venerdì, Aprile 19, 2024

Il Flanker Navale: Sukhoi SU-33 dal kit Kinetic in scala 1/48.

Dagli inizi degli anni 60’, fino ad arrivare alla fine degli anni ’90, la marina militare russa (Voenno-morskoj flot) fu alla costante ricerca di velivoli al fine di disporre di una valida e versatile aviazione imbarcata. I progettisti si concentrarono sulla formula VTOL (Vertical Take Off & Landing) dando alla luce velivoli come lo Yak-36, lo Yak-38 e, successivamente, lo Yak-141. Dei tre progetti l’unico che ebbe una limitata vita operativa fu proprio lo Yak-38 Forger, macchina complessa sia nel pilotaggio, sia nella manutenzione. Visti gli insuccessi, i vertici della marina russa ripiegarono infine su aeroplani convenzionali da utilizzare con un sistema di lancio “Skyjump”, del tutto identico a quello già in uso presso la flotta inglese sulla portaerei HMS Illustrious.

Vennero fatti diversi test con aerei già in linea nell’aeronautica e tra questi i prescelti risultarono il Su-27, il Mig-27 e il Mig-29 modificati e attrezzati per le operazioni imbarcate (le versioni furono denominate con il suffisso “K”). Il Mig-27 fu scartato quasi immediatamente, mentre il Mig-29 risultò meno adatto a causa dell’inviluppo di volo sfavorevole durante gli appontaggi. Alla fine il vincitore fu il Flanker e l’OKB Sukhoi fu incaricato di svilupparne la variante definitiva imbarcata.

Il “nuovo” aereo, denominato SU-33, atterrò per la prima volta nel 1995 sulla Admiral Kuznetsov, a quasi dieci anni dalla specifica del progetto.

Il Flanker navalizzato fu formalmente accettato anche se evidenziava diversi punti negativi: le dimensioni tutt’altro che compatte rendevano le operazioni sul ponte molto complicate e, data l’esigua corsa per il decollo, il carico pagante per gli ordigni e missili era di gran lunga inferiore rispetto alle controparti occidentali. Inoltre il meccanismo di ripiegamento delle ali, troppo leggero e insufficiente, obbligava gli specialisti ad aiutarsi pericolosamente con delle scalette, oppure ad andare fisicamente sul dorso dell’aereo, per spingere le superfici in posizione estesa.

Per questo e altri problemi minori il numero di SU-33 prodotti fu di appena 35 esemplari, di cui poco più della metà sono normalmente disponibili ed efficienti. Per uno strano scherzo del destino i caccia imbarcati verranno sostituiti a partire dal 2018/20 dai Mig-29K, competitor precedentemente sconfitto.

Il Work In Progress completo lo trovate CLICCANDO QUI!

Il modello:

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte cybermodeler.com/

Il SU-33 mi ha sempre colpito… vuoi per la presenza dei canard, vuoi per la possibilità di farlo tutto chiuso in configurazione da stivaggio, vuoi per le dimensioni importanti che esso ha… insomma, è uno dei soggetti che occupava i primi posti nella mia wishlist modellistica!

Quando ebbi notizia che la Kinetic stava collaborando con la Zactomodel per commercializzarne un kit nella scala del quarto di pollice, non stavo più nella pelle! Ho acquistato la scatola di montaggio appena fece la sua apparizione nei negozi specializzati italiani constatando, sin da subito, alcuni problemi di fitting dei vari pezzi. Un po’ scoraggiato, decisi di attendere prima di iniziare il montaggio. Dopo qualche mese, e con ritrovata voglia, ho finalmente posto questo Flanker navale sul mio banco di lavoro. Il modello è stato corredato da alcuni aftermarket:

  • Pilota navale Russo AereoBonus (AB-480066).
  • Scaletta e tacchi NH Detail (A48001).
  • Set fotoincisioni Eduard per il cockpit (FE778).
  • Set mascherine Eduard (EX521).
  • Airbrush Camo Mask della J’s Work (PPA5154).

Le fotoincisioni provenienti dal set FE778 sono pre-colorate; molto comode e pratiche da utilizzare, ma disastrose quando si tratta di trovare il giusto mix di vernici per simulare il tono che la Eduard ha usato per rifinirle! Alla fine, dopo qualche alchimia, sono riuscito a trovare una miscela abbastanza fedele:

  • Gunze H-307 + Gunze H-308 in eguale misura più una goccia di H-25.

Il cockpit, grazie anche all’accessorio della ditta ceca, si assembla con poca fatica e in men che non si dica è pronto e completo. Archiviato questo primo compito mi sono dedicato alle prese d’aria ed al primo stadio del compressore.  Durante le prove a secco, che consiglio vivamente di effettuare scrupolosamente, è emerso che il condotto sinistro risulta più corto di circa 0.5 millimetri rispetto al destro. Per correggere il problema ho applicato uno spessore di Plasticard nell’intake interessato evitando, così, un vistoso disallineamento delle parti.

Ho quindi dettagliato la sonda del rifornimento in volo e il suo vano.

Anche il radome, purtroppo, soffre di qualche imprecisione dimensionale. Il suo diametro, infatti, è leggermente inferiore rispetto a quello della fusoliera e questo difetto crea un fastidioso scalino quando si accostano i due elementi. La soluzione più ovvia è quella di riempire le giunzioni di stucco o colla cianacrilica e carteggiare rischiando di perdere quasi tutto il bel dettaglio stampato sulla plastica. Personalmente ho adottato un approccio più complicato ma, sicuramente, di maggiore effetto: scaldare il muso ad una temperatura di circa 60° mediante un asciugacapelli e allargare la circonferenza stando ben attento a non deformare nulla. Ovviamente un minimo di stucco è stato necessario… ho steso un leggerissimo strato di Mr.Surfacer 500 che ho, successivamente, lisciato velocemente con carta abrasiva 1500.

Le gondole dei motori sono tra gli elementi più caratteristici dei Flanker. Esse sono lasciate in metallo naturale e presentano una miriade di sfumature dovute allo stress termico che esse subiscono. Prima di mettere mano all’aerografo e alle vernici ho recuperato in rete il maggior numero di foto del velivolo reale; dopo averle studiate attentamente ho scelto di riprodurre una “cottura” anomala apparsa proprio sul soggetto che volevo riprodurre, l’88 rosso. Una delle placche che compongono il rivestimento metallico, infatti, era stata sostituita con un’altra di una lega leggermente diversa; essa a contatto con il calore non presentava il blu classico da surriscaldamento, ma assumeva un tono arancione.

Ma prima di riprodurre tutto ciò bisogna stendere i metallizzati di base:

  • Pre shading nero molto “generoso” per creare delle ombre.

  • Steel Alclad come fondo.

  • Jet Exhaust (Mr.Paint) dato a bande trasversali per simulare le parti più scure delle centine su cui si avvitano le piastre.

  • Con un mix di Titanium Gold e Duralluminium Alclad ho ricreato il colore principale.

  • Infine con un mix (50/50) di Durallluminium e White Alluminium ho verniciato i pannelli centrali sia sopra, sia sotto.

Per l’effetto della cottura ho utilizzato delle polveri e pigmenti (blu e marroni) provenienti dai weathering set Tamiya. Una buona mano di trasparente opaco H-20 Gunze ha concluso le operazioni.

Prima della fase di verniciatura ho terminato il seggiolino, l’Head Up Display (HUD)e mi sono dedicato al carrello anteriore, aggiungendo dei cavetti per renderlo il più verosimile.

Verniciatura e decal:

 

La verniciatura ha avuto inizio dal tono più scuro della complessa mimetica, per poi giungere al colore finale più chiaro. Le vernici che ho utilizzato provengono dalla linea Mr.Paint e si rifanno ai toni utilizzati per la riverniciatura dell’intera flotta avvenuta tra il 2013-2015. Esse hanno codici MPR 199,200,201 (Blu, Blu scuro, grigio chiaro).

La separazione dei colori è avvenuta, come anticipato all’inizio dell’articolo, tramite le mascherine della J’s Work… estremamente comode e funzionali ma, purtroppo, errate! Dovete tenete presente che il disegno proposto nelle istruzioni è sbagliato e rappresenta i colori dello schema invertiti. È necessario, quindi, aiutarsi con la documentazione e le immagini dell’esemplare che si vuole riprodurre onde evitare di cadere in errori grossolani. C’è comunque da dire che i riferimenti stampati direttamente sulle maschere sono corretti… insomma, il produttore ha combinato qualche pasticcio in fase di impaginazione.

Per concludere il lavoro sui propulsori ho messo mano anche agli scarichi, dipinti con il Duralluminium più Dark Alluminium Alclad (miscelati al 50/50) e lo Steel, sempre Alclad, per la parte più scura (anche in questo caso ho applicato della polvere blu per simulare l’effetto del calore).

Quindi ho riprodotto le varie zone in anticorodal (una particolare lega anti corrosione) sui bordi di attacco delle derive, piani di coda e canard con il White Alluminium Alclad, e i dielettrici con il bianco opaco Tamiya.

I cerchioni degli pneumatici sono in verde scuro FS 34092 (Gunze H-302) ma sono stati oggetto di un pesante dry brush in verde chiaro per lumeggiarli e metterne in risalto i dettagli.

Giunto a questa fase ho steso su tutto il modello tre o quattro mani ben diluite di trasparente lucido X-22 Tamiya per poter applicare, su tutti i pannelli, il Dark Wash della MIG. Due ulteriori passate di clear hanno preparato il fondo per le decalcomanie.

A proposito di quest’ultime: quelle fornite nel kit hanno gli stencil di manutenzione incompleti (ne mancano davvero tanti all’appello) ma dato che ancora non esistono fogli aftermarket per questo soggetto, mi sono dovuto accontentare.

In ogni caso le insegne sono di buona qualità ed hanno un ottimo potere adesivo. Come sempre Kinetic non delude mai da questo punto di vista!

Armamento e basetta finale:

La configurazione che ho scelto per il mio Flanker è una di quelle maggiormente adottate: quattro missili aria/aria di cui due R-27 (A/A-10 Alamo nel codice NATO) e due R-73 (A/A-11 Archer nel codice NATO), praticamente il massimo carico da intercettazione per i SU-33 quando sono imbarcati.

La basetta è una di quelle pre stampate presenti nel catalogo della Coastal Kit e rappresenta una sezione del ponte della Kuznetsov. L’ho completata aggiungendo i tacchi per le ruote e il figurino del pilota russo con la sua tuta arancione.

Conclusioni: 

Da un kit prodotto nel 2015, e dal costo non indifferente, mi sarei aspettato di più. Alcuni ritiri e molti segni degli estrattori posti in punti troppo vistosi contribuiscono a rendere il giudizio finale abbastanza negativo, ma è anche vero che lo stampo ha un dettaglio e una finezza delle incisioni davvero ragguardevole. In ogni caso consiglio questo Flanker solo ai modellisti con buona esperienza e manualità… alcuni passaggi durante le fasi del montaggio metteranno a dura prova la vostra pazienza.

Grazie per aver letto il mio resoconto! Buon modellismo a tutti – Jacopo Ferrari.

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1 Comment

  1. Be per un profano come me le spiegazioni sono ottime e mi saranno d’aiuto per fare il modello grazie e buona Pasqua
    Dante

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