venerdì, Aprile 19, 2024

Caro vecchio Spillone…. F-104 ASA-M dal Kit Hasegawa in scala 1/72

Sul mitico Starfighter sono stati consumati fiumi di inchiostro. La sua storia è ben nota a tutti gli appassionati di aeronautica, dagli albori della sua progettazione per arrivare fino agli ultimi giorni di una lunghissima carriera. Permettetemi però di spendere qualche parola sulla vita operativa e sull’importanza che il ‘104 ha ricoperto nelle fila della nostra aeronautica… lo sò, non ci posso fare nulla! sono un nostalgico e per me (e penso anche per molti altri), la radiazione di questo magnifico aeroplano ha rappresentato la fine di un epoca.Cenni storici…Alla fine degli anni ’50, alcuni paesi appartenenti alla NATO sentirono il bisogno di ammodernare la propria linea caccia con macchine all’altezza dei nuovi standard. In breve tempo i jet stavano passando dalle velocità subsoniche o al massimo soniche, a velocità supersoniche anche in regime di normale crociera, così, l’Italia sottopose all’ing.Stefanutti una specifica per un caccia che potesse colmare il gap che si era venuto a creare. Dalla richiesta ne nacque uno sfortunato progetto, l’Aerfer Leone, che non andò mai oltre la fase di realizzazione di un solo prototipo. Dopo questo fallimento l’AMI non potè fare altro che affacciarsi sul mercato mondiale, valutando numerose macchine tra le quali il Chance Vought F-8 “Crusader”, l’English Electric “Lightning”, il Convair F-106 “Delta Dart”, il Dassault Mirage IIIc, il Grumman F-11 “Tiger”, il McDonnell F-101 “Voodoo”, l’F-4 “Phantom II”, il North American F-100, il “Super Sabre”, il Northrop F-5 “Freedom Fighter”, il Republic F-105 “Thunderchief”, il Saab 35 “Draken”, il Saunders-Roe SR.53 e il Saunders-Roe SR.177. Alla fine risultò vincitore proprio l’F-104 Starfighter, scelto anche per la concessione da parte della Lockheed della licenza totale di produzione a favore della nostra Fiat-Aeritalia. Il primo velivolo fu consegnato all’Italia il 3 marzo, sulla base di Palmdale in America. Era l’F-104G MM 6501 nc 9998 che, dopo essere stato trasferito in volo nel nostro paese dal Cap.Bonazzi, fu smontato ed usato come modello dalla Fiat per la costruzione su licenza dei 105 esemplari ordinati dall’AMI. Il primo esemplare di realizzazione completamente italiana fu l’MM 6502 che volò per la prima volta il 5 ottobre 1962. Le consegne ai reparti ebbero inizio a partire dallo stesso anno ed i piloti dovettero subito entrare in una “dimensione” di pilotaggio totalmente differente da quella acquisita sino a quel momento. Il 104 era un velivolo da pilotare “by the book”, ovvero rispettando esclusivamente i parametri di peso e velocità imposte dai manuali. Non offriva grandi capacità acrobatiche, tanto meno quando portava con sé carichi esterni, e non perdonava facilmente gli errori commessi ma a suo favore lo Spillone (come è stato sempre affettuosamente chiamato dai nostri equipaggi), vantava un rapporto peso/spinta quasi insuperabile, un rateo di salita eccezionale e delle doti di intercettazione innate. Il passaggio su questa macchina non avvenne di certo con semplicità, infatti le perdite nei primi cinque anni di vita ammontavano già a 24 macchine. Per rimpiazzare gli aerei e per far fronte a nuove esigenze operative dettate dall’evolversi della tecnologia, l’aeronautica militare italiana ordinò altri velivoli all’Aeritalia che, in collaborazione con la stessa Lockheed progettò una nuova versione. L’F-104S (dove la dicitura S stava per “Sparrow”) presentava un motore potenziato, i punti d’attacco per i carichi esterni passavano da 5 a 9, e l’adozione appunto dei nuovi missili aria-aria AIM-7 Sparrow. Di contro l’S perdeva la possibilità di utilizzo del cannone Vulcan, rimosso per far posto ad altre apparecchiature di bordo. Le consegne continuarono almeno fino al 1976 se non addirittura al 1979. In tutto furono costruiti per l’AMI ben 205 F104S, compresa un’ultima tranche di 40 velivoli ordinati a metà degli anni settanta quando già l’USAF schierava gli F15, e i primi prototipi dell’F16 prendevano il volo. Gli F-104 hanno continuato ad essere gli aerei da caccia standard per gli anni a venire e hanno avuto due costosi aggiornamenti successivi, l’ASA e ASA-M (Aggiornamento Sistema d’Arma/modificato). Il primo era destinato ad essere una estensione delle capacità del velivolo, con l’introduzione di nuovi missili e di modalità operative del radar: questo avrebbe dovuto raggiungere portate di circa 50-80 km di scoperta ma secondo i piloti era raro ottenere invece un aggancio oltre i 20-25 (molto al di sotto dello standard degli altri aerei NATO). La funzione doppler del radar Setter consentiva almeno limitate capacità di scoperta di bersagli a quote inferiori, contromisure elettroniche e malfunzionamenti permettendo. Costo complessivo: circa 600 miliardi delle vecchie Lire per 140 aerei. L’ottimizzazione del sistema d’arma è risultato inoltre complesso e così i primi F-104ASA erano allo standard ASA-1, privi ancora del missile ASPIDE, poi introdotto con gli ASA-2 ma non prima del 1991, ovvero circa 15 anni dopo che il missile era entrato in servizio nella marina militare. Il secondo aggiornamento, a sua volta non meno costoso, venne eseguito su pochi velivoli (64) solo per avere una macchina affidabile per alcuni anni in più rispetto alle previsioni, dati i ritardi dell’EFA. Nonostante limitazione e incapacità di adeguarsi ai tempi, il 104 è stato un velivolo importante per la nostra aeronautica. Rimasto in servizio per quasi 50 anni, esso ha ricoperto praticamente ogni ruolo, dalla caccia, alla ricognizione, al bombardamento. Le statistiche parlano di circa un milione di ore di volo sull’F-104 da parte dell’AMI, con 928.000 volate a tutto il 1997 (pari a circa 100 anni consecutivi, ovvero a 70 ore per giorno). La carriera dello spillone è stata senza dubbio di grande spessore ed importanza, ed in generale i piloti che hanno avuto l’onore di pilotarlo ne sono rimasti sempre entusiasti. Uno di essi una volta affermò: “Il 104 è un aereo eccezionale… esuberante per velocità e potenza… ha solo un difetto: non ti lascia il tempo di pensare”.

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Il Modello:

Nella mia vasta collezione di kit che sono accuratamente riposti in cantina…non bastano le dita di una mano per contare quelli dedicati allo Starfighter! Il ‘104 per me rappresenta una sorta di mostro sacro, un amore platonico… ed anche non avendo mai avuto l’onore di volare insieme a lui…in fondo in fondo mi sento un po’ “centoquattrista “ anch’ io. Tutta questa smielata premessa e’ per dire che ho deciso di intraprenderne la sua costruzione solo dopo aver ricevuta la giusta ispirazione: il mio spillone si merita di più che di un semplice montaggio da scatola!Il kit scelto per la realizzazione è quello prodotto dall’Hasegawa in scala 1/72, contraddistinto dal numero di catalogo 1003. Alla prima occhiata salta subito alla vista il fine dettaglio delle pannellature riprodotto in un preciso negativo, e l’ottima fattura del vetrino caratterizzato da una buona trasparenza e sottigliezza della plastica. Le note dolenti arrivano invece dalla cervellotica scomposizione dello stampo che la ditta giapponese riutilizza anche per commercializzare il kit della versione TF sostituendone pochissime parti tra cui la fusoliera. Il nostro lavoro è iniziato reperendo quante più informazioni possibili sul velivolo originale: questa ricerca non ha di certo rappresentato un problema poiché , tra Internet e la vasta pubblicazione, il ‘104 non è sicuramente un soggetto trascurato. A tal proposito ci è tornato molto utile il volume edito dalla Verlinden Pubblications dal titolo Lock-On F-104 G/J. La prima fase del montaggio ha avuto inizio dal cockpit che nel kit è composto da una vasca completa di consolle laterali, il cruscotto, la cloche, il seggiolino e la paratia divisoria che chiude l’abitacolo alle spalle del pilota. Il tutto è stato arricchito dal set di fotoincisioni della Eduard (Codice 72114), dal quale però abbiamo preferito prelevare solo alcuni particolari tra cui la palpebra parasole sopra il pannello strumenti, la struttura dell’Head Up Display, le pedaliere e vari altri piccoli dettagli. Le consolle ed il cruscotto sono rimasti gli originali completati della sola strumentazione realizzata sia a pennello che avvalendoci dell’ausilio delle decals già fornite. Il sedile eiettabile Martin Baker G.Q.7 proposto dall’Hasegawa non mi convinceva molto…. ed alla fine ho optato per la sua sostituzione con quello realizzato dall’Aires (codice 7146), fornito completo delle cinture di sicurezza e delle leve di espulsione foto incise. L’intero abitacolo è stato verniciato in Grey F.S. 36231, la palpebra del cruscotto in Olive Drab F.S. 34088 e la parte superiore del vano avionica (quello alle spalle del pilota) in Extra Dark Sea Grey F.S. 36118. Per ciò che riguarda il Martin Baker, la sua struttura e l’imbottitura superiore è tutta in Flat Black, il cuscino il Olive Drab e le cinture in Dark Tan. L’intero abitacolo è stato poi sottoposto ad un leggero dry brushing e lumeggiatura con colori ad olio per mettere in maggiore risalto i particolari al suo interno. L’unione della fusoliera al tronco di coda deve essere eseguita con molta attenzione allo scopo di far coincidere in modo pressoché perfetto le varie parti. Ciò risulta essere di vitale importanza soprattutto per evitare un eccessivo uso di stucco, (e conseguente sua lisciatura) per lasciare il più possibili intatte le pannellature. Il consiglio che do, è quello di effettuare numerose prove a secco prima dell’incollaggio definitivo, e di usare ove possibile direttamente il ciano acrilico per riempire le fessure che inevitabilmente si verranno a creare. Ricordate poi di dare il caratteristico diedro negativo o angolo di inclinazione alle ali, non vorrete trovarvi un F-104 con due tavoli da ping-pong attaccati alla fusoliera! All’uopo potrete aiutarvi con il disegno che allego in fotografia.

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Prima di chiudere il tronco di coda aprite i due piccoli fori che serviranno al corretto posizionamento delle due pinne ventrali sotto gli aerofreni, ed aggiungete la camera di combustione del propulsore General Electric J79. Prima di incollare e raccordare con dello stucco le varie parti che compongono il canopy, queste sono state immerse in un bagno nella mitica cera per pavimenti Future (per chi ne fosse in possesso) allo scopo di migliorarne la brillantezza ed eliminare la presenza degli anti estetici graffi. Dopo questa operazione il parabrezza e la calotta posteriore sono stati incollati con del Kristal Klear (prima ricordatevi di ricreare lo schermo dell’Head Up Display con una quadratino di acetato), e raccordati con dello stucco ed una buna dose di attenzione per non rovinare tutto! Successivamente il modello è stato lucidato con una passata di pasta abrasiva SBM su tutte le zone precedentemente carteggiate, e ad un lavaggio con acqua e sapone per eliminare i residui di lavorazione. La fase del montaggio è terminata chiudendo la bocca del cannone Vulcan che sugli aggiornamenti ASA-M era stato del tutto rimosso, e verniciando lo spillone con una mano di primer grigia che ha evidenziato gli eventuali difetti di stuccatura. Passiamo ora alla mimetica scelta per la nostra realizzazione: negli ultimi anni di vita anche il ‘104 ricevette la colorazione standard Low-Visibility adottata da tutti i velivoli A.M.I. Fin qui nessun problema, anzi…basta una passata di grigio su tutto il modello ed il gioco è fatto! I dolori arrivano quando si deve far corrispondere un esatto Federal Standard a questo tono. Il riferimento ufficiale per il colore è l’F.S.36280 che purtroppo nessuna ditta che commercializza pigmenti modellistici riproduce con fedeltà. A questo punto mi sono trovato davanti ad una scelta: ricreare il colore mescolando e schiarendolo con altri per ottenere quello originale, o sceglierne uno più simile tra quelli in commercio? Dopo giorni di riflessioni e dubbi amletici sono giunto alla conclusione che il Gunze H-306 (F.S.36270) poteva ovviare benissimo al problema. Infatti, dopo averlo confrontato direttamente sulla mazzetta dei colori Federal Standard (l’unico riferimento a cui mi sento di affidarmi ad occhi chiusi!), esso discostava di pochissimo dall’origina 36280, e poi diciamolo sinceramente: i velivoli veri sono sottoposti ad intemperie di ogni sorta, dalla pioggia al sole cocente, e quindi sfido chiunque ad individuare un colore che poco dopo essere stato applicato dalla fabbrica sbiadisce e cambia anche tonalità. Il cono del radar è in Bianco, ma da un attento studio delle fotografie si può notare come esso non rimanga proprio candido e pulito ed anzi si sporchi diventando una specie di Light Grey da me riprodotto con il Gunze H-324. Il pannello anti riflesso è in Extra Dark Sea Grey H-333, mentre i bordi ed il cono delle prese d’aria sono in Flat Black. Le antenne integrate IFF, UHF e Tacan presenti sul dorso, sotto l’abitacolo e sulla parte terminale della pinna stabilizzatrice centrale sotto il motore sono state dipinte in Sky Gunze H-74, mentre gli interni dei vani carrelli, i portelloni e le gambe di forza sono in Alluminio opaco F.S.37178. Per simulare la sporcizia e dare al mio Starfighter un’aria più “operativa”, ho ripassato tutte le pannellature con un lavaggio a colori ad olio molto diluiti… ottimo per questa operazione il Bruno Van Dyck reperibile in tutti i negozi di Belle Arti. Le decalcomanie, applicate su un fondo di trasparente lucido per migliorarne l’aderenza, sono tratte dal foglio decal della Tauromodel 72572 e l’esemplare da me scelto è il 5-36 (matricola militare 6872) in carico al 23° gruppo del 5° stormo di base a Cervia. Se con la vecchia mimetica Standard Nato gli stencil di manutenzione potevano essere più o meno tralasciati, con la nuova colorazione tutta questa miriade di scritte risaltano ancor di più alla vista. Quindi armatevi del foglio sempre edito dalla Tauromodel con codice 72568, di tanta pazienza e cominciate ad applicare i “simboletti” presenti su quasi tutto il modello. Ovviamente sul velivolo originale tutti questi stencil non sono mai presenti e spesso quelli applicati sono frutto di rifacimenti o modifiche fatte direttamente in loco dagli specialisti. Il consiglio è quello di fare un giusto mix, mettendo solo quelli più importanti, e non correre il rischio di appesantire tutto. Sigillati gli stemmi con una mano di trasparente opaco, ho aggiunto la piccola antenna a lama sotto il cockpit, montato il tettuccio in posizione aperta, verniciato le luci di navigazione (occhio a colorarle nel giusta posizione)… e mi sono finalmente goduto il risultato finale!

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5 Comments

  1. Bell’articolo, sto proprio pensando di fare il mio F104S 1:72 della ESCI e leggere questo tuo scritto prima ancora di iniziare mi può servire.
    Grazie.
    Silvio

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