genere, incastri perfetti, un modello agita e gusta. Ha qualche anno sulle spalle, la “posabilità” è limitata ma il basso prezzo lo rende ottimo per gli esperimenti. E cosa c’è di meglio di ricreare una battaglia epica con una bella esplosione finale in pieno stile anime?

Si comincia con un minimo di progettazione, lo scudo è quello che riceve maggiori “trattamenti”:

Con il saldatore, temperatura abbastanza bassa, e la punta da pirografo si comincia a incidere.

Invece i fori di proiettile si ricreano facendo un invito con la punta del trapanino a mano (la dimensione varia a seconda del calibro) per poi lavorarla con il cutter.

Anche gli arti hanno ricevuto lo stesso trattamento, d’altronde lo scontro è stato molto duro!

Con una fresa ho ricreato uno scasso fino a raggiungere la parte trasparente per l’alloggiamento dei led che illumineranno sia gli occhi, sia il sensore rosso.

Il montaggio non ha particolari problemi e dopo un pre-shading abbastanza marcato, si passa a stendere i colori base.

Post- shading, poi lucido, successivamente decal e lavaggio con colore nero ad olio. Questi elementi completano la prima fase che procede abbastanza liscia.

Dopo una mano di opaco si passa all’invecchiamento, sporco e scrostature la fanno da padrone. I puristi del genere di solito non gradiscono un’usura così marcata, ma è pur semopre un esperimento ricordate? L’ho già detto che la battaglia è stata molto dura, vero?

I colori per questo invecchiamento sono principalmente dei marroni miscelati tra di loro di volta in volta, e un argento abbastanza compatto.

la tecnica consiste nel ricreare i tipici graffi e scrostature del metallo con una spugnetta strappata, soprattutto nei punti di maggior usura come ginocchia piedi e spigoli vivi in generale.

Con un pennellino molto fine, uno “zero” a punta tonda, si ricreano i graffi più sottili lungo gli angoli, e si uniscono alcune scrostature cercando di dare una coerenza all’intero weathering del modello.

In questa fase sono intervenuto anche con dei filtri ad olio abbastanza pesanti: sulle giunture di braccia e gambe a simulare colature di fluidi e sporco, sugli scarponi con un filtro uniforme per far virare la tonalità sul marrone.

La scelta cromatica, più che dalla logica, è stata dettata da un ragionamento estetico: marrone=ruggine, argento=metallo nudo.

Il modello è completo ma ovviamente mancano le luci! con molta cautela ho separato i pezzi principali del Gundam (arti e tronco) e con una piccola punta da ferro ho creato i passaggi per i cavi (colorandoli di nero dove erano visibili).

Lo schema elettrico è elementare, sono solo due fili – positivo e negativo. Dalla testa e dal braccio si uniscono nel Jetpack per poi attraversare il piede ed entrare nella basetta dove c’è la batteria. Le luci sono micro-led da 3V con un collegamento in parallelo (positivo con positivo e negativo con negativo) e non necessitano di resistenza dato che ho usato una batteria della stessa tensione.

I led dono mantenuti in posizione da una goccina di colla a caldo che smorza e diffonde la luce che altrimenti sarebbe lineare.

Una verifica dell’illuminazione…

…e si può procedere a rimontare il tutto.

Bene, il Gundam è pronto! ma manca ancora il nemico ridotto in una palla di fuoco!

Dopo vari esperimenti ho adottato questa soluzione: con un pezzo di rete per polli, ho fatto una palla:

Strappando del comunissimo cotone idrofil, ho creato delle palline da incastrare nei fori avendo però l’accortezza di non esagerare, la luce deve comunque riuscire a passare.

Seguendo le naturali linee che il fascio d’illuminazione crea, con l’aerografo ho colorato di giallo tutto il “batuffolo” sfumando sempre più con l’arancione e il rosso verso la sommità della varie “pallette” per poi passare il nero molto diluito al centro.

Bisogna andarci pesante con il colore, in questo modo fa anche da collante con i vari pezzi di ovatta.

Una lampadina al led fa il resto del lavoro

Ora manca solo la basetta.

Un pezzo di polistirolo estruso fa da base poi un mix di acqua, vinavil, scagliola e segatura, stese in maniera irregolare, simulano le asperità del terreno.

Con il composto ancora non completamente asciutto ho cosparso su tutto della sabbia di varie grane.

Lasciato asciugare per un giorno, ho spennellato una miscela di acqua e vinavil che la sabbia ha prontamente assorbito creando una patina “plasticosa” ottima per la stesura del colore.

Un mix di marroni dati ad aerografo, lavaggi con delle terre ad olio e un dry-brush randomico hanno finito il terreno.

Va ricreato l’attacco della lampadina (riciclo di una vecchia lampada) e i perni per fissare i piedi del Gundam.

Per finire, lo scontro ha lasciato delle tracce anche sul terreno… quindi con l’aerografo e un nero molto diluito ho ricreato i segni del duello.

Lavorando l’ovatta con il colore base del suolo ad aerografo, ho ricreato alcuni sbuffi di terra sotto i piedi dando dinamicità alla scena.

Ecco il Gundam RX 78-2 in tutti i suoi 15 cm di epicità!

Buon modellismo a tutti! Denis Campanalunga.

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