giovedì, Aprile 25, 2024

Star Wars – Cloud Car – Modello autocostruito.

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Fan della prima trilogia di Star Wars e patito dell’autocostruzione decisi di realizzare un modello della serie in questo modo.

La scelta è caduta sulla twin pod cloud car dal film “L’impero colpisce ancora “. L’ho scelta per la sua semplicità di forme, per il design un pò retrò e perchè sono stato attratto dal fatto che è l’unico mezzo “colorato” in un universo di astronavi bianche e grige. Senza contare che è uno dei pochi modelli inesistenti ( fino ad ora ) sotto forma di kit.

Costruzione:

Ho iniziato realizzando con dei segmenti di plasticard riempiti di stucco il master delle due semifusoliere.

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Da questi, grazie ad uno stampo in silicone, ho ricavato i positivi in resina epossidica delle due fusoliere perfettamente simmetriche.

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A questo punto ho dettagliato le superfici incidendo le pannellature, creando con il trapanino l’incavo che contiene il cannoncino laser, aggiungendo dei pannelli in rilievo fatti con del plasticard molto sottile, alcuni rivetti realizzati con sezioni di sprue e una bugna nella parte inferiore esterna delle fusoliere realizzata con plasticard sagomato.

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Con la tecnica della termoformatura ho costruito una specie di scudo posizionato nella parte posteriore, come dima ho usato il master della semifusoliera superiore; poi ho praticato delle file di forellini con un minitrapano e le ho unite con un seghetto da traforo, in questo modo ho realizzato, con molta pazienza, la griglia di 12 fessure per scudo.

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La parte più difficile è stata la costruzione dell’ala centrale comprendente il motore che unisce i 2 moduli, sopratutto per la difficoltà di trovare immagini dei dettagli.

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Quando ho iniziato il modello, era il 1997, internet non era come oggi una fonte quasi inesauribile di immagini anche ad alta risoluzione, per cui dovevo aspettare di trovare nuove pubblicazioni che mostrassero il modello originale da altri punti di vista rispetto a quelli che avevo già.

Per il cockpit, ho realizzato solo ciò che si vedeva nelle foto a mia disposizione: il pilota e parte del sedile, ambedue scolpiti col pongo e stampati in resina.

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I tettucci del modello originale erano composti solo dai frames, senza la parte trasparente, questo perché con la tecnologia utilizzata negli effetti speciali dell’epoca, era fondamentale che i modellini fossero privi di parti che potessero produrre riflessi indesiderati durante le riprese, quindi per essere più fedele possibile ho fatto la stessa cosa.

Data la loro architettura non ho potuto fare un master e poi duplicarlo, ma ho dovuto costruirli tutti e due ex novo con profilati e Plasticard .

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Colorazione:

Apparentemente molto semplice; ho dovuto fare diverse prove prima di arrivare a una tonalità di arancione che mi soddisfacesse, non volevo che fosse troppo saturo ne troppo giallo, inoltre quando passavo il trasparente la tonalità cambiava notevolmente. Ho usato gli acrilici tamiya miscelando rosso, giallo e grigio in proporzioni diverse, poi ho colorato dei pezzi di plasticard sui quali ho passato il trasparente opaco, una volta asciutti ho scelto quello che più si avvicinava al colore visto nelle foto.

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Per quanto riguarda l’invecchiamento bisogna fare un discorso a parte; il mio modello non è la riproduzione di un mezzo reale, ma la replica di un altro modello, per cui non ho usato le tecniche che si usano nel modellismo tradizionale come i lavaggi o le lumeggiature per evidenziare i dettagli, perché nelle foto si vede benissimo che sull’originale non sono state utilizzate, e io volevo che il mio modello fosse la copia esatta di quello realizzato per le riprese del film.

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Inoltre la resina mi ha permesso di incidere le pennellature più profondamente rispetto ad un modello in plastica, e temevo che evidenziandole ulteriormente con del colore avrebbe reso il tutto troppo disegnato. A parte questo c’è da dire che il soggetto è molto pulito rispetto ad altre astronavi della trilogia, ha solo alcuni pannelli di tonalità diversa e degli sbaffi neri dietro i cannoncini. Per fissare il tutto ho usato un trasparente opaco alla nitro, quello in bomboletta per intenderci, travasato in un barattolino e diluito ulteriormente per essere spruzzato ad aerografo, in modo da dare uno strato più leggero rispetto a quello che avrei ottenuto usando direttamente la bomboletta.

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Per completarlo ci ho messo circa 4 anni, passati perlopiù a fare ricerche.

Gabriele.


Bibbliografia:

  • The art of The Empire strikes back……………edizioni Del Rey.
  • Star Wars chronicles………………….edizioni Chronicle books.
  • From Star Wars to Indiana Jones……edizioni Chronicle books.
  • Varie riviste dedicate alla saga di Star Wars.

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