giovedì, Aprile 18, 2024

Lo chiamavano il “Macchino” – MB.326 – Dal kit Supermodel in scala 1/72.

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Il Modello:

Purtroppo per gli irriducibili modellisti italianofili, di cui io sono un fiero esponente, la riproduzione in scala di velivoli che hanno militato tra le fila dell’A.M. non è un affare di poco conto. Spesso molti soggetti vengono completamenti ignorati dalle ditte modellistiche, altri sono stati appena presi in considerazione e gli unici kit reperibili in commercio risalgono a molti anni addietro. Tra questi anche il datato (1995) e oramai quasi introvabile kit Supermodel dedicato all’Aermacchi MB.326, soggetto dell’articolo che spero andrete a leggere qui di seguito. Erano anni che questa piccola scatola di montaggio giaceva abbandonata tra le tante altre, facendomi ogni tanto l’occhiolino per ricevere un po’ di attenzioni. Dopo immemore tempo, colto dalla voglia di realizzare un soggetto un po’ più impegnativo ho deciso di intraprendere la costruzione di questo piccolo addestratore, “culla” per tanti piloti che su di esso hanno appreso le tecniche del volo basico su aviogetto.

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Aprendo la confezione risulta subito evidente il dettaglio di superficie riprodotto completamente in positivo: bene, dopo questa visione molto del mio slancio iniziale si era già sopito mentre mi balenava subito in testa l’idea di richiudere tutto e dedicarmi ad un altro bel 104 Hasegawa! E invece no, ho stretto i denti e mi sono gettato a capofitto nella costruzione, che ha avuto appunto inizio con la totale reincisione del modello. Il mio precedente articolo (lo potete trovare cliccando qui) vi potrà fornire un valido supporto a questo scopo. Questa fase della lavorazione ha richiesto molte ore, spese soprattutto a consultare la documentazione e gli spaccati a mia disposizione per incidere i pannelli effettivamente presenti sul velivolo reale ed eliminare quelli frutto della fantasia dello stampista. Avendo i disegni sott’occhio ho approfittato per controllare se il dimensionamento del modello fosse esatto; sono rimasto piacevolmente sorpreso e l’unico intervento da compiere riguarderebbe l’allungamento della deriva di circa 1 mm., lavoro che comunque ho ritenuto superfluo affrontare.

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Superato il primo ostacolo mi sono dedicato alla realizzazione del cockpit, anche questo non esente da errori ed omissioni da parte della Supermodel: in mio aiuto è arrivato l’ottimo (e tra l’altro unico) set di dettaglio in fotoincisione edito dalla RCR di Milano, contraddistinto dal numero di catalogo 72S-10. Dopo le prime prove a secco mi sono subito reso conto che la vasca dell’abitacolo era più corta di circa 1mm. , quindi per ovviare al problema ho aggiunto due piccole striscioline di Plasticard (circa 0,5 mm. ciascuna) ai lati delle consolle per riempire il vuoto e comunque mantenere centrato il pezzo. La successiva operazione ha riguardato l’installazione dei cruscotti dell’allievo e dell’istruttore, incollati direttamente sui pannelli di plastica originali per avere una base più solida. Prima di unire i pezzi però, ho utilizzato le decalcomanie fornite dal kit per ricreare la strumentazione di bordo. Il cruscotto anteriore necessita di essere arretrato di qualche millimetro per non sparire sotto la lunga palpebra, mentre quello posteriore deve essere corretto a colpi di lima per entrare a dovere nella propria sede. Data lo scarso realismo della palpebra del cruscotto posteriore, e data l’impossibilità di utilizzare quella presente nel set RCR perché irrimediabilmente sotto dimensionata, ho sagomato una piccola striscia di laminato di rame larga 6mm. circa X 2mm. incollandola sopra il pannello strumenti secondario. Per ciò che concerne i seggiolini Martin Baker Mk.06A, scartati senza esitazione quelli forniti sono stati sostituiti dai ben più realistici Aeroclub in metallo bianco (codice EJ-010), ripuliti solamente di qualche sbavatura di stampo e completati con le leve di espulsione riprodotte con i profilati tondi da 0.20 mm. della Evergreen. L’intero abitacolo è stato verniciato in Gray F.S.36375 (Gunze H-308), subendo un leggero dry brushing in nero per metterne in risalto il dettaglio, mentre altri piccoli particolari in rosso e in giallo hanno impreziosito questa fondamentale zona. I seggiolini, invece, presentano la struttura, il cuscino inferiore ed il poggiatesta anch’èssi in Nero Opaco, l’imbottitura del pacco paracadute e le cinture superiori in Dark Tan F.S.30219, mentre il sistema d’imbracatura degli arti inferiori in French Blue (Testor 2175).

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Prima di unire le due semifusoliere ho appesantito il muso con i soliti piombi da pesca, e ho ricreato l’ultimo stadio del turbogetto mediante il recupero di un pod lanciarazzi presente nel provvidenziale magazzino spare parts. Quest’ultimo è stato assottigliato per adattarsi alla sua sede e in seguito completato con l’anello fornito in fotoincisione. Il montaggio della fusoliera è molto semplice e riduce al minimo l’uso dello stucco, cosa che certamente non si può affermare per l’assemblaggio delle due semi ali (in particolare quella destra) che hanno richiesto più di un filling con il mastice e striscioline di Plasticard per ottenere un buon raccordo. Dello stesso problema soffrono anche i due serbatoi ausiliari d’estremità, che risultano sotto dimensionati per lo spessore della corda alare e che quindi necessitano di una notevole quantità di stucco ed un attento lavoro di lisciatura. Ho ritenuto poi opportuno assottigliare notevolmente lo spessore del bordo d’uscita delle ali, poiché esso risulta veramente esagerato ed antiestetico soprattutto in questa scala. Sfogliando le pagine del volume numero 13 di Ali d’Italia (a pagina 50 in basso) ho trovato, con molta fortuna, un’immagine che inquadra proprio il soggetto che avevo intenzione di riprodurre: la foto è ripresa un po’ da lontano ma si vede chiaramente come il mio esemplare fosse dotato dell’appendice aerodinamica compensatrice posta sopra l’aletta del trim del timone. A questo punto è doveroso chiarire che gli MB.326 non erano dotati né di tale appendice né del trim, installati solamente a partire dalla versione E; ma spesso, conseguenza del lungo servizio, si notano modifiche apportate agli aerei quindi è molto probabile che il velivolo in questione avesse subito uno di questi retrofit nel corso della sua vita. Per ricreare la piccola superficie di compensazione ho ritagliato un rettangolino del solito Plasticard da 0,1 mm. di dimensioni 3 mm. X 1 mm. e l’ho incollato sul timone.

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A questo punto della lavorazione il modello è pronto per la verniciatura, non prima però di aver ripristinato le incisioni deteriorate dalle operazioni di carteggiatura, e di averlo lavato e pulito da eventuali residui con acqua e sapone per piatti. Dato che l’esemplare da me riprodotto presentava i bordi di attacco delle ali, della deriva, dei piani di coda e delle prese d’aria, il musetto e il terminale delle tip tank in grigio F.S.36375 (Gunze H-308), ho steso il colore su tutto il modello in modo da avere anche una prima mano di fondo utile per esaltare gli eventuali difetti di montaggio. Dopo aver mascherato le sopra citate zone, ho passato una mano di Bianco Opaco propedeutica per la successiva verniciatura con il caratteristico Arancione Lucido degli MB.326. Per quest’ultimo, codice F.S.12246, ho utilizzato il pigmento numero LC55 della Lifecolor, che devo dire riprende abbastanza fedelmente la tonalità originale: vi consiglio, però, di lasciare asciugare a lungo (magari di pitturare le superfici inferiori e girare l’aereo solo dopo un giorno o due), e di non appoggiare il modello su alcuna superficie poiché la vernice tende letteralmente ad incollarsi e a strapparsi quasi fosse una colla vinilica lasciando dei tremendi “buchi”. Vi dico tutto questo dopo aver sperimentato in prima persona il fastidioso inconveniente, con tutte le conseguenti imprecazioni verso la Lifecolor!

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In seguito ho dipinto i pannelli antiriflesso davanti al muso e nella parte interna dei serbatoi in Nero Opaco (Gunze H-12), i pozzetti dei carrelli ed il vano aerofreno con una miscela di 70% Zinc Chromate Green (Testor 1734), 20% di Nero e 10% di Bianco ed il terminale dello scarico in Acciaio (Testor 1780). I più pignoli potrebbero notare che non ho verniciato in nero anche l’interno delle due alette sui dorsi delle ali, ma per non scervellarmi con fastidiose mascherature e per evitare di rovinare il delicatissimo arancione ho preferito tralasciare… spero che i lettori non me ne vorranno. Una prima mano di trasparente lucido ha sigillato il tutto e preparato il fondo per l’invecchiamento del modello, eseguito con un lavaggio a olio con il Bruno Van Dyck senza calcare troppo la mano poiché i velivoli reali non presentavano un’usura molto accentuata. Veniamo ora alle decalcomanie: quelle da me utilizzate provengono dall’ottimo foglio della Small World Accessories contraddistinto dal numero di catalogo SWAD72001, e dedicato a tutti i velivoli che hanno prestato servizio nel 53° Stormo “G.Chiarini” di Novara-Cameri. In particolare il mio 326 è uno dei tre “Macchini” ricevuti dalla 653ª Squadriglia collegamenti, e rimasti in servizio dal maggio del 1982 al novembre del 1990 quando furono messi a terra per problemi strutturali. Le insegne fornite dalla Swad sono davvero buone, dall’alto potere adesivo e coprente, unico neo la loro eccessiva lucidità.

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Le ho applicate sul modello con l’ausilio degli immancabili liquidi Micro Sol e Micro Set della Superscale, per renderle più morbide e dar loro un effetto “painted on”, poi più per scrupolo che per effettiva esigenza, ho scontornato accuratamente i numeri di carrozzella “53-30” per ridurre al minimo il rischio dell’antipatico silvering, ed ho prestato attenzione nel collocare nella giusta direzione la punta della sciabola nello stemma del reparto. Gli stencil, infine, provengono dal foglio Tauromodel numero 72-512. Altra problematica che ho affrontato ha riguardato la finitura dei carrelli: la soluzione adottata dalla Supermodel di stampare le gambe di forza e gli pneumatici in un sol pezzo non agevola di sicuro la loro verniciatura (struttura in Alluminio e gomme in Nero Opaco), ed inoltre l’angolo che forma il cinematismo dell’ammortizzatore del carrello principale ha un’imprecisione tale da far risultare il modello troppo “seduto”… ma d’altro canto è questo quello che passa il convento. Altra operazione delicata è stata inserire il telaio fotoinciso nel tettuccio, preventivamente immerso assieme al parabrezza nella solita cera Future per esaltarne la limpidezza. Giunto finalmente alla fine, ho completato il lavoro stendendo un’ulteriore mano di trasparente lucido, dipingendo le luci di posizione, collocando i due specchietti retrovisori per l’allievo e l’istruttore, aggiungendo il piccolo faro d’atterraggio sul ruotino anteriore, lo sfiato rapido del carburante in rosso sotto il piano di coda destro e una piccola antenna a lama in Bianco Opaco sotto l’abitacolo davanti alla Strobe Light. Il portellone dell’aerofreno è stato raffigurato in posizione aperta, come spesso avveniva in conseguenza della caduta di pressione nel circuito idraulico del velivolo. Ricordatevi inoltre di incollare i due minuscoli Pitot davanti al cockpit. In conclusione posso dire di essermi divertito nella realizzazione di questo modello dalla livrea sgargiante, avendo inoltre la soddisfazione di aggiungere alla mia collezione un pezzo di storia importante della nostra Aeronautica Militare. Buon Modellismo. Starfighter 84.

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Bibliografia:

1.       www.seatejectcolor.com/seat/sedili/ditte/martin%20baker/mk6/mk-wo6.htm

2. www.ejectionsite.com/aso6aseat.htm

3.       Ali d’Italia Volume 13 – Editore “La Bancarella Aeronautica”.

4.       Aerei Modellismo N°9 settembre 1998.

5.       Aerei Modellismo N°6 giugno 2000.

6.       Ali In Miniatura N°8 maggio 2002.

7.       Monografie Aeronautiche Italiane Volume 12 – dicembre 1980.

8.       Scale Aircraft Modelling N°1 Gennaio 1996.

Le foto della fase di montaggio (clicca sull’anteprima per ingrandire):

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Close Up Pictures (clicca sull’anteprima per ingrandire):

Le foto si riferiscono all’esemplare conservato presso il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle (RM).

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1 Comment

  1. anche io ho costruito il macchino ma il mio non tiene proprio il confronto con il tuo!!! ben realizzato, pulito e dettagliato, complimenti!!!

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