venerdì, Marzo 29, 2024

La Tigre Indiana – MIG-21FL “Tiger” I.A.F. – Dal Kit Academy in scala 1/48.

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Su Modeling Time una cosa che non manca mai è la voglia di modellare, e i Group Build ne sono un esempio. Ed è proprio grazie all’interessantissimo, nonché coinvolgente, Mini Group Build dedicato ai “Velivoli Esotici” che ho deciso di costruire il caccia più prodotto e “mimetizzato” nella storia dell’aeronautica, il Mig-21. Il kit è il PF FISHBED D in scala 1/48 della koreana Academy (cod.2166).

Quest’aereo bisonico fu  principalmente impiegato dall’Unione Sovietica e da moltissime forze aeree del Patto di Varsavia e filo-sovietiche, tra cui l’India. La versione acquistata dall’I.A.F. (Indian Air Force) era la FL (variante del Mig-21PF da esportazione), equipaggiata col radar R-2L e dotata di un armamento costituito da due missili R-3 (AA-2 Atoll). Accorgendosi dell’inefficacia dell’armamento, L’Aeronautica Militare Indiana richiese di potenziare il caccia con il cannone GP-9 e, grazie a quest’arma, i Mig-21FL indiani conseguirono diverse vittorie contro gli F-104 pachistani nella guerra Indo-Pachistana del 1971. Il modello che ho riprodotto, soprattutto per la sua mimetica davvero particolare, è la versione dello squadrone “Tiger” codice C-992. A questo reparto fu affidata la difesa antiaerea del Punjab, una regione sita tra i confini di India e Pakistan.

Nonostante i molti anni trascorsi dalla sua uscita, il kit è ancora di buona fattura con ottima plastica e pannellature fini e in negativo. Naturalmente non poteva mancare una buona dose di aftermarket al seguito.

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Per iniziare, in ordine, il Superdetail Set Verlinden cod.1395; a seguire  i vani carrello CMK cod.CMK4077, il pitot in ottone tornito della Master AM-48-064 e, per finire, il foglio decalcomanie Xtradecal cod.X48044. Questi ultimi sono i caratteri che si possono usare sui modelli Royal Navy/RAF, quindi, essendo l’India un’ex colonia inglese, si adattano bene anche su questo modello.

La prima operazione ha riguardato l’asportazione delle wheel bay principali del kit, per far spazio a quelle in resina della CMK che sono davvero ben dettagliate; s’incastrano in sede senza problemi ma richiedono l’intervento di mini “salsicciotti” di Milliput su tutto il perimetro per colmare piccoli vuoti e fessure, ma niente di particolarmente grave.

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I vani carrello alari devono essere assottigliati nello spessore per inserirsi correttamente nell’ala. Come punto di riferimento per l’allineamento ho usato il foro presente anche nel kit dove verrà poi sistemato il faro d’atterraggio.

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Una volta montati i vani alari dei carrelli, noterete subito come essi siano sotto dimensionati rispetto alla lunghezza dell’alloggiamento. Con una visione più accurata di tutto il pozzetto reale si evince che la resina deve essere allungata di almeno un paio di millimetri per coprire la giusta superficie e non lasciare anti estetici vuoti.

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I vani, dettagliati con striscioline di plasticard per colmare le grandi fessure lasciate dalla resina, sono stati colorati con grigio Tamiya XF-54 e trattati con lavaggi in nero ad olio.

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Passiamo, adesso, al Pit (cockpit). Il set Verlinden è un piccolo capolavoro che, oltre ad adattarsi MERAVIGLIOSAMENTE (mai visto un pit in resina così preciso), è anche ben realizzato. Prima operazione da eseguire è il taglio della paratia posteriore del kit per far posto a quella in resina.

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Il resto della lavorazione scorre via veloce anche grazie al perfetto adattamento dei pezzi che non richiede alcun intervento. Mi è bastato dipingere il tutto con il sopracitato Tamiya XF-54 e aggiungere qualche pulsante rosso e grigio chiaro sulle consolle laterali e il cruscotto.

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Prima di procedere alla chiusura della parte anteriore della fusoliera, ho deciso di adottare il medesimo sistema usato da Starfighter84 sul suo Fishbed,  per modificare e correggere il cono radar fornito nel kit. Con un tondino di Plasticard all’interno del cono stesso, e una serie di spessori forati interni al condotto, ho modificato la configurazione degli incastri in modo da inserire il pezzo anche alla fine del modello . Ho optato per il radome del kit in quanto quello in resina Verlinden è leggermente più “magro”.

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Ho modificato anche lo sfiato dello strato limite posto sopra la presa d’aria, assottigliandolo, e inserendo all’interno il piccolo serbatoio di alcool (in dotazione col set Verlinden) per lo sbrinamento del parabrezza.

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Di seguito ho unito anche il troncone posteriore della fusoliera aggiungendo internamente lo scarico Wolfpack Design gentilmente donatomi dall’amico Valerio (Starfighter84) e colorato internamente con una miscela di verdi. Il passo successivo ha riguardato il montaggio delle ali il cui inserimento mi ha creato qualche difficoltà in più del previsto. Specie nella parte inferiore, infatti, si sono formate molte fessure che ho riempito con striscioline sottili di Plasticard e colla cianoacrilica.

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L’incavo antistante lo sfiato dello strato limite e la piccola antenna sulla gobba sono stati rifatti con il solito Plasticard. Ho, inoltre, reinciso la griglia sul lato sinistro con l’apposita dima Verlinden.

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Ho montato anche gli accessori fotoincisi Verlinden per il sistema di retrazione dei flap e per i frames di battuta del canopy.

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Apro una parentesi per i flap. L’idea di montarli retratti non mi andava molto a genio… il modello sarebbe risultato troppo statico. Meglio dargli un pò “movimento” raffigurando gli ipersostentatori in posizione estratta! Da una prima prova a secco, ho subito notato che la configurazione delle superfici mobili non rispecchiava la realtà; i miei dubbi hanno trovato conferma controllando la documentazione e constatando che il kit della variante PF è derivato dallo stampo del MF/Bis dove la forma dei flap è differente. Ovviamente la ditta coreana non ha, purtroppo, preso in considerazione questa sostanziale differenza. Ho, quindi, modificato il bordo d’uscita dell’ala, allungandolo, e ho ricostruito integralmente, con Plasticard, le superfici mobili.

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Finito il lavoro di modifica, mi sono dedicato al canopy. La laboriosa mascheratura sulle vetrature tondeggianti (interna ed esterna) è riuscita anche grazie al nastro Tamiya. Ho, inoltre, aggiunto molti particolari fotoincisi, fili elettrici (ho usato un cavo di rame)  e la struttura di rinforzo dei frame interni rifatta in Plasticard.

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Il complesso sistema che ospita anche il collimatore, posto sotto al canopy, è quello in resina fornito dalla Verlinden. E’ già ben dettagliato ma l’ho arricchito aggiungendo i vetrini laterali in acetato trasparente, e ricreando il vetro del collimatore stesso perché totalmente mancante nel set in resina.

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Il telemetro è stato arricchito con qualche cavetto; stesso procedimento per la zona anteriore della “palpebra” cui è stato aggiunto qualche filo elettrico in rame.

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Le slitte e i piloni hanno subito delle piccole modifiche:  ho tolto, naturalmente, i perni in plastica per sostituirli con altri in metallo più robusti. Ho rivettato le due slitte ed aggiunto piccoli spessori tra i due componenti.

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Per i missili ho usato il set Eduard degli AIM-9 (cod. 648028), che sono poi uguali agli R-2 Atoll. Ai carrelli ho aggiunto condutture idrauliche con sprue stirato sagomato e cavetti di rame. La colorazione è sempre in grigio Tamiya XF-54 e alluminio Alclad per i pistoni;  bianco opaco per i missili.

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L’armamento viene completato col montaggio del gunpod Verlinden GP-9 che sostituisce quello da scatola più corto e meno dettagliato.

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Terminato, finalmente, il montaggio, le mie attenzioni si sono rivolte alla fase di verniciatura. L’esemplare da me scelto aveva un’accattivante mimetica di cui, purtroppo, esiste pochissima documentazione. L’unica foto trovata nel web ritrae l’aereo di profilo e per giunta in bianco e nero.

Dall’immagine si notano solamente due toni di colore per la mimetica delle superfici superiori, una base chiara con applicazione di “stripes” più scure. Purtroppo c’è parecchia confusione riguardo questo schema e i suoi colori, infatti, alcune fonti danno questo Mig “Tiger” tutto alluminio con strisce di vernice nera, altre ancora, al contrario, affermano che il velivolo avesse un fondo marrone chiaro e strisce marrone scuro su tutta la fusoliera tranne le ali inferiori in alluminio; altre, invece, con la zona inferiore in azzurro… Insomma, non avendo, ahimè, nessun riscontro fotografico a colori ma solo parecchie versioni contrastanti, ho deciso di far fede ai codici colori di altri colleghi modellisti che si sono confrontati prima di me con questa verniciatura. Le tinte che ho scelto sono:

  • l’Alclad Aluminium per la superficie inferiore delle ali.
  • Marrone chiaro Gunze H313 per il colore di fondo delle superfici superiori.
  • Tamiya XF-52 per le stripes più scure.

Ho proceduto stendendo una mano di fondo in Gunze H-307 su tutto il modello, accessori compresi. Questo grigio lucido acrilico si adatta bene come primer per gli Alclad (tranne per il Chrome).

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A questo punto ho steso, su tutto il modello, l’Alluminium Alclad. Una volta asciutto, ho mascherato le ali inferiori, il cannone GP-9 e lo spazio rettangolare sulla deriva dove andrà inserito il codice C-992 dell’aereo. A seguire, ho verniciato il primo colore della mimetica, l’H-313, corretto con qualche goccia di Gunze H-310 per scurirlo un po’.

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Attesi i normali tempi di asciugatura, ho applicato una sessione di post-shading su tutto il mio Mig e qualche ritocco con H-310 su alcune pannellatura. La vera sfida è stata aerografare tutte le strisce della “Tigre”. Caricata l’aeropenna con l’XF-52 corretto con gocce di nero per ottenere una tonalità leggermente più scura, con la giusta diluizione e a bassa pressione ho verniciato le “stripes” procedendo con piccoli tratti veloci e leggeri. Il pericolo di sbagliare e rovinare tutto è stato sempre in agguato, ma è bastata una mano ferma e la giusta dose di pazienza per superare anche questa fase.

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Dopo aver lisciato le superfici con carta abrasiva 1200 bagnata e passata con molta attenzione,  ho applicato una nuova mano leggera di post shading su tutte quelle superfici più soggette all’usura degli agenti atmosferici: dorso, ali e deriva. Come colore ho usato la tinta di base schiarita con poche gocce di bianco opaco. Per terminare la colorazione ho dipinto, con Humbrol 76, il cono radar e la parte anteriore della ventral fin.

Passata la fase più difficile, se ne apre una nuova: le coccarde indiane. Non avendo delle decals a disposizione mi sono dovuto “arrangiare” creando delle mascherine e verniciando le insegne direttamente sul modello. Una volta prese le corrette proporzioni (5mm per ogni cerchio colorato), e con l’aiuto della dima Verlinden di una taglierina circolare e del fidato nastro Tamiya, ho mascherato le zone interessante stendendo i vari colori della bandiera.

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Il primo colore steso è stato il bianco opaco che ha creato un fondo più adatto ai successivi pigmenti. Il secondo è stato il rosso vermiglio/arancione ottenuto con alcune gocce di giallo e bianco ed infine il dischetto verde sempre corretto con bianco. I colori primari sono tutti Gunze. Concluso anche questo passaggio, finalmente mi sono dedicato alla fase dei lavaggi. Prima di applicarli, però, ho lucidato il modello con il Tamiya X-22 diluito col suo thinner specifico X-20A. Devo dire che è un ottimo trasparente ma necessita di diverse passate prima di ottenere una completa finitura “glossy”. Per i colori ad olio ho usato un mix di bruno Van Dick e nero (poco). Ho cercato di trattare il modello, così come mia consuetudine, con lavaggi leggeri in modo da non “appesantire” la già laboriosa mimetica. A fine operazione, e con l’aiuto di una lama di cutter, ho ricreato dei graffi (chipping) alla vernice in varie zone del modello (ali, fuso, deriva…) seguendo il senso dell’aria.

A seguire ho aggiunto anche le poche decalcomanie, per altro ottime, della Xtradecal (lettere del codice C992 sub alari e sulla deriva). Il tutto è stato, poi,  sigillato da un’altra mano di lucido Tamiya.

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Step finale il montaggio della sonda in ottone tornito della Master: un accessorio che fa la sua grande figura e che non può mancare, a mio avviso, se si vuole costruire un Fishbed quanto più realistico possibile.

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Nella realizzazione di questo modello sono rimasto soddisfatto due volte; la prima perché il Mig-21 era un modello che desideravo in vetrina da molto tempo, la seconda per averlo riprodotto con una mimetica davvero favolosa nonché inusuale che mi è servita per acquisire ancora di più manualità nell’uso dell’aerografo.

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Ringrazio tutti gli amici di Modeling Time che, come al solito, sono stati un valido supporto tecnico ed informativo per la realizzazione di questo modello.

Al prossimo lavoro e B(u)onomodellismoVox a tutti!

Francesco “Bonovox” Miglietta.

 

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4 Comments

  1. Pur avendo seguito il w.i.p. passo dopo passo mi sono gustato tutto d’un fiato questo dell’articolo.
    Sulla qualità della tua realizzazione,caro Francesco, non posso che ripetermi….FANTASTICA!
    Guido

  2. Davvero bellissimo, ho voglia di farne uno anch’io ma in 1/72 !
    Così lo posso abbinare ad un Mig-19/F6 Pakistano in N.M. dello stesso periodo (Guerra Indo-Paki del 1971).

    Dove posso trovare lo schema mimetica del Mig-21 INDIANO ?
    E’ scaricabile ? Hai un link ?

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