II motore e' derivato dal motore Ducati "Pantah" 750 di normale produzione.
L’unico motore Ducati con distribuzione a cinghie riprodotto modellisticamente era quello della Cagiva 750 Elefant Parigi/Dakar della Protar in 1/9. La versione "Parigi-Dakar" aveva la testata verticale rovesciata, l'avviamento a pedale (per uomini veri!) ed comando della frizione idraulico. Ho apportato tutte le modifiche studiando il manuale d’officina, visto che il motore era praticamente identico a quello che equipaggiava le gloriose "Montjuich" e "Laguna Seca" stradali. Ho iniziato dai cilindri e dalle testate: una volta assemblati ho raccordato tutte le alette di raffreddamento usando un comune seghetto da traforo passando la lama negli spazi tra le alette, sistema usato anche per ricavare quelle mancanti sulle testate. Non e' stato necessario rovesciare la testa posteriore, visto che le flange di aspirazione e scarico erano pressoche' identiche. Il motore e' fornito di carterino per la protezione delle cinghie ed il grosso del lavoro e' stato quello di eliminarlo per ricostruire tutto il complesso della distribuzione ed il carterino che e' parte della fusione dei cilindri e delle testate.
Per fare cio' ho utilizzato dei tondini in plastica del diametro adeguato e del plasticard da 2/10, rifacendomi alle illustrazioni del manuale; per quanto riguarda le cinghie ho usato del plasticard recuperato dai comuni piatti "usaegetta", sufficientemente sottile per la riproduzione in scala. Con lo stesso materiale ho riprodotto anche le dentature delle stesse cinghie e delle pulegge di comando degli alberi a camme. Lavori sul basamento: nella Cagiva il motore e' quasi invisibile e la Protar non ha quindi "esagerato" nei dettagli, trascurando alcuni particolari piuttosto importanti (GRRR). Completamente assente lo sfiato superiore dell’olio e molti dettagli della fusione, il filtro dell’olio era appena accennato ed alcune delle giunture dei semicarter non erano riprodotte, ho rifatto il tutto con plasticard e profili Evergreen.
Nella versione prescelta il coperchio della frizione era traforato per il raffreddamento e quindi ho ricostruire il blocco dei dischi ritagliandoli con l’aiuto di un compasso da un foglio di plaslicard da 2/10; ho preferito ricostruire l’intero coperchio poiche' sarebbe stato troppo difficile "svuotare" l’originale. Sul lato frizione ho ricostruito i condotti che portano l'olio al radiatore tenendo presente che l’olio veniva prelevato anche dai coperchietti delle testate. Indispensabile l’autocostruzione del motorino d'avviamento, da inserire nella sua sede nella parte anteriore del basamento. Per la versione che ho scelto iI coperchio dell’accensione andava quasi bene, ho ricavato soltanto l’uscita dei fili dell’impianto nella parte anteriore, ho aggiunto la scritta Ducati (presente solo sui motori da corsa) tagliando delle microscopiche striscioline dal piatto e stuccando il tutto con stucco diluito in acetone. I carburatori sono totalmente autocostruiti, li ho realizzati basandomi sul manuale Dell’Orto; si trattava di due unita' diverse tra di loro (simmetriche) da 41,5mm ricavate dalla Malossi da corpi da 40; i condotti sono realizzati con tubetto Evergreen. Stesso materiale anche per il collettore di scarico 2 in 1 stavolta curvato a caldo prestando molta attenzione all’inevitabile schiacciamento; ho preferito inserire un tubetto piu' sottile all'interno del tubo di scarico vero e proprio; la saldatura e' riprodotta con stucco diluito. Abbastanza facile la verniciatura, il nero semilucido e l'argento opaco (entrambi acrilici Tamiya) erano i colori principali: il nero per il basamento ed i cilindri, l’argento per i pezzi “speciali”, testate e coperchi laterali. I coperchietti delle punterie erano in magnesio quindi ho aggiunto un po’ di marrone all'argento. Alla fine ho applicato un leggero washing per evidenziare i dettagli. Nelle foto si vede il motore finito fissato, a scopo fotografico, su di una riproduzione del carrello abitualmente usato nelle officine Ducati per interventi.
