venerdì, Marzo 29, 2024

Beechcraft C-45 Expeditor… in arte “BICI”! dal Kit Piooner2 in scala 1/72

LA STORIA

La storia del Beech Model 18, ha inizio il 15 gennaio 1937, quando, sull’aeroporto di Whichita nel Kansas, presero il via i collaudi in volo di un aereo, che nella propria categoria, avrebbe portato ad una radicale rivoluzione nel trasporto leggero, executive ed aerotaxi, fino allora conosciuto. Questo piccolo bimotore statunitense è di diritto entrato nella storia dell’aviazione, diventandone una vera pietra miliare, secondo forse, per diffusione e diversità d’impieghi, al leggendario Douglas C-47 Dakota. Progettato da Walter H. Beech, l’Expeditor era ispirato all’idea di fornire alle aviolinee ed ad altri operatori civili, un velivolo moderno, comodo, dalle brillanti prestazioni e, quello che più conta, sicuro. Ne scaturì un bimotore da 6-8 posti interamente metallico ed a carrello retrattile, talmente efficiente che la sua produzione si sarebbe esaurita solamente dopo 32 anni, con non meno di 7.020 esemplari costruiti in cinquanta differenti versioni. Nell’Aeronautica Militare Italiana, il C-45 era conosciuto come “bici”, un’italianizzazione del marchio di fabbrica Beech, abbreviazione di Beechcraft, ma anche chiaro riferimento al famoso mezzo da trasporto a due ruote, al quale poteva essere paragonato per la facilità di condotta e per l’economicità d’impiego. L’aereo fece la sua comparsa nelle file della nostra aeronautica, in un periodo storico particolarmente delicato. La ripresa post bellica stentava ad affermarsi e l’intera nazione così come le Forze Armate attraversavano momenti di grave difficoltà. In particolare l’Aeronautica, uscita dalla guerra in condizioni disastrose, si vedeva costretta ad utilizzare velivoli reduci dal duro conflitto, che solo grazie ai miracoli degli specialisti, potevano essere ancora portati in volo. Uno dei settori più colpiti era quello dei trasporti e collegamento, nel quale erano ancora impiegati gli SM.79, i Martin Baltimore, opportunamente modificati, e qualche Caproni 313. Per far fronte a tal emergenza, nel 1948 l’Aeronautica acquistò un notevole lotto di velivoli considerati in surplus dagli alleati. Tra questi vi erano numerosi esemplari di Beech C-45, che andarono ad incrementare le esauste linee di volo dei reparti da trasporto e collegamento. Complessivamente entrarono in servizio 124 “Expeditor”, di cui 59 acquistati a prezzo simbolico tra quelli accantonati dall’USAF sull’aeroporto tedesco d’Oberffaffenhofen, nelle vicinanze di Monaco, ed i rimanenti ceduti gratuitamente dal governo USA, a causa delle loro pessime condizioni. E’ interessante ricordare come per gli americani, i primi avrebbero potuto volare al massimo per altri due o tre anni, mentre i secondi erano da considerarsi dei veri e propri rottami. Ebbene, questi “rottami”, grazie alla proverbiale bravura dei nostri meccanici, serviranno con le coccarde tricolori esattamente per trent’anni, volando infaticabilmente dal 1949 al 1979. Il C-45 equipaggiò il 46° Stormo Trasporti, la Scuola Plurimotori, i Centri Addestramento al Volo (CAV), il Reparto Stato Maggiore e perfino il Comando Aeronautico Somalia operante nell’ambito dell’AFIS (Amministrazione Fiduciaria Italiana in Somalia). Alcuni esemplari furono inoltre adattati per svolgere missioni d’aerofotogrammetria e aerocoperazione con modifiche che prevedevano tra l’altro, l’installazione di un muso sfinestrato e di un sistema di puntamento simile a quello un tempo usato sugli SM.79. Saranno proprio questi bimotori tra gli ultimi “bici” a volare con le insegne dell’AMI. Come già accennato in precedenza, per trent’anni il C-45 è stata una sagoma familiare su tutti gli aeroporti italiani, prima come aereo da trasporto e da addestramento, poi come cavallo da battaglia per le squadriglie collegamento. Un’attività questa, che pur silenziosa e sconosciuta, ha permesso all’aereo di lasciare un ottimo ricordo di se in tutti colori che hanno avuto il piacere di conoscerlo e volarvi.

IL MODELLO:

E’ proprio a ricordo di questo stupendo bimotore, che ho intrapreso la ricostruzione modellistica dell’Expeditor. Per affrontare questa fatica, potevo disporre sia del kit della Rareplanes, sia quello della Pioneer 2, entrambi nella riduzione in scala 1/72. La scelta è caduta sulla seconda scatola, non perché la prima sia un vacuform con tutte le problematiche costruttive che un tale kit comporta, ma perché il modello della Pioneer permette, con poche e semplici modifiche alla portata di ognuno, la realizzazione di uno dei velivoli in dotazione all’Aeronautica Militare Italiana. Contraddistinto dal numero di catalogo 4-40003, il modello si compone di tre stampate di plastica grigio scura per un totale di 43 pezzi, più un’ulteriore stampata riservata ai tredici trasparenti. Buona la riduzione in scala e ben rappresentate le linee generali del velivolo reale, con l’unica pecca di un dettaglio di superficie in un negativo piuttosto marcato e profondo. Il montaggio non presenta difficoltà insormontabili, ma è essenziale dotarsi di un’abbondante documentazione (fortunatamente la libreria aeronautica non lesina argomenti in merito), dalla quale scegliere il soggetto che si desidera realizzare.

IL MONTAGGIO:

La fase operativa vera e propria, ha avuto ovviamente inizio con gli interni, dedicando la maggiore attenzione all’abitacolo. Quest’ultimo non è ricco di dettagli, e pertanto ho provveduto al suo miglioramento cercando di aggiungere il maggior numero di particolari possibile, senza però esagerare poiché, una volta unite le fusoliere, gran parte del lavoro svolto scomparirà in pratica dalla vista. Nel mio caso, mi sono limitato a rimuovere il cruscotto esistente, ed a sostituirlo con un altro autocostruito con del plasticard, e nello stesso tempo, utilizzando un centimetro di “strip” dell’Evergreen da .080 X .080, debitamente smussata da un lato per darle la giusta inclinazione, ci siamo ricavati la piantana strumenti centrale, del tutto assente nel modello. Sulla stessa ho poi applicato le varie manette, usando l’insostituibile sprue stirato a caldo. Dopo aver arricchito i sedili con le immancabili cinture di sicurezza sfruttando del nastro da carrozzeria, e messo insieme il tutto, ho dipinto l’intero abitacolo in Grigio Mare Medio, utilizzando il colore della Testors numero 1721. Unica eccezione, il cruscotto, la consolles centrale e i volantini, in Nero Opaco Gunze H12 e l’imbottitura dei seggiolini nel classico Olive Drab. La relativa strumentazione è stata ricavata con decals provenienti da altre scatole di montaggio adattate a hoc. Per quanto riguarda la parte posteriore della cabina di pilotaggio, quella del vano passeggeri per intenderci, ho ritenuto non necessario dover apportare alcuna modifica, poiché, ancor più dell’abitacolo, questa zona è completamente preclusa alla vista a lavoro ultimato. Conclusa la fase interni, ho rivolto l’attenzione alle due semifusoliere, che necessitano d’alcune modifiche da apportare prima della loro unione. La prima riguarda l’eliminazione del primo finestrino circolare della semifusoliera destra, partendo dalla coda, non presente sui velivoli italiani, e la seconda, la creazione delle due sfinestrature sul cielo cabina. La prima modifica è stata ottenuta stuccando semplicemente il foro presente dopo aver applicato allo stesso l’apposito trasparente in dotazione, mentre l’apertura dei due finestrini è stata effettuata utilizzando il trapanino elettrico e facendo molta attenzione, dovendo lavorare a mano libera, per non trasformare una normale sfinestratura in una gigantesca voragine. Essenziale in questa fase una buona dose di calma, una bella tazza di camomilla aiuta molto, ed un continuo ed attento riscontro della documentazione in possesso. Dove si è riscontrata un minimo di difficoltà, è stato nell’unione delle due semifusoliere a causa di un loro leggero svergolamento, prontamente risolto con una buona dose d’Attak, ed un energico serraggio con mollette da bucato. Al contrario il montaggio delle semiali non ha creato problemi di sorta, così come il piano di coda orizzontale, che è però risultato leggermente sottodimensionato rispetto al proprio incasso. In questo caso siamo intervenuti riempiendo la profonda fessura con pezzi di plasticard, e raccordando il tutto con una generosa quantità di stucco. Si è approfittato di questa fase per stuccare tutte le altre linee di giunzione, quali in particolare quella lungo le due semifusoliere e l’attacco ali-fusoliera, sfruttando il susseguente lavoro di carteggiatura, anche per ridurre il dettaglio di superficie, che, come accennato in precedenza, risulta troppo profondo.

Il resto dell’assemblaggio è stato dedicato all’applicazione dei rimanenti dettagli. Per ciò che riguarda i motori (due radiali Pratt & Whitney R-985 “Wasp Junior” da 455 cavalli), scartati quelli presenti nel modello, si è provveduto a sostituirli con quelli in metallo dell’Aeroclub, codice EP012, d’ottima fattura e ben realizzati. Ho dovuto solamente adattarli alle rispettive nache, riducendone leggermente il diametro con colpi di lima. Autocostruiti invece i due inesistenti scarichi motore recuperando, dal nostro magazzino pezzi, quelli di uno Junker Ju.52, che, dopo essere stati modificati, sono stati inseriti negli scassi preventivamente realizzate sulle facce esterne delle nache. La vetratura dell’abitacolo mi ha portato via del tempo prezioso, dovendo lavorare di stucco per raccordarla alla fusoliera. Ho dovuto, infatti, levigare il tutto con estrema attenzione e precisione per non provocare danni irreparabili al trasparente, nonostante la schermatura di protezione che avevamo applicato allo stesso. Dopo aver montato i due piani di coda verticali, sono passato alla delicata fase della verniciatura, precedendola da un accurato lavaggio del modello, operazione necessaria per eliminare impurità e residui di lavorazione su tutte le superfici. I C-45, nella loro trentennale attività nelle file dell’Aeronautica Militare, hanno “vestito” diversi schemi di colorazione, che andavano da quello interamente in metallo naturale del primo periodo d’impiego, a quello con superfici superiori bianche ed inferiori in alluminio del secondo periodo, per finire a quello dell’ultimo periodo, con ancora le superfici superiori bianche ma con tutte le altre in grigio mare medio.

L’esemplare da me realizzato è un “bici” Matricola Militare 61652 in dotazione al Reparto Volo Stato Maggiore di base a Ciampino nel 1961. La colorazione è quella del primo periodo, cioè interamente in Metallo Naturale, con zone antiriflesso (superficie antistante l’abitacolo e facce interne delle nache), e parte dei bordi d’entrata dei due piani verticali di coda in nero opaco. Se a prima vista questa colorazione può sembrare di facile attuazione, all’atto pratico non lo è assolutamente a causa proprio del colore usato, l’argento, che prevede un’accurata preparazione delle superfici da verniciare. E’ indispensabile, infatti, che la mano di fondo sia pressoché perfetta e che non vi siano tracce delle stuccature effettuate durante il montaggio. Per quanto riguarda il metallo naturale, si è utilizzato il Silver della Testors (Codice 1146) schiarito al 40% con l’Insigna White della medesima ditta, spruzzato sul modello in più mani, leggermente più dense di volta i volta, mentre le altre zone sono state realizzate con il Flat Black. Per le due ogive ho usato l’Insigna Red e lo stesso nero appena citato per le eliche ed i pneumatici. Ad essiccatura avvenuta una prima mano di trasparente lucido, mi è servita per preparare il modello all’ultima fase del montaggio: il posizionamento delle decals. Quest’ultime provengono dall’ottimo foglio della Tauromodel AMI Insigna numero 72-547, dedicato sia al C-45, sia al Douglas DC-6, grazie al quale è possibile realizzare vari esemplari dell’aereo in oggetto, tra cui ovviamente il nostro SM-28. Le decals sono veramente ben fatte e dall’ottimo potere adesivo, e l’unico mio accorgimento, è stato quello di rimuovere il supporto trasparente, per evitare che lo stesso risultasse visibile, data la particolare colorazione, dopo la loro applicazione. Una seconda leggera mano di trasparente lucido, il montaggio degli ultimi particolari quali, le due antennine sul dorso della fusoliera, i pneumatici e le eliche, la realizzazione dei trasparenti dei finestrini con il Kristal Klear e finalmente la riproduzione di un altro mito della storia dell’aviazione poteva considerarsi terminata. Un’ultima annotazione riguarda le eliche Hamilton Standard 2D.30, da me sostituite con quelle in metallo dell’Aeroclub, decisamente migliori delle due fornite nel kit, e le relative ogive cannibalizzate dal modello della Rare Planes.

TABELLA RIFERIMENTO COLORI:

Colore

F.S. 595° Humbrol Molak Xtracolor Gunze Testors
Medium S.G. 35237 145 35237 H 337 1721
Insigna White 17875 22 1 X 141

H 1

1768

Insigna Red

31136 153 M 7 X 31 H 327 1705
Olive Drab 34088 155 34087 X 11 H 304 1711

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2 Comments

  1. Il muso del C-45 Pioneer è sbagliato,essendo troppo corto e tendente a puntare in basso. Anche le ruote e le gambe del carrello sono sottodimensionate. SM28 aveva il solito radome compass che in ambito modellistico è sostituibile con quello del T-6 Heller/Revell .

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