Tecnica: ala a profilo laminare
Inviato: 22 gennaio 2009, 10:29
Eccomi di nuovo, con l’intenzione di contribuire con alcune chiacchierate che vogliono soltanto stimolare la curiosità e l’interesse dei modellisti per argomenti che, magari, non sono di uso troppo comune o che, al momento di incollare due pezzi di plastica, non sono di approccio immediato…
Macchi MC 72, Coppa Schneider 1931; Ultraleggeri di nuova generazione, mono e bi-plani; SIAI-Marchetti SF-260; North American P-51 Mustang… l’elenco potrebbe continuare a lungo, ma è solo per dare l’idea… cosa hanno in comune – tra le altre cose - questi aeromobili di epoche, funzioni e caratteristiche diverse? Riprendendo una discussione già accennata in altra parte e tentando di discutere nella maniera più semplice possibile, sperando di fare cosa gradita, la risposta alla precedente domanda è: l’ala a profilo laminare.
L'aria, come è noto, è un fluido che possiede una certa viscosità, e, nel suo moto relativo, a contatto - in questo caso - con la superficie alare, crea "attrito" e quindi resistenza; si può immaginare come, per effetto di tale "attrito", la velocità dei filetti d'aria attorno al profilo sia tanto minore quanto più vicini tali filetti siano alla superficie stessa dell'ala, così come si può immaginare come tale "profilo" di velocità, lungo la corda (linea che congiunge il bordo d'attacco con il bordo di uscita dell'ala), "si espanda" - diciamo così - fino a un momento "critico", in cui avviene la “transizione” (il passaggio) del flusso da laminare (flusso laminare: quando i filetti fluidi sono e si muovono parallelamente fra loro) a turbolento (formazione di vortici dovuti al prevalere – diciamo così - dell'effetto "velocità" sull'effetto "viscosità"; tali vortici vanno a "rimescolare" i filetti fluidi facendo loro perdere l'originario "parallelismo"); l'effetto finale, senza scendere troppo nel vocabolario tecnico, è una brusca perdita di “portanza” (che è la forza aerodinamica "figlia" della distribuzione di pressione che si crea attorno ad un profilo alare durante il suo moto nel fluido, e che consente la sostentazione dell'aeromobile). Il "soffiare" mediante spillamento d'aria prelevata dal motore o altro sistema idoneo o meno una superficie di controllo (come può essere un flap), ad esempio, rappresenta uno dei sistemi che si usano normalmente per ritardare la transizione del flusso da laminare a turbolento, aumentando la portanza ( - il coefficiente di portanza - ), ed "energizzare" le particelle fluide che scorrono sul profilo alare, evitando che il flusso stesso "si stacchi" dallo stesso profilo vanificando la funzione della superficie di controllo, portando rapidamente allo “stallo” (sostanzialmente, quindi, una perdita di portanza).
il profilo c.d. "laminare" è pertanto quel profilo alare studiato espressamente al fine di consentire l'estensione più grande possibile del flusso (in regime) laminare sull'ala, minimizzando il valore della "resistenza d'attrito", garantendo un gradiente di pressione favorevole (e quindi una stabilità del flusso laminare), arretrando, nel contempo, "il punto" di transizione fra "laminare" e "turbolento". Ovviamente, a “problema risolto” si accoppiano “problemi che nascono”, ma ne parleremo magari a proposito di un altro argomento, sempre cercando di evitare – per quanto possibile – tecnicismi o definizioni troppo complesse.
Nota: Per "gradiente" si intende - semplificando molto - una "misura" della velocità di variazione (con segno) di un parametro nella direzione lungo la quale avviene tale variazione.
Fatemi sapere se la discussione è di vostro interesse o meno, la sezione è “sperimentale”!!!!
Macchi MC 72, Coppa Schneider 1931; Ultraleggeri di nuova generazione, mono e bi-plani; SIAI-Marchetti SF-260; North American P-51 Mustang… l’elenco potrebbe continuare a lungo, ma è solo per dare l’idea… cosa hanno in comune – tra le altre cose - questi aeromobili di epoche, funzioni e caratteristiche diverse? Riprendendo una discussione già accennata in altra parte e tentando di discutere nella maniera più semplice possibile, sperando di fare cosa gradita, la risposta alla precedente domanda è: l’ala a profilo laminare.
L'aria, come è noto, è un fluido che possiede una certa viscosità, e, nel suo moto relativo, a contatto - in questo caso - con la superficie alare, crea "attrito" e quindi resistenza; si può immaginare come, per effetto di tale "attrito", la velocità dei filetti d'aria attorno al profilo sia tanto minore quanto più vicini tali filetti siano alla superficie stessa dell'ala, così come si può immaginare come tale "profilo" di velocità, lungo la corda (linea che congiunge il bordo d'attacco con il bordo di uscita dell'ala), "si espanda" - diciamo così - fino a un momento "critico", in cui avviene la “transizione” (il passaggio) del flusso da laminare (flusso laminare: quando i filetti fluidi sono e si muovono parallelamente fra loro) a turbolento (formazione di vortici dovuti al prevalere – diciamo così - dell'effetto "velocità" sull'effetto "viscosità"; tali vortici vanno a "rimescolare" i filetti fluidi facendo loro perdere l'originario "parallelismo"); l'effetto finale, senza scendere troppo nel vocabolario tecnico, è una brusca perdita di “portanza” (che è la forza aerodinamica "figlia" della distribuzione di pressione che si crea attorno ad un profilo alare durante il suo moto nel fluido, e che consente la sostentazione dell'aeromobile). Il "soffiare" mediante spillamento d'aria prelevata dal motore o altro sistema idoneo o meno una superficie di controllo (come può essere un flap), ad esempio, rappresenta uno dei sistemi che si usano normalmente per ritardare la transizione del flusso da laminare a turbolento, aumentando la portanza ( - il coefficiente di portanza - ), ed "energizzare" le particelle fluide che scorrono sul profilo alare, evitando che il flusso stesso "si stacchi" dallo stesso profilo vanificando la funzione della superficie di controllo, portando rapidamente allo “stallo” (sostanzialmente, quindi, una perdita di portanza).
il profilo c.d. "laminare" è pertanto quel profilo alare studiato espressamente al fine di consentire l'estensione più grande possibile del flusso (in regime) laminare sull'ala, minimizzando il valore della "resistenza d'attrito", garantendo un gradiente di pressione favorevole (e quindi una stabilità del flusso laminare), arretrando, nel contempo, "il punto" di transizione fra "laminare" e "turbolento". Ovviamente, a “problema risolto” si accoppiano “problemi che nascono”, ma ne parleremo magari a proposito di un altro argomento, sempre cercando di evitare – per quanto possibile – tecnicismi o definizioni troppo complesse.
Nota: Per "gradiente" si intende - semplificando molto - una "misura" della velocità di variazione (con segno) di un parametro nella direzione lungo la quale avviene tale variazione.
Fatemi sapere se la discussione è di vostro interesse o meno, la sezione è “sperimentale”!!!!