giovedì, Aprile 18, 2024

Il Demone – Nakajima KI-44 “Tojo” dal kit Hasegawa in scala 1/48.

Ci casco sempre. Ogni qual volta mi avvicino al mio armadio dove conservo le scatole mi basta vedere delle Hinomaru per capire che il prossimo modello che realizzerò sarà quello un altro velivolo del paese del Sol Levante! Mimetiche accattivanti, storia affascinante e forme elegantissime…e mi dico, facciamo questo “sforzo”!

Questa volta ho il piacere di presentarvi quello che i giapponesi chiamavano il demone (Shoki), e gli alleati “Tojo”. Il Ki-44 oggetto di questo articolo appartenne al Capitano Yukiyoshi Wakamatsu durante il 1943 e fu stanziato in Cina. Dopo aver reperito sul web la sua foto originale me ne sono letteralmente innamorato!

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte http://www.warbirdphotographs.com

Il Kit:

La scatola da me utilizzata è l’unica sul mercato per riprodurre un Ki-44 in scala 1/48, ovvero la JT37 della Hasegawa. Un ottimo prodotto, ricco di dettaglio e con pezzi ben stampati come la ditta giapponese ci ha abituato da anni. Ho trovato questo kit presso una bancarella durante il Model Expo di Verona del 2017 insieme a due miei cari amici del forum di Modeling Time, Jacopo e Mattia, che saluto con piacere!

Non sono solito procurarmi degli aftermarket per i miei lavori poiché reputo la sana autocostruzione molto più divertente, ma questa volta ho fatto una piccola eccezione e mi sono concesso tre piccoli “regali”:

  • Eduard PE-163: fotoincisioni di base, ottime per arricchire il cockpit.
  • Eduard EX-087: mascherine pretagliate per canopy, comode e pratiche.

Il Work In Progress lo trovate QUI!

Montaggio:

Lo stampo, sebbene abbia diversi anni sulle spalle, si difende ancora bene! Fin dalle prove a secco delle varie parti si evince la buona precisione dei vari pezzi.

Come di consueto ho iniziato i lavori dal cockpit e, grazie alla (poca) documentazione disponibile su questo aeroplano, ho aggiunto qualche cavetto utilizzando del filo di stagno di diametri opportuni. Le fotoincisioni, invece, hanno particolarmente giovato al realismo del cruscotto soprattutto per ciò che riguarda la strumentazione stampata sul classico foglietto di acetato (ricordatevi di verniciare il retro in bianco per mettere bene in risalto le varie lancette).

Il cockpit è stato dipinto ad aerografo con il Nakajima Green C-127 della Mr. Color dopo aver ricevuto una base nera per enfatizzare le ombre e poi le luci (tecnica del black basing). Trovo questa tecnica molto adeguata per tutti quelle zone che alla fine rimarranno un po’ nascoste all’interno della fusoliera.

Dopo il colore di base l’abitacolo ha ricevuto le canoniche mani di lucido acrilico Tamiya al fine di proteggerlo dai lavaggi eseguiti con colori ad olio. A seguito di due mani di opaco H-20 Gunze mi sono divertito parecchio con la tecnica del dry brush per mettere in risalto sia le veglie degli strumenti, sia i vari dettagli in rilievo sulla vasca e le paratie laterali. In particolare su quest’ultime ho dato maggior volume alle centine verticali usando il Nakajima Green della Vallejo che ho trovato più chiaro del Mr. Color.

Il montaggio della fusoliera e delle ali scorre via veloce e senza particolari intoppi. Ho comunque eseguito tantissime prove a secco per verificare gli allineamenti dato che il modello sarà verniciato, come base, quasi interamente con l’Aluminium AK – un colore che mette in risalto anche la più piccola imperfezione. Le fessure che inevitabilmente si sono formate le ho stuccate mediante colla cianacrilica (se carteggiata e lucidata a dovere assume la stessa consistenza della plastica).  Per arricchire le superfici esterne del modello ho usato nuovamente le PE Eduard che sono ottime per simulare le griglie degli sfiati.

L’unico elemento che ha fatto fatica ad adattarsi è stata la naca motore; la stessa formava un gap abbastanza vistoso rispetto alla fusoliera e che ho dovuto colmare con del Plasticard e la solita colla cianacrilica come potete vedere dalla foto in basso.

Per eliminare graffi e lucidare le superfici ho utilizzato carte abrasive di varie grane (anche sottilissime – dalla 2000 alla 8000), sempre nell’ottica di non lasciare intravedere difetti sotto il successivo strato di metallizzato.

Il ruotino di coda è un po’ scarno ed è doveroso aggiungere qualche particolare grazie a del filo di stagno da 0.25 mm, come mostrato nell’immagine seguente.

Ho rifatto da zero anche il tubo di pitot utilizzando un rod di ottone con un diametro opportuno in modo tale da poter inserire un filo di rame per simulare il terminale della sonda.

Il Tojo montava un potente motore Ha-109 da 1.520 CV. Da scatola è più che onesto, ha un dettaglio notevole e bastano solo i fili delle candele per renderlo ancor più realistico.

Per la colorazione del propulsore ho preso spunto da una nota rivista spagnola. Ho steso una base nera e, dopo, una mano di Aluminium AK. Poi ho colorato la campana della scatola ingranaggi utilizzando un blu molto carico a pennello e vari dry-brush in Azur-Blue e Light-Blue Vallejo. Ho verniciato anche i cavetti delle candele e fatto un leggerissimo dry-brush sulle aste dei bilancieri. I collettori di scarico li ho invecchiati e bruniti grazie al set Lifecolor “Dust & Rust” che mi è stato gentilmente regalato dall’amico del forum Rosario!

Naturalmente anche il canopy ha ricevuto il solito trattamento con la cera acrilica Future che fa assumere ai trasparenti una limpidezza e una brillantezza invidiabile.

I vani carrello e portelli vari hanno ricevuto ancora una volta una base nera e poi successivamente l’Aotake C57 Mr. Color. Ottimo come tonalità, promosso a pieni voti!

Concluso il montaggio, divertente e senza troppo stress, ho verificato la bontà del lavoro fatto stendendo su tutto il modello una mano di Mr. Finishing Surfacer 1500 Black della Gunze (diluito al 70% con la nitro) che ha funzionato anche come base per l’Alluminium.

Verniciatura:

E finalmente posso parlarvi della verniciatura! Dopo aver steso il primer della Gunze ho carteggiato con cura tutte le superfici con carta abrasiva 2500 bagnata per ottenere una finitura ancora più liscia ed omogenea. Per questo genere di lavorazioni il Finishing Surfacer è una vera mano santa perché rimane compatto, non si sfoglia e al tatto è davvero setoso.

La difficoltà di questa mimetica, oltre che nel saperla riconoscere visto la foto in b/n che aiuta davvero poco, è la riproduzione del tipico pattern di macchie verdi che erano applicate direttamente sul natural metal del velivolo. L’effetto non era troppo fitto e lasciava e lasciava intravedere il metallo sottostante.

Come vi avevo anticipato, ho utilizzato il colore AK-479 Aluminium e dopo la sua stesura ho aspettato circa una settimana per sottoporre le superfici ad altri trattamenti. Purtroppo le tinte AK molto fragili e sopportano male sollecitazioni e mascherature, quindi è opportuno attendere che si asciughino per bene onde evitare spiacevoli sorprese!

Sopra al metallizzato ho riprodotto lo schema utilizzando il Tamiya XF-70 e cercando di creare una trama non troppo caotica. Poi ho aggiunto degli spot con il Gunze H-312 e con il Tamiya XF-64 Red Brown. Quest’ultimi due colori, come sono solito fare oramai da qualche tempo, sono stati diluiti minimo all’80% utilizzando la nitro antinebbia che dà degli indubbi vantaggi (colori più coprenti e che non asciugano rapidamente come quando si utilizza l’alcool o derivati).

A seguire ho realizzato:

  • Il pannello antiriflesso in Nato Black Tamiya XF-69 leggermente schiarito per simulare un po’ di usura. Fondamentale è stato il nastro Tamiya Masking Curve date le superfici curve del kit.
  • La zona di calpestio che ha ricevuto il medesimo trattamento del pannello antiriflesso.
  • Le bande gialle che sono state realizzate con il Giallo Tamiya XF-3 tagliato con una puntina di rosso per rendere più calda la tonalità.
  • Le zone telate per cui ho scelto il Tamiya XF-76.

Ciò che ha richiesto parecchio lavoro è stata la realizzazione delle insegne giapponesi. Fondamentale è stato l’utilizzo del compasso Olfa per ritagliare le mascherine circolari da apporre sulle ali e sulla fusoliera. Prima della stesura del rosso (quello da me scelto è l’XF-7 Tamiya), consiglio sempre di utilizzare una base bianca opaca per rendere il colore più coprente ed evitare che si formino spessori della vernice.

Dopo aver realizzato le Hinomaru, grazie alla foto da cui ho preso spunto, ho notato un sottile bordo in alluminio lungo i contorni delle insegne di nazionalità e dello stemma in coda; riprodurlo non è stato semplice e mi ha portato via un bel po’ di tempo, ma era un molto visibile e che non poteva essere di certo tralasciato.

Prima di chiudere il capitolo mimetica ho realizzato, mediante la solita penna gel color argento, qualche piccola scrostatura sui punti più soggetti ad usura quali, ad esempio, le zone di calpestio sulle ali.

Terminata la verniciatura ho steso ad aerografo circa tre mani di lucido Gunze H-20 diluito con nitro per preparare le superfici ai lavaggi, tecnica fondamentale per donare profondità alle pannellature e ai dettagli incisi. Ho fatto riposare il modello per almeno 24 ore e, allo scadere, ho usato marrone scuro ad olio per le superfici superiori ed una tonalità sempre terrosa ma più morbida per quelle inferiori. Le perdite e colature d’olio le ho simulate, invece, con i prodotti della AK creati ad hoc per i soggetti aeronautici.

Il mio Tojo in scala non ha ricevuto il classico opaco come finitura finale, bensì un satinato per non far perdere troppa lucentezza al metallizzato rendendolo “grigio”. Ho utilizzato un mix di trasparente lucido e opaco della Gunze in proporzioni circa 70 + 30. Sul pannello antiriflesso e superfici mobili, al contrario, ho utilizzato il flat clear puro.

L’elica è stata verniciata in Red Brown XF-64 Tamiya su base di Aluminium AK al fine di simulare, alla fine del procedimento, delle scrostature; le tip sono state completate con il giallo opaco XF-3 Tamiya.

Quando ho dipinto le ruote ho approfittato per fare un piccolo esperimento. Ricordo il video postato dall’utente del forum Aurelio/FreestyleAurelio sull’utilizzo delle polveri per l’invecchiamento. Dopo aver creato un mix tra pigmenti Vallejo (con toni terrosi) e diluente sintetico Humbrol, con un pennello carico ho invecchiato il battistrada dello pneumatico facendo scorrere il mix per capillarità. Dopo che il diluente è evaporato del tutto sui pezzi è apparso un gradevole effetto polveroso. Ho ripetuto la stessa tecnica l’ho applicata pedissequamente anche il ruotino di coda.

Le zone di pericolo delle carenature degli ipersostentatori le ho completate a pennello con il rosso Vallejo.

Infine, ho aggiunto l’antenna con il relativo filo elastico della SBM colorato in nero ed il relativo isolatore e ho realizzato il fumo dei gas di scarico ad aerografo. Sempre tramite le polveri Vallejo ho anche simulato i residui di polvere da sparo delle armi.

Il modello si può ritenere concluso! Non nascondo che è stata una delle mie avventure modellistiche più complesse dal punto di vista della ricerca storica; quando si affrontano velivoli giapponesi reperire foto e informazioni è sempre difficoltoso. Importantissima è stata la presenza degli amici del forum di Modeling Time e dei loro preziosi consigli ricevuti durante il Work In Progress. Grazie a loro sono riuscito a dipanare molti dubbi che ho avuto durante la costruzione. Spero che l’articolo sia stato di vostro gradimento e spero di trovarvi presto sulle pagine di MT! Adesso, cosa aspettate ad aprire il vostro primo WIP?!

Saluti dallo Stretto di Messina!

Roberto “rob_zone” Boscia

L’articolo completo del mio Ki.61 lo trovate QUI!

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1 Comment

  1. Complimenti davvero per l’articolo, ottimamente spiegato ed illustrato, e per il momento, magistralmente eseguito!

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