mercoledì, Aprile 24, 2024

F-84F “Thunderstreak” dal kit Italeri in scala 1/48.


Ed anche questa è fatta! Con questo “Tuono” finisce il mio GB 2011 dedicato alla nostra Aeronautica Militare. Devo confessarvi che inizialmente avevo avuto difficoltà nello scegliere il modello con cui partecipare visto che nessuno mi ispirava; ma effettuando qualche ricerca sul web sui jet appartenuti alla nostra Aeronautica Militare, mi sono imbattuto sull’F-84F “Thunderstreak”. Come cita il sito ufficiale dell’AMI  ““Questo velivolo fu fornito all’Italia in 194 esemplari nel periodo della “guerra fredda”, sostituendo l’F-84G nel ruolo di bombardiere strike dotato di armamento atomico. Per le brillanti prestazioni di volo e per la notevole capacità di carico bellico era considerato il migliore cacciabombardiere dell’epoca al quale i giovani piloti si avvicinavano con un certo timore dovuto anche alla mancanza di una versione biposto da addestramento operativo”.

Un aereo “originale”, una linea nuova per me con quella presa d’aria anteriore e la finitura in Natural Metal di cui erano dotati i nostri esemplari; Quindi, preso dall’entusiasmo del modello e di provare per la prima volta i magnifici colori metallici Alclad, corro in negozio ad ordinare l’unico kit in scala 1/48 che avrebbe soddisfatto tutti i requisiti costruttivi e qualitativi cioè l’ITALERI reinscatolato Kinetic, con numero seriale 2682. Il kit è di buona fattura, ottima plastica, pannellature e rivettature in negativo con incastri che vanno al limite della precisione tranne che per qualche piccolo particolare di cui parleremo più avanti. Libretto d’istruzioni molto esplicativo, con possibilità di fare 5 esemplari grazie al bel foglio decals allegato e naturalmente io scelgo l’esemplare appartenuto al 154° gruppo 6^ Aerobrigata di stanza a Ghedi (BS), col tridente e “diavoletto”.



Si parte subito ad analizzare il cockpit, e qui è inutile stare lì a perdere tempo; chiamata immediata al negoziante di fiducia e ordine perentorio di farmi arrivare il pit dell’Aires n.4461. Qui c’è un po’ da stare attenti perchè  il set in resina monta il seggiolino dedicato alle  versioni  dell’ F-84F-30  di  prima  costruzione  USAF  e  non  per  i  modelli  usati sugli F-84F-55 di fornitura AMI. Qui, non avendo alternativa, l’inserimento della seggiola del kit ITALERI è d’obbligo ma naturalmente qualcosa come al solito devo cambiare visto il confronto con immagini del seat reale. Ho cominciato quindi a lavorarci sopra lisciando prima di tutto ambedue le pareti del telaio per eliminare i fastidiosi particolari in rilievo; poi ho praticato con punta da 1mm i due fori presenti in ambedue i lati e quindi fatti i rivetti (in negativo s’intende) e aggiungendo anche due piccole piastrine agli angoli; si montano poi i cavetti simulati con fili di rame attorno e dietro il telaio. A seguire, ho sezionato lo schienale dalla base per togliere a colpi di carta vetrata lo strano “disegno delle cinghie” e per praticare altre 3 file di incavo perpendicolari a quelli esistenti. Ho ricreato la parte posteriore, la seduta con plasticard e anche il bordo anteriore con l’inserimento di altri piccolissimi dettagli. Altra modifica ha interessato i due poggiapiedi rifatti interamente in plasticard e leggermente più sottili di quelli del kit. Inseriti la parte del poggiatesta e tutto il contorno posteriore di cavi e cavetti, costruiti il tubo dell’ossigeno con cavetto di rame e il cuscino della seduta con milliput, il tutto s’è innescato perfettamente all’interno del pit in resina. Le cinghie sono state usate quelle in fotoincisione del set AIRES. Il tutto sembrerà più realistico.

Per la colorazione della seggiola ho usato gli acrilici Gunze con grigio H317 per il telaio, red Tamiya con aggiunta di giallo e bianco per il poggiatesta, un miscuglio di olive green e khaki per il cuscino e un miscuglio di verdi per le cinghie. Yellow per le maniglie di espulsione. Il tutto drybrushato con nero per ricreare l’effetto di vissuto e “datato”.


Tutto il resto della vasca compreso il pannello strumenti ha subito lo stesso trattamento di colorazione con grigio H317, mentre le consolle laterali e tutti i quadranti degli strumenti sono stati colorati in nero opaco Tamiya. I lavaggi non sono stati fatti per non appesantire ancor di più l’effetto già ricreato col drybrush.


Prima di chiudere la fusoliera si deve intervenire sulla zona dello scarico. Una volta unite le due semiparti che compongono il pezzo che alloggia la ventola, con uno stecchino ho messo piccole gocce di ciano lungo le linee di giunzione (troppo evidenti anche montato) stando attento a non “toccare” le parti in rilievo interne. Poi sempre con lo stecchino ho cercato di “stendere” la ciano in modo che s’asciugasse senza visibili segni di spessore sopra la plastica; successivamente passata di vernice grigia seguita poi da dry in nero e silver…le linee di giunzione erano scomparse. Senza volerlo e sotto un simpatico suggerimento di Valerio (Starfighter84) ho trovato un nuovo metodo “a secco” per le stuccature difficili.  Non bisogna poi dimenticare di inserire dall’interno della fusoliera il tubicino sul lato dx; il kit lo dà chiuso e armato di cutter a punta fine, pazientemente e stando attento, l’ho scavato fino a farlo aperto.


Finito anche questo, elimino i due vani carrello posteriori delle ali per far posto a quelli in resina AIRES 4475. Idem per il vano anteriore. Posso finalmente chiudere le semifusoliere e montare anche le ali, dicendo che a parte qualche energica limatina sui laterali del pit e le due ali che necessitano di stucco, tutto il resto si monta in maniera precisa. Adesso è il momento del vano armi. Qui inserisco il pezzo del kit aggiornato con due aghi (sezionati da due siringhe con attacco azzurro che corrisponde al diametro giusto) a simulare due cannoncini verso l’esterno. Chiuso il portello con una leggera manipolazione (con la ciano ho rischiato di incollarmi le dita insieme al pezzo) ho cercato di fare in modo di montarlo il più corretto possibile onde evitare carteggi pesanti e ripannellature rognose.

Al passo successivo però mi son dovuto fermare! Perchè? Nel mettere la presa d’aria Quickboost  48314, questa mi ha tirato una brutta sorpresa; Non s’incastrava bene col resto della fusoliera. Qui, l’uso di lima e carte vetrate è stato purtroppo necessario.

Superato quest’ultimo ostacolo, m’imbatto in una bella magagnetta: Quale? All’interno della presa d’aria si notano abbastanza bene i fori con i due cannoncini dx e sx, la parte anteriore del pit ed inoltre c’è tanto vuoto del pezzo centrale con le pareti interne.

Visionando foto del modello reale, le pareti interne della presa d’aria sono pannellate verticalmente. Quindi, preso dal prurito alle mani che m’era venuto anche per il calabrone (F-18F dello scorso GB US NAVY), ho cercato di risolvere quella brutta visione interna: preso un rettangolino di plasticard sottile, l’ho sagomato in modo che entrasse perfettamente su tutto il condotto interno e l’ho “rigato” con incisore formando pannellature verticali. Ho eliminato poi tutto il resto del plasticard che usciva con carta vetrata e qualche goccia di ciano per renderla uniforme alla “bocca” della presa d’aria. Ora sì che l’interno è ok!


Adesso tocca ai trasparenti. Nel montare quello dietro il canopy, ecco che m’è uscita n’altra “camurria” (rogna): il cupolotto m’è risultato più basso di 1/2 mm. Quindi, con plasticard ho dovuto colmare lo spessore mancante per portarlo a livello della fuso. Per il blindo vetro invece le cose sono andate meglio; è bastato solamente arricchire l’interno con nastro d’alluminio per simulare i frames con seguenti rivettature in positivo fatte prima di incollarlo.

Mascherati tutti i trasparenti ho dato la prima spruzzatina interna sempre con grigio H327 prima del montaggio definitivo effettuato col Clear Fix Humbrol.

Guardo e riguardo il modello e mi accorgo che manca ancora un bel particolare da ritoccare: gli aerofreni; ….ma è possibile che non riesco proprio a montare un cavolaccio di kit senza complicarmi la vita?! Vabbè, che ci volete fare. Armato di santa pazienza, con punta extra fine di uno spillo, ho “forato” uno ad uno tutti i forellini chiusi presenti sui due pezzi del kit. In controluce l’effetto è molto realistico e non tutti i fori sono visibili perchè all’interno degli aerofreni c’è una piastra di rinforzo che ne copre alcuni, come da originali.


Finito anche questo passaggio, finalmente si arriva alla fase della colorazione. Riviste tutte  imperfezioni e data una lisciatina generale su tutto il modello, procedo a ricoprirlo con nero lucido Humbrol 21; ottima base questa per gli Alclad. Fatto asciugare per benino, passo alla stesura del White Aluminium Alclad 106 per la fusoliera e i serbatoi.

Poi, per differenziare piccoli particolari ho usato il Dark Aluminium 103, senza esagerare visto che i nostri Thunderstreak erano “tinta unica”. Per le piastre attorno ai bordi d’attacco delle ali e sugli aerofreni  è stato spruzzato il Chrome ALCLAD 107. Per la zona dello scarico invece ho spruzzato una miscela di Alclad Aluminium e Jet Exsaust.  Ripulito l’aerografo, lo ricarico con l’Alclad Aluminium 101 per i pozzetti, interni vani carrelli, cerchi ruote e altri accessori. Che dire degli Alclad….sono spettacolari, a parte la puzza (lo smalto delle unghie delle nostre signore puzza di più), non si diluiscono, si spruzzano nà meraviglia e la resa è da fantascienza! Bellissimi! Per la fascia antiriflesso che dal blindo vetro si estende fino alla presa d’aria ho usato l’Olive Drab Tamiya XF-62.


Prima di procedere alla posa delle decals, non mi faccio sfuggire un particolare molto importante. Grazie all’amico forumista Lorenzo (Hornet Fun) che mi ha postato una bella immagine presa dal volume de “I CACCIA DELLA SERIE 80” e da altre foto procuratomi del modello reale, mi accorgo che la forma della decal del kit del tridente è totalmente sbagliata nella forma: più lunga (ricordo che deve partire dall’attacco dell’ala al muso e non come ho visto in diversi modelli in rete da sopra l’ala al muso) e con i rebbi sottili e troppo larghi tra di loro. Quindi, inutile dirlo, mi accingo a rifarlo usando solo nastro Tamiya e taglierino.


Per la tinta da usare, grazie all’informazione presa, spruzzo il Gunze H-327 (corretto leggermente con sole poche gocce di bianco) che corrisponde all’incirca all’ FS 11136, che è la corrispondenza più fedele al Rosso 6, tinta che utilizzava la pattuglia dei Diavoli Rossi per le coccarde, per i fregi e per le insegne di reparto.


Preso dalla mania delle auto-mascherine, mi sono lasciato trasportare nel fare anche tutte le altre coccarde e fregi eliminando le decals; questo per un motivo: il rosso del tridente fatto (più fedele in scala) non combacia assolutamente con quello delle decals che è molto più acceso e spara troppo. Il lavoretto come al solito ha richiesto l’uso di un compasso a taglierino, pazienza e precisione ma alla fine il risultato è stato più soddisfacente.


Passato anche quest’ostacolo, vado controcorrente e cioè passo sugli Alclad il lucido Gunze H-30 per trattare il modello successivamente con i lavaggi ad olio come si fa con gli acrilici. Questo perché ho intenzione di sporcare notevolmente il modello producendo un velo di “vissuto” su tutta la fuso e per spegnere la lucentezza deI White Aluminium, visto che di “tuoni” operativi lucidi in foto non ne ho mai visti. Infatti, una volta asciutto il trasparente e applicate il resto delle decals (quelle poche rimaste) e ancora altra passatina di lucido,  ho steso a pennello e su tutto il modello (serbatoi compresi) una bella miscela ad olio di grigio scurissimo, quasi nero. Passati diversi minuti, con un panno di carta ho cominciato a “togliere” la miscela “picchettando” sul modello; in questo modo si toglie un po’ d’eccesso di colore e quello che rimane crea diversi chiaro/scuro che una volta asciutto forma quel velo di “vissuto” cercato ed ottenuto su quella mimetica metallica.


Per tutti gli altri accessori quali carrelli, portelli, ruote e piloni ed altro, è stato effettuato anche un lavaggio sugli interstizi e pannellature.


Per completare la fase della verniciatura si colora di grigio chiaro la “punta” della deriva con profilo in nero, la parte interna dello scarico in Interior green, la piastra posta sul dorso in Gun Metal e le estremità delle ali e dei piani di coda in rosso H327. Passata generale di semilucido ottenuto con 5 parti di H20 e 5 di H30 Gunze per sigillare il tutto.

Il modello prevede il canopy aperto e gli aerofreni chiusi, scelta quest’ultima dettata dall’effetto ottico e di contrasto del chrome con la fuso. La configurazione invece è formata da soli due serbatoi alari.

Con questo è tutto!

Un ringraziamento particolare và a tutti gli amici di MT che mi hanno seguito e incoraggiato nella realizzazione di questo meraviglioso modello.

Francesco “Bonovox” Miglietta

Ciao e B(u)onomodellismoVox a tutti

 

 

 


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