sabato, Aprile 20, 2024

Motomitragliatrice Ansaldo MIAS – autocostruzione in scala 1/35.

I nostri anni trenta rappresentano un periodo di grandi sviluppi e di sperimentazioni in ogni campo e su ogni genere come auto, moto, aerei e, non fanno eccezione, i mezzi corazzati.
La Motomitragliatrice blindata d’assalto MIAS nasce in quest’epoca pionieristica ma radicata ancora ad un concetto obsoleto di guerra statica di trincea. Permettere, quindi, ad un soldato di avere una protezione o, meglio, una sorta di “scudo cingolato” che lo riparasse durante l’avanzamento era un concetto irrinunciabile.

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte tanks-encyclopedia.com

Molte ditte proposero mezzi dalle forme e dall’armamento più svariato ma la Ansaldo S. A. sviluppò questo progetto nel 1935 che, nelle sue intenzioni e nelle specifiche tecniche, doveva rappresentare un significativo passo avanti rispetto a tutti gli altri competitors. Purtroppo ad eccezione di qualche prototipo non venne mai prodotto in serie rimanendo uno dei tanti bizzarri tentativi di quegli anni per creare un veicolo economico ed efficace sul campo di battaglia, tanto da venir considerato da molti il veicolo corazzato più piccolo mai ideato.


Immagine inserita a scopo di discussione – fonte tanks-encyclopedia.com

Questo è stato il primo impatto con il MIAS. Con quel suo non so che, indefinibile, con un suo impalpabile fascino. Trovata poi l’unica brochure tecnica che consegnava al lettore una serie di note tecniche, prestazioni, nonché le ridotte dimensioni, ma dalle grandi prestazioni. È così che divenne ancora più forte il volerlo ricostruire in scala…1/35, almeno per poterlo maneggiare. Guardando le foto sembrava già inverosimile che la stessa Ansaldo volesse proporre ad un esercito una macchina a cui mancava libertà di movimento del conducente-soldato, il cui avanzamento pareva dovesse lasciare carponi quasi lo stesso malcapitato oppure ingobbirlo anzitempo, esponendolo comunque al fuoco nemico laterale.

Il MIAS, lungo poco più di un metro ed aperto posteriormente, era composto da piastre di acciaio che sul prototipo erano di comune ferro, mentre nella versione di serie dovevano essere di acciaio balistico. Le lamiere che componevano lo scudo erano fissate tra loro tramite chiodatura e con uno spessore sufficiente per resistere frontalmente al proiettile perforante Mauser SMK sparato da una distanza massima di 50 metri con angolo di impatto 90°; ai lati, invece, con le medesime condizioni al proiettile standard del Carcano Mod. 91.


Immagine inserita a scopo di discussione – fonte tanks-encyclopedia.com

La parte superiore era chiusa da un portello regolabile in altezza, incernierato anteriormente, per permettere anche ai conducenti di statura più alta di condurre il mezzo agevolmente.

La Motomitragliatrice era mossa da un motore di derivazione motociclistica, il monocilindrico Frera da 250 cm³ alimentato a benzina e raffreddato ad aria, in grado di sviluppare 5 hp al regime di 3000 giri al minuto. Il propulsore era dotato di un cambio con due rapporti in avanti più una retromarcia, in grado di portare il veicolo ad una velocità massima di 4,97 km/h in avanti e 2,2 km/h a marcia indietro. Lo sterzaggio era garantito da un differenziale ad ingranaggi conici facilmente manovrato con leve interne.  La tensione del cingolo trattivo veniva regolata dalla ruota di rinvio che, collegata ad un apposito dispositivo composto da un’asta filettata, veniva spostata avanti o indietro semplicemente ruotando un dado con una chiave fino al raggiungimento della giusta tensione. L’armamento nella versione MIAS era composto da due mitragliatrici leggere Scotti cal. 6,5 su affusto binato ancorate sulle piastre frontali per mezzo di una scudatura mobile con un alzo di 14″ ed una depressione di 10″, con un brandeggio orizzontale di 20″ totali. La scorta di proiettili a bordo era composta da 40 caricatori per un totale di un migliaio di colpi.


L’autocostruzione:

Dall’unico disegno trovato ho potuto identificare e collocare i vari comandi e componenti sulla struttura. L’organizzazione degli stessi mi permetteva di poter lavorare contemporaneamente su due fronti: interno, con la collocazione del motore e degli accessori di comando e guida, nonché delle cassette portamunizioni e il serbatoio dell’olio superiore. E all’esterno del mezzo per la costruzione delle ruote e relativi mozzi con la parte di registro tensione cingolo e sulla paratia porta arma.

Tutto al 95% auto costruito pazientemente dopo molte prove e aggiustamenti sullo spessore del Plasticard e sulla robustezza della struttura stessa. Il rimanente sono chiaramente alcune cose che potevo, per dimensioni e reperibilità sul mercato, prendere “a prestito” dal già pronto. In effetti le due armi sono parti prelevate da un SM.79 in scala 1/48 ma che si adattano bene, potendo metterle binate, al MIAS. Peccato che per tenerle in posizione orizzontale al fronte di marcia abbia dovuto incollarle, perché inizialmente erano fissate sul tubo che, ruotando, dava la sensazione del brandeggio. Così pure per i cingoli che sono stati recuperati da un Kettenkrad sempre in scala 1/48, pazientemente puliti dalle parti non utilizzabili ed inseriti sul perimetro di rotolamento. Purtroppo questa parte non mi soddisfa a pieno; vorrei essere capace di poter creare delle fotoincisioni per dettagliare meglio la parte ruota motrice e per farle esattamente tutte uguali, essendo fissate in coppia al mozzo motore e con una chiodatura che non sono riuscito a completare al 100%.

Quindi, una volta completata la parte motorizzazione, ventilazione forzata e sistemi di guida con Plasticard e profili dello stesso materiale, ho iniziato la costruzione del fondo con una lastra da 0,5 mm e degli scudi laterali e superiori con una da 0,3 mm. La struttura così chiusa mi ha permesso poi di passare al dimensionamento più adeguato delle cassette munizioni (suddivise in due per un totale in volume di 40 caricatori), e per il posizionamento del serbatoio dell’olio di cui non si hanno dimensioni esatte se non quelle ricavabili dalle foto.

Nel frattempo ho ricostruito la marmitta (forse fungeva anche da fumogeno), il piccone, la pala e il piede di porco per la sistemazione di fortuna del cingolo. Dall’altra parte con un lamierino ho ricreato la protezione del fanale posto poco lontano dal filtro aria di respirazione del carburatore, rifatto con una rete da 20 micron di inox arrotondata e fissata al solito plasticard.


Verniciatura:

la destinazione del blindato era pensata prettamente per l’esercito e quindi limita sensibilmente quella che poteva essere la tipologia del colore applicato del reparto a cui sarebbe stato destinato.

L’Ansaldo inoltre riponeva grande speranza sul fatto che venisse prodotto in grande serie, tanto da imporre estrema cura in ogni dettaglio sia nell’armamento che nel posizionamento e nella sua ergonomia.

Per far risaltare quindi un prodotto che a tutti gli effetti è come fosse appena uscito dalla fabbrica esso è stato colorato internamente con un grigio scuro anticorrosivo Grigio Azzurro Chiaro Gunze H-324, mentre l’esterno in Field Gray 2 Gunze H-48.


La basetta:

Trattandosi di un prototipo e quindi mai utilizzato in nessun teatro bellico, il primo problema affrontato è stato come collocarlo. Le foto disponibili però mi sono venute in soccorso e ho immaginato una ipotetica presentazione ad un “pubblico” militare del blindato stesso. Ricavato da foto dell’epoca dell’Ansaldo di Genova, ho ricostruito un piccolo angolo di questa immensa fabbrica e posizionato, come se fosse appena uscito, il mezzo.

Per poter dare un riscontro alle dimensioni del MIAS, ho aggiunto un tenente della cavalleria intento a scrutarlo (non con perplessità, forse), immaginandolo in azione.

E questo è tutto. Spero che l’articolo vi abbia interessato.
Buon modellismo a tutti!

Stefano Ferrari.

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