giovedì, Marzo 28, 2024

Phantom Never Die – F-4D dal kit Hasegawa in scala 1/72.

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Tra i miei miti modellistici/aeronautici c’è un velivolo, in particolare, che riscuote sentimenti di riverenza, rispetto, passione, amore (ma non ditelo a mia moglie). E’ IL modello che non mi stancherei mai di fare per l’appagamento che mi restituisce ogni volta che ne metto uno in vetrina (a tutt’oggi ne ho tre in vetrina ma negli anni ne avrò modellati almeno una ventina tra 1/48 e 1/72, di tutte le versioni). A Grosseto nel 1999 sono riuscito a godermi una delle sue ultime esibizioni di volo in Italia. Non sto parlando dello “spillone” ma del PHANTOM!

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“L’aereo che è un aviazione completa”

Così veniva descritto il Phantom in una pubblicità dell’epoca a testimonianza della sua duttilità operativa che lo ha portato ad essere tra gli aerei di maggiore successo di tutti i tempi con più di 5.000 esemplari costruiti. Non starò qui a fare una descrizione storica perché ci vorrebbero centinaia di pagine e perché ci sono ottimi testi in giro. Le uniche critiche, paradossalmente, vennero mosse proprio da uno dei suoi principali utilizzatori, l’USAF, ma questo perché la filosofia di questo aeroplano (nato per la U.S. Navy) mal si adattava ai desiderata dell’Air Force, o meglio, dei suoi piloti, che invece richiedevano un monoposto leggero, agile, veloce, esuberante e dotato anche di armamento fisso, cosa che ebbero solo con i successivi F-15 ed F-16 progettati molto diversamente.

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Il modello:

Come per il velivolo che rappresentano, anche la “Hasegawa Phantom family 1/72” sono kit leggendari per qualità. L’unica critica che si potrebbe muovere è la spartanità del cockpit e di alcuni altri dettagli (ugelli di scarico in particolare). Per il resto le incisioni sono stupende. Credo, forse, (ma è una mia opinione) che le versioni a “muso corto” del kit siano più fedeli come linee rispetto alle versioni E/G a “muso lungo”. La scatola di partenza è una delle tante proposte dal catalogo e permette di rappresentare una versione “D” post-Vietnam, mimetica SEA (South East Asia), con insegne varie del Bicentenario del 1976.

Ovviamente prendete la scatola come una ottima base di partenza perché il resto potete mettercelo voi tranquillamente (colorazione, migliorie, decals). Io al solito ho lavorato in scratch anche se per alcuni elementi (cornici tettucci, specchietti) mi sono affidato alle fotoincisioni Eduard.

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Un piccolo consiglio d’esperienza: i perni di riscontro dei piloni, dei serbatoi supplementari e degli stabilizzatori, se potete, segateli via e rifateli più robusti controllando l’incastro perché così come sono lasciano passare molta “luce” una volta posizionati e non sono per niente robusti. A me sono saltati via gli stabilizzatori (tutto già verniciato, velivolo compreso…. Arghhhh!!!!) e sono stato, quindi, costretto a dover rifare i buchi in fusoliera ed i relativi perni cosa non molto salutare per i miei nervi in quella fase. Per il resto un po’ di attenzione ci vuole anche per evitare che sparisca, causa carteggiature/stuccature, il bel dettaglio superficiale.

Coloriamo il Phantasma!

Le colorazioni rappresentabili di questa versione “D” possono spaziare davvero molto. Restringendo però alla sola USAF, possiamo limitarci (si fa per dire) alla già citata colorazione SEA a tre toni e le sue varianti successive “wrap round”, la  Europe 1, la “HillGray” e la “ADC gray”. Per movimentare un po’ la collezione la mia idea è stata di fare un esemplare dell’Air National Guard in ADC gray anche se la finitura lucida e pulita di questi velivoli un po’ mi faceva storcere il naso. Poi, per caso, sul web è uscita una foto ed è stato amore a prima vista (non ditelo ancora a mia moglie).

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Come vedete il velivolo ha una colorazione ADC Gray ma presenta una finitura non riflettente, bande rosse ed i serbatoi provenienti da un esemplare mimetico, nonché un livello, anche se minimo, di usura operativa. Inoltre sotto le ali è agganciata una bomba Walleye AGM 62. Questa fusione di colori e configurazione di carico ha attratto subito le mie simpatie!!!

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Il colore ADC Gray o meglio “Air Defense Command Gray” è un grigio celestino lucido usato sugli aerei in forza, appunto all’Air Defense Command, in pratica il comando responsabile della difesa del suolo Nord Americano, un colore che denotava subito un uso esclusivo aria-aria dei mezzi non contemplando altro utilizzo.

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Per rappresentare questa vernice mi sono affidato all’ottimo Gunze H-57. Ovviamente ho proceduto con uno schiarimento sul centro dei pannelli per ravvivare un po’ il tono. Su consiglio dell’ottimo amico Enrico (Enrywar67) di Modeling Time ho provato a diluire i colori Gunze con il diluente Nitro al posto del diluente Tamiya. Sicuramente puzza di più (a casa evitatelo) ma la finitura ottenibile risulta liscia e setosa (in pratica la Nitro agisce da “ritardante” ottenendo un tempo di essiccazione più lento del colore, rispetto alla diluizione con alcool, ma evitando così l’effetto cipria).

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Si passa poi all’elemento più caratteristico del velivolo: le bande rosse. Sulle foto il rosso assume una tonalità molto calda che vira verso l’arancio, quindi ho usato il giallo come colore di “taglio” del rosso. Ho usato i colori Vallejo perché il mix giallo/rosso risultante mi sembrava più giusto come tonalità rispetto allo stesso fatto Tamiya. Il rosso Tamiya puro risulta un po’ freddo e scuro rispetto al rosso Vallejo.
Ovviamente una buona mascheratura sarà fondamentale per la buona riuscita del lavoro. Una volta ottenuto il nostro schema ho lucidato il tutto e fatto un lavaggio grigio scuro nei pannelli sigillandolo ancora con la Future per la posa decals.

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Quest’ultime sono davvero minimali (Stars, numeri, scritte varie) e mi è bastato dare fondo al magazzino avanzi.

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Fatto questo, ho guardato il modello e mi sono detto “Wow”…e quando dico “Wow” vuol dire che sono soddisfatto! I colori, i numeri, le stelle, le scritte US Air Force, ha davvero un aspetto tipicamente Yankee! In pratica per me c’è tutta la quintessenza della definizione di “Americano”!!!!

Diorama:

Forse parlare di diorama è un po’ eccessivo visto che, alla fine, si tratta di una rappresentazione della pista. L’elemento di stacco in questo caso è un carrellino compressore proveniente dal Ground Equipment Set Hasegawa. All’epoca della foto (1973) questi erano dipinti in giallo (oggi le norme STANAG NATO prevedono l’uso del verde per queste dotazioni) quindi, dopo aver montato i vari pezzi, ho dato una base nera opaca al tutto e, dopo, il giallo Tamiya. La base nera, in pratica, costituisce un ombra artificiale nei recessi se avremo l’accortezza di non coprire tutto con la mano successiva di giallo. I lavaggi e l’usura completeranno il lavoro.

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Conclusione:

Eccolo qua terminato il mio F-4D Phantom II, 67-455, in forza all’U.S. Air Force Development Test Center (ADTC), rappresentato in questa foto nel 1973 durante un dispiegamento a Keflavik (Islanda) impegnato in chissà quali test.

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Sono abbastanza soddisfatto del risultato perché sicuramente è una colorazione originale, nel panorama delle livree usate dal Phantom, per la varietà dei colori e la particolarità di alcuni elementi. Ho tante scatole bellissime nell’armadio ad attendere pazientemente un mio cenno di attenzione modellistica ma, alla fine, mi piace sempre riavere tra le mani la sagoma aggressiva dell’F-4 (nella versione “D” in particolare), la cui silhouette particolare mi ha sempre affascinato fin da piccolo!

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Buon modellismo a tutti!

Massimo – PitchUp – De Luca.

 

 

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2 Comments

  1. Superbo F-4 D Phantom con una colorazione che ha sempre lasciato un po’ a desiderare, ma in questa veste Test e per di più in Islanda lo rende davvero irresistibile…

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