giovedì, Aprile 25, 2024

The Big Tailed Beast – SB2C-4 Helldiver dal kit Academy in scala 1/72.

Mi reputo un modellista “alla buona”; non bado molto al dettaglio del kit, mi basta che esso presenti delle pannellature in negativo . La mancanza di particolari, invece che frenarmi, stimola la voglia di crearne arrangiandomi con quello che ho. Per una volta,però, mi sono tolto lo sfizio di mettere mano ad un kit che, di per sé, non meriterebbe alcuna aggiunta : l’SB2C helldiver Special Edition dell’Academy ( “ Special” perché al suo interno include flaps in fotoincisione e mascherine per canopy della Eduard, e decal Cartograph).

Lavorandoci ho potuto constatare l’ottima qualità degli incastri che, insieme alle pannellature finemente incise, lo rendono davvero un ottimo kit. Come però vedrete in seguito ( non vi anticipo niente!) il gene dello “scratchbuilder”  non se ne sta mai  lì seduto in disparte a girarsi i pollici! Alla fine qualcosa da modificare/migliorare l’ho comunque trovato …

Motore:

Come al solito si comincia dal motore. E come al solito, si aggiungono i fili delle candele realizzati con del filo di rame elettrico…con un po’ di pazienza e attack gel (consigliato per i metalli), tutto va al proprio posto.

motore

Cockpit:

Osservando i pezzi che compongono l’abitacolo, l’occhio mi è caduto sulla mitragliatrice di coda che è davvero brutta! Ovviamente ho deciso di ricostruire anche lei; ho subito sostituito le canne con un ago ipodermico da siringa opportunamente tagliato. In seguito ho voluto aggiungere anche il rivestimento esterno che dissipa il calore con il seguente metodo: ho ritagliato un rettangolino di opportuna misura da una lastra di lamierino in rame e poi l’ho avvolto intorno l’ago. Dopo, molto delicatamente ho forato il cilindro con un trapanino elettrico.Non avendo punte abbastanza piccole, mi sono arrangiato montando sul mandrino la punta di uno spillo che ha svolto perfettamente il lavoro.

canne1

Il risultato finale non è perfetto ma, considerando la scala, rende bene l’idea.

Archiviata la mitragliatrice ,ho notato un particolare interessante di questo aereo: la parte posteriore  dell’abitacolo del navigatore/operatore radio poteva essere “collassata” per rendere operativa la mitragliatice. Il kit, ovviamente, la dava stampata in posizione completamente chiusa e, da qui, l’idea di tagliare via parte della fusoliera e rendere ancor più particolare il mio Helldiver. Per prima cosa ho asportato tutta la zona “pieghevole” aiutandomi con la lama di un taglierino nuova e affilata. L’unico pezzo che ho conservato è stata la base della deriva …il resto, via! Per ricostruire parte degli interni mi sono servito dei pezzi originali asportati da cui ho, soprattutto, ricavato le misure. Tutto il resto lo si ricostruisce con  Plasticard e tanta pazienza!

taglio1

taglio2

taglio3

Per giungere al risultato che vedete non ho fatto nessuno strano calcolo. Solo una continua opera di prove a secco e modifiche finché tutti i pezzi autocostruiti non hanno assunto gli giusti ingombri e sono stati incollati nelle loro posizioni definitive.
Non so voi, ma secondo me con quella sezione di fusoliera in posizione aperta l’aereo assume un aria molto più accattivante… cosa non da poco perché, diciamocelo, aereodinamicamente parlando l’Helldiver non è proprio il massimo! A riprova di quanto ho affermato, vi invito ad cercare i nomignoli con cui i suoi piloti lo epitetarono! Ad esempio, utilizzando le lettere “SB2C”… vabbè, meglio soprassedere ed evitare di scrivere frasi poco consone per uno spazio “pubblico” come quello di Modeling Time! Di certo, il cugino SBD  Dauntless se l’è cavata molto meglio con  “Slow But Deadly”!

Andiamo avanti… molti di voi non sapranno che tra il cockpit del pilota e la postazione del mitragliere vi era alloggiato un capiente serbatoio per il carburante. Anche se a modello finito questa “tanica” non sarà poi così visibile, ho deciso comunque di riprodurla utilizzando tante “fettine” di Plasticard incollate (con Attack) l’una sopra l’altra e poi stuccate e limate per fargli assumere la forma voluta. Il tocco finale è stata l’aggiunta di alcuni fili di rame atti a simulare le varie tubazioni del sistema d’alimentazione.

fuel tank

interni5

Ho deciso di ricreare ed aggiungereanche  il canotto di salvataggio alloggiato sotto al canopy della postazione radio:

canotto

Inoltre ho cercato di migliorare i travetti esterni delle bombe simulandone i braccetti di supporto con il solito filo di rame.

ganci

Fatto ciò non c’è altro da aggiungere. Il resto degli interni proposto dal kit è di ottima fattura e basterà riprodurre le cinture di sicurezza del seggiolino con la carta stagnola per completarlo.

interni2

interni3

interni1

internivern1

Con il cockpit praticamente completato, le mie attenzioni si sono rivolte alla “pancia” del modello.

Vani carrello:

Per prima cosa ho rimosso le centinature già presenti e le ho ricostruite con del Plasticard poiché quelle originali erano decisamente approssimative e fuori scala. Inoltre esse sono state forate per riprodurre i classici fori di alleggerimento e, al loro interno, ho fatto passare qualche tubazione idraulica.

carrelli

Vano bombe:

Qui poco da dire, basta aggiungere qualche tubicino idraulico ai lati del vano ma, per il resto, il dettaglio è ottimo.

12

Dopo aver combattuto per ore con Plasticard e fili di rame non ho più scuse: bisogna prepararsi ad assemblare tutto e verniciare. Per quanto riguarda il montaggio, non ho nulla da segnalare. Tutto procede senza intoppi  e lo stampo dà ancora una volta prova della sua ottima fattura. Prima di incollare le ali alla fusoliera ho rimosso i flap e preparato le sedi per ricevere le nuove superfici di governo in fotoincisione della Eduard.

flap1

flap2

montato

Verniciatura:

Precedentemente all’inizio della verniciatura vera e propria, ho eseguito la classica tecnica del pre-shading con un grigio molto scuro.

preshading

Inoltre, dopo alcune prove, mi sono reso conto che le insegne identificative della portaerei su cui il velivolo era basato (il mio Helldiver era imbarcato sulla U.S.S. Essex e presentava due “triangoli” contrapposti sull’impennaggio e sulle superfici alari) erano molto sovradimensionate. Scartate, quindi, le decalcomanie fornite dalla Academy, ho deciso di riprodurre questi “markings” verniciandoli direttamente sul modello.

mask

mask2

Per quanto riguarda i colori:

  • Il blu più chiaro (l’intermediate) è un Tamiya XF 18 Medium Blue.
  • Per quello più ho optato per un mix di Gunze H55 (5 gocce) + H35 (3 gocce).
  • Il bianco delle superfici inferiori è il Flat White Tamiya.

Ho iniziato ad aerografare il bianco opaco della “pancia” per poi passare all’Intermediate Blue ancora sulle superfici inferiori e su parte della fusoliera. Infine il blu scuro sul resto della fusoliera e delle superfici superiori della ali e dei piani di coda. Tutte le mascherature sono state eseguite con “salsicciotti” di Patafix grazie ai quali ho ottenuto dei bordi leggermente sfumati e perfettamente in scala.

colorebase2

colorebase1

Passiamo ora ad una delle fasi più divertenti… quella degli “effetti speciali”!

In altre parole, il postshading. Tutti i colori di base della mimetica sono stati schiariti con del bianco e poi stesi nelle zone centrali dei pannelli, o comunque in quelle più colpite dal sole o soggette ad usura. Fondamentale per questa fase è indispensabile basarsi su foto del velivolo reale… la documentazione è oltremodo importante.

postshading2

postshading1

postshading3

Il tutto si conclude con le solite fasi rituali: mano di trasparente lucido, applicazione delle decalcomanie ed ulteriore mano di lucido per sigillarle. Successivamente ho riprodotto alcune scrostature con un  grigio metallizzato ed ho proceduto con i lavaggi ad olio per mettere in risalto le pannellature. L’opaco finale ha donato la giusta finitura al mio Helldiver, continuamente insidiato dalla salsedine e provato dai duri combattimenti nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale.

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E qui concludo. Come al solito,spero di non avervi annoiato troppo e vi invito a visitare il Work In Progress completo sul Forum di MT. E magari già che ci siete fatevi un giro tra gli altri topic, sono sicuro rimarrete colpiti dallo splendido clima di amicizia.

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Infine, un ringraziamento speciale va a tutti i membri della community : se oggi sono in grado di mettere insieme due pezzi di plastica e verniciarli, lo devo principalmente a loro!

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Saluti,e al prossimo modello!

Leonardo “Thunderjet”.

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2 Comments

  1. Ho riletto con piacere la “storia” di questo bel modello Leo, in un articolo che rende merito alle tue innate capacità di scratchbuilder. Ancora complimenti!
    Guido

  2. Ottimo lavoro, considerata la scala e il soggetto, sei stato veramente bravo. Il lavoro di verniciatura è notevole … avrei detto che era in scala 1:48. Ancora complimenti.

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