venerdì, Aprile 19, 2024

AH-64D Apache Longbow dal kit Hasegawa in scala 1/48.

L’Apache è senza dubbio l’elicottero da combattimento più famoso al mondo e, proprio in questi giorni, ha varcato l’invidiabile soglia dei 44 anni dal primo volo avvenuto nel 1975.

Le sue forme muscolose e spigolose, che lo fanno sembrare un carro armato volante, catturano da sempre la mia attenzione scatenando tantissime fantasie modellistiche. Alla prima occasione ho acquistato il kit di montaggio e ho iniziato la costruzione di uno dei soggetti che non potevano assolutamente mancare nella mia collezione!

Il modello:

L’Hasegawa è la ditta di riferimento per riprodurre un AH-64. In catalogo ha numerosi prodotti dedicati all’Apache sia nella 1/72, sia nella 1/48 che è poi la mia scala preferita. Tra le tante scatole a disposizione ho scelto quella contraddistinta dal codice PT23 dedicata alla variante D.

Aprendo la confezione si rimane colpiti dalla pulizia degli stampi con pannellature molto sottili, precise e un elevato numero di rivetti stampati sulle superfici. Proprio loro sono la croce e delizia di questo modello poiché in fase di montaggio bisognerà prestare ancora più attenzione a non rovinarli o cancellarli.

Anche i trasparenti sono limpidi, senza segni degli estrattori e con la possibilità di rappresentare gli sportelli di accesso alle cabine in posizione aperta. Il foglio decalcomanie è il vero punto debole del kit perché le decal sono spesse e il film abbastanza esteso. Inoltre, ma ne parlerò più avanti in questo articolo, ci sono degli errori storici circa l’esemplare da me scelto che andranno necessariamente sanati. Ad ogni modo le insegne da applicare sul mio Apache saranno molto poche per cui ho deciso di non acquistare un aftermarket e di utilizzare il contenuto della scatola.

I cockpit sono già abbastanza dettagliati (a parte i seggiolini blindati con le cinghie già stampate e che non danno da subito una buona impressione) ma, ovviamente, tutto è migliorabile. Per questo motivo mi sono messo alla ricerca di qualche accessorio scegliendo, nel vasto panorama delle ditte modellistiche, il set di fotoincisioni interne dalla Eduard (Cat.no.FE201). Esse comprendono, oltre alle cinture molto ben dettagliate e pre-colorate, anche qualche particolare per le consolle laterali, pedaliere, antenne e flood light esterne.

Il cannone M-230E1 Chain Gun automatico da 30 mm è uno dei tratti distintivi di questo elicottero e non si può non dedicargli la giusta attenzione. Per questo ho deciso di scartare i pezzi del kit acquistando, senza pensarci due volte, il bellissimo set AM-48-125 della Master in ottone tornito e resina. Nella stessa confezione la ditta ceca fornisce anche l’antenna radio VHF/AM/FM a frusta in coda e i due pitot.

Cockpit:

L’abitacolo è ben visibile grazie anche alle generose dimensioni e ai vetri ampi, tuttavia è completamente nero quindi necessita di un pizzico di attenzione in più per non rischiare di renderlo piatto e senza volumi.

Dietro il pilota, ai lati, passano dei cavi che poi scompaiono tra le imbottiture fonoassorbenti e che ho riprodotto con dei fili in rame e acciaio, assieme a delle scatole di derivazione in Plasticard.

Alcuni dettagli vanno eliminati per essere sostituiti da quelli fotoincisi come la tastiera sul lato sinistro di entrambi gli abitacoli, le pedaliere e le cinture dei seggiolini. Sulla seduta e sullo schienale di quest’ultimi ho riprodotto la trama dei cuscini che li rivestono praticando tante piccole e leggere incisioni con un cutter affilato.

A questo punto ho steso su tutti i pezzi una mano di Nato Black Tamiya (ho scelto questa tinta al posto del nero opaco classico per rispettare l’effetto scala), poi ho creato zone di luce schiarendo le parti centrali di ogni sezione con del grigio Gunze H-331 molto diluito. Ho colorato tutti i tasti in rilievo con del grigio chiaro a pennello, passaggio lento ma facile perché questi sono molto ben realizzati e ben definiti.

Ad asciugatura completa ho aggiunto le fotoincisioni pre colorate, comode e di sicuro effetto, terminando con il trasparente opaco della Alclad passato su tutto. Ho anche messo in evidenza i vari dettagli e ho dato maggior volume alle forme utilizzando la tecnica del dry brush con il grigio del Weathering Set E Tamiya.

Gli schermi multi funzione, che sono grandi e ben visibili, li ho riprodotti con dei vecchi negativi fotografici ritagliati a misura e incollati con la colla trasparente – la resa è perfetta!

Fusoliera:

Prima di chiudere le due semi fusoliere è bene ricordarsi di aprire tutti i fori per l’alloggiamento delle varie antenne e pitot e predellini. La carlinga combacia molto bene ma, data la presenza di tantissimi rivetti in positivo nei pressi della linea di giunzione, ho comunque eseguito tantissime prove a secco allo scopo di ridurre al minimo l’uso dello stucco e della carta abrasiva. Per l’incollaggio ho utilizzato la colla Tamiya Extra Thin Cement che ha lasciato le zone di contatto pulite e senza sbavature.

Inferiormente la fusoliera è chiusa da un ampio inserto che comprende anche parte degli sponson laterali, esso purtroppo non si incastra a dovere e mi ha costretto ad eseguire molti aggiustamenti per metterlo correttamente in squadro (se non si pone attenzione in questo passaggio si corre il serio rischio di disallineare anche i carrelli). Consiglio di incollare il pezzo in questione in accoppiata alle carenature laterali in modo da avere un riscontro immediato degli allineamenti.

Le fessure, piccole a dire il vero, che si sono formate ho preferito riempirle con la colla liquida Faller; questa, usata al posto del classico putty, scioglie la plastica e crea un piccolo “cordolo” in rilievo che poi è possibile carteggiare. Una volta lisciato il gap assume la stessa consistenza e finitura dello stirene del modello sparendo del tutto sotto la verniciatura.

Antenne, rotori e armamento:

La base del rotore si compone di pochi pezzi tra cui un cilindro in gomma che permette la rotazione del mozzo, è quindi importante non dimenticarlo! L’ho verniciata in verde Gunze H-330 su una base nera opaca sfruttando la tecnica del Black Basing. 

Le grandi vetrature degli abitacoli si innestano bene negli scassi e necessitano di poco stucco (ho utilizzato quello della Squadron) solo nella parte anteriore, sotto il blindovetro. Prima di incollarle ho provveduto a verniciare i montanti interni con il Nato Black Tamiya. Lungo la fusoliera ci sono numerose maniglie che sono sfruttate dagli equipaggi per la salita nella cabina di pilotaggio o dagli specialisti per raggiungere le gondole delle turbine ed altre zone soggette a manutenzione. Per farle sembrare quanto più in scala le ho riprodotte con del filo d’acciaio armonico piegato usando una di quelle in plastica del kit come dima.

Tenete presente che i loro alloggiamenti saranno troppo larghi dato che lo spessore finale dei pezzi è notevolmente più piccolo; per ridurlo ho proceduto incollando i predellini in posizione con un velo di cianoacrilica poi, con molta attenzione, ho fatto scivolare una goccia di Faller all’interno che sciogliendo la plastica ha colmato il buco.

Il rotore principale e quello di coda si compongono di varie parti minuziose e alla fine il dettaglio risulta molto pregevole, senza bisogno di aggiunte. Ho anche assemblato i due tubi lanciarazzi da 70 mm che andranno a comporre l’armamento del mio Apache assieme a due missili Hellfire.

Il cannone ha una struttura tubolare per il controllo dell’arma in plastica che comprende anche la culatta ed altri meccanismi; questa è l’unica parte del kit che rimarrà intatta, il resto l’ho tagliato via per far posto al bellissimo set della Master già citato.

L’area nel muso subito dietro la torretta del TADS non è stata granché curata dall’Hasegawa e, sebbene rimanga quasi invisibile data la presenza dei sensori, ho deciso comunque di metterci mano. Partendo da una sezione di serbatoio proveniente dalla mia banca dei pezzi ho ricostruito la sagoma concava della sede e, sia sotto che sopra, ho aggiunto diversi dettagli studiando le foto che ho salvato dalle varie ricerche on line.

Verniciatura:

A questo punto ha inizio la verniciatura! Ho steso una prima mano di fondo in Sandy Yellow H-79 Gunze per dare già un aspetto sabbioso al modello e dopo un rapido controllo alle stuccature (per fortuna non ho rilevato alcun problema), ho eseguito un pre shading in Brown Gunze H-310 lungo rivetti e pannellature.

Durante le varie sessioni in rete alla caccia di documentazione non avevo mai trovato una foto specifica del mio esemplare per cui, giocoforza, ho preso come riferimento immagini di altri Apache dello stesso reparto e dello stesso periodo temporale. Ho notato che alcune aree degli elicotteri sono più soggette ad usura e risultano più chiare rispetto al colore di fondo quindi ho selezionato delle zone specifiche che ho verniciato in Ghost Grey Gunze H-306. Altri punti, al contrario, li ho ricoperti col Dark Green Gunze H-330 per simulare delle pannellature sostituite o ridipinte di fresco. 

Per continuare il processo ho spruzzato su tutto il modello l’Olive Drab Gunze H-304 molto diluito, con velature leggere e senza coprire del tutto le “patch” di vernice già presenti. Ho anche aggiunto degli spot di marrone scuro e di XF-62 Tamiya cercando di dare un movimento randomico alle macchie e amalgamando, di volta in volta, gli effetti già realizzati.

A seguire ho caricato nuovamente l’aerografo con l’H-330 e ho riprodotto delle chiazze irregolari piccole e nette soprattutto nei punti d’attacco delle semi ali, sulle carenature laterali e sulla deriva; per questa fase mi sono avvalso della comoda e pratica mascherina fotoincisa commercializzata dalla RB Production, il risultato è molto convincente!Alcuni punti più in ombra li ho ripresi con del verde più scuro, l’Humbrol 66, dando ancora maggiore profondità ai sottosquadri.

Le pale del rotore sono nere e le ho verniciate dapprima con una base in Dark Grey Gunze H-331, poi col Nato Black steso con mani leggere a bassa pressione e ricreando delle strisce di colore parallele al senso del moto per simulare l’invecchiamento dato dallo sfregamento dell’aria.

Le bande in prossimità degli scalini di salita e sulle gondole motore ho preferito verniciarle dato che sono lineare e semplici da mascherare (col nastro Tamiya); sono tutte in nero opaco.

A questo punto la verniciatura del mio Apache può considerarsi quasi conclusa. Ho sigillato il modello con quattro/cinque mani di trasparente lucido Alclad che svolge benissimo il proprio compito ma è uno smalto, quindi fate attenzione a non utilizzare lavaggi ad olio diluiti con thinner sintetici… pena la sverniciatura delle zone interessate. Personalmente opto sempre per le tempere ad acqua in questi casi.

Decal, aggiornamento del modello e lavaggi:

La posa delle decal ha richiesto solo poche ore di lavoro dato che esse rappresentano un esiguo numero di stencil, la scritta “United States Army” sulla fusoliera e il numero di matricola in coda.

A proposito del numero di matricola… non contento della mia ricerca storica sono stato colto dal dubbio di aver commesso qualche errore sul mio modello o che, peggio, l’Hasegawa avesse completamente sbagliato le decalcomanie attribuendo il seriale di un altro velivolo al mio elicottero. Per questo motivo ho chiesto aiuto ad un amico che, dopo varie ricerche incrociate, è riuscito fornirmi indicazioni specifiche sull’Apache che stavo per terminare mostrandomi, oltretutto, una foto chiara che mi ha fatto notare tantissimi dettagli da me tralasciati.

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte http://www.airport-data.com

Di fatto l’AH-64D 96-5006 fu costruito come un AH-64 A (con matricola iniziale 83-23797) e consegnato all’U.S. Army nel 1983. Il 22 giugno del 1999, mentre era assegnato alla B Company del 1st Battalion – 227th Aviation Regiment di stanza a Fort Bliss (Texas), subì un incidente e fu ritirato dal servizio. Nel 2003 venne nuovamente ricostruito e convertito in un AH-64D Longbow Block II presso lo stabilimento della Boeing di Mesa, in Arizona. Probabilmente a ridosso del 2012 l’esemplare protagonista di questo articolo è stato nuovamente aggiornato integrando delle caratteristiche dei Longbow Block III (che dal 2012 in poi sono stati ri-designati ufficialmente AH-64E Guardian) ma non si hanno notizie certe circa questo ulteriore upgrade.

Conscio di queste nuove informazioni mi sono trovato di fronte ad un bivio: rimuovere il serial number sulla deriva per rimpiazzarlo con un altro codice di un elicottero con allestimento (antenne, contenitori di contromisure ecc.) simile a quello proposto dall’Hasegawa, oppure modificare ed aggiungere i dettagli mancanti per portare il mio modello allo standard che il mio esemplare mostrava nella foto di qualche riga sopra?

Valutando tutti gli aspetti e rischi, alla fine ho deciso di intraprendere la seconda strada e scegliendo di rappresentare il mio AH-64D com’era nel giugno del 2009. All’epoca la macchina era equipaggiata con la nuova suite di autoprotezione HIDAS, un nuovo lanciatori chaff & flare sul troncone di coda e nuove antenne tra cui una (vistosissima) per le comunicazioni satellitari subito sotto gli scarichi delle turbine. Per finire, anche il rotore aveva caratteristiche diverse e non presentava il bulbo del radar di scoperta chiamato, appunto, “Longbow”.

Motivato dalle notizie ho iniziato ad auto costruire tutti gli elementi mancanti. I bulbi dell’HIDAS, che è un sistema di contromisure a protezione di minacce derivanti da missili IR e/o a guida laser, sono installati sul muso e sui travetti degli armamenti (più altri sono integrati alla sommità dell’impennaggio ma sono già stampati sul kit). Li ho realizzati tagliando delle sezioni di un missile AMRAAM di recupero e lavorandone le basi con un Dremel in modo da ottenere una forma squadrata. Sulla faccia esterna ho aggiunto due tondini prelevati da una vecchia foto incisione.

La base per l’aggancio della scatola contromisure l’ho derivato da due rettangoli pieni di Plasticard, le altre piccole antenne da sezioni sottili dello stesso materiale con spessore da 0,2 mm. La struttura sopra il rotore l’ho realizzata con dei cilindri infilati l’uno dentro l’altro e tagliati a misura. Il più grande è il pezzo previsto dall’Hasegawa e che funge da base per il Longbow, il più piccolo è tubicino dell’inchiostro di una penna a sfera.   

L’antenna SATCOM ha una forma particolarissima ed è quella che mi ha dato più grattacapi…! Per simularla ho ritagliato due piccole fascette provenienti, ancora una volta, dalla cornice di una fotoincisione e le ho avvolte attorno a un pennello fino a farle quasi chiudere. Successivamente ho incollato (con cianoacrilica) i due lembi all’estremità sovrapponendoli leggermente e infilandoci da sotto un filo in acciaio di sostegno. Fortunatamente foto dell’antenna se ne trovano e essendo accanto gli scarichi non risulta difficile ricavare le giuste proporzioni (alla fine il pezzo è alto circa 4.5 mm e ha una circonferenza di circa 2 mm).

Ogni elemento è stato provato svariate volte nella propria sede in quanto l’incollaggio doveva essere perfetto per evitare sbavature o, peggio, necessità di stucco e carta abrasiva (non proprio il massimo con la verniciatura praticamente completa). I pezzi sono stati poi verniciati con mano ferma e aerografo con ago da 0.15… grazie anche all’invecchiamento abbastanza pesante che ho dato al modello, le modifiche si sono integrate perfettamente e non si notano differenze nella finitura finale.

Qualche accenno sulle decalcomanie Hasegawa è doveroso riportarlo. Come note esse sono spesse reagiscono poco ai prodotti Micro SET e Micro SOL, quindi per farle aderire correttamente occorre ammorbidirle parecchio e impiegare una buona dose di pazienza. È fondamentale evitare il silvering soprattutto perché alcune insegne vanno a ricoprire molti rivetti, che sono in positivo. Il gradino che formano rimane vistoso una volta posizionate sul modello, per questo è importante livellarlo con generose mani di lucido.

Per dargli un maggior effetto “painted on” le ho desaturate con delle velature leggere di Olive Drab simulando, nel contempo, anche le caratteristiche sbiaditure delle insegne che spesso si notano sui soggetti reali. Per i lavaggi ho usato i colori a tempera, come base il nero di seppia tagliato con un pò di marrone.

Ultimi ritocchi:

Finalmente sicuro e tranquillo del risultato, ho steso il Flat della Alclad che restituisce una finitura opaca e molto realistica a mio avviso.

Con la polvere verde del Weathering Set Tamiya D ho lumeggiato tutti gli spigoli e i rivetti evidenziando ulteriormente le forme dell’elicottero. Col set E ho trattato le razziere e gli scarichi che sul Longbow sono chiamati “Black Hole”.

Gli pneumatici, stampati con l’effetto peso, sono in Tire Black Gunze e il battistrada l’ho schiarito e messo in evidenza con dei gessetti per belle arti color marrone e grigio. Una volta aggiunti i trasparenti delle luci di posizione e del TADS, gli sportelli del cockpit aperti (al loro interno ho aggiunto le maniglie di apertura che ho ricostruito con lo stesso metodo già descritto sopra) e i rotori… il mio AH-64 si può dichiarare ufficialmente finito!

Ambientazione:

L’Apache è un modello che si presta bene ad un’ambientazione, ho deciso quindi di provare a costruire una semplice basetta con qualche complemento che gli rendesse giustizia!

Partendo da una base in legno che fa anche da cornice, ho aggiunto un foglio in plastica rugosa, che riproduce bene l’effetto dell’asfalto, tagliato a misura. Su di esso ho tracciato le linee del tarmac incidendole con uno scriber. A questo punto ho verniciato il fondo con diversi toni di grigio tenendo, però, i bordi dei piastrelloni più scuri. Ho anche aggiunto segni di pneumatici, le linee di rullaggio in giallo e qualche sporcatura/colatura d’olio.

Nell’angolo in alto a sinistra ho riprodotto una porzione di terreno arido mediante il Terrain Light Earth della AK, che è un’ottima base di partenza. Ho inserito un po’ di erba e qualche sfumatura marrone ad aerografo.

Dal set “Nas Flight Line” della Verlinden ho prelevato il bidone e il tacco blocca ruota. I piloti sono della Plus Model, molto belli ma hanno richiesto delle modifiche alla tuta poiché destinati al Cobra. Li ho anche completati aggiungendo la visiera, che ho riprodotto con del film negativo per fotografie, sagomate sul casco (ricordatevi che lateralmente, sulla destra, è presente la sagoma dove si innesta il puntatore oculare del TADS).

Il veicolo è un Hummer Humvee M988 della Tamiya, disponibile in versione trasporto truppe con panche o struttura telonata, ed è veramente un gioiellino!

Non essendo ambientato in teatro operativo ho scelto una versione completamente scoperta, con colorazione desertica.

Il montaggio è veloce e preciso come ci ha da tempo abituato la casa giapponese, ho solo aggiunto dei dettagli a livello di cinture di sicurezza costruite con una strisciolina di nastro kabuki per le fibbie e filo sottile in rame sagomato per i ganci.

La struttura del sotto scocca è in Nato Black mentre la parte superiore in Light Sand LP-30 entrambi Tamiya. Entrambe i toni sono stati trattati con diversi strati leggeri di sabbia, marrone e grigio per lumeggiarli e dare maggiore profondità alle superfici. Qualche piccola scrostatura in Silver AK sul pianale e nel battitacco accanto ai sedili ha completato la colorazione.

I vetri si inseriscono ad incastro, cosa molto buona visto che non hanno il profilo da colorare, mentre per gli specchietti ho preferito applicare una carta cromata che riflette molto bene la luce.

Una volta opacizzato tutto ho usato i vari Weathering Set Tamiya per sporcare ulteriormente il mezzo donandogli un effetto molto morbido e realistico.

Conclusioni:

Hasegawa ha creato senza dubbio un ottimo kit, pieno di dettagli e di facile costruzione. La vera carenza sta nella ricerca storica che il produttore ha fatto e che ha indotto in errore moltissimi modellisti (a giudicare dai lavori che ho trovato in rete). Mai come in questo caso mi è stato chiaro come la documentazione sia una delle basi di questo hobby ed è indispensabile per ottenere una buona e fedele riproduzione in scala. Senza il reperimento delle informazioni avrei commesso una serie di sviste col risultato di ottenere un modello completamente sbagliato… una cosa è certa, ho imparato la lezione. Non commettete il mio stesso sbaglio, mi raccomando!

In definitiva, e con piacere, ora ho un’Apache in vetrina… e di questo non posso che ringraziare il mio amico Valerio per il prezioso aiuto.

Buon modellismo a tutti!

Fabio (Jolly Blue) Barazza

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