venerdì, Marzo 29, 2024

Per tutti lui era… Il “Barchino” – M.T.M.dal kit Italeri in scala 1/35.

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Salve, colleghi modellisti!

Dopo il “Maiale, eccomi ancora una volta a parlarvi di un mezzo impiegato in azioni di guerra tra le più rischiose: il Motoscafo da Turismo Modificato, meglio noto come “Barchino”. Costruendo questi modelli è inevitabile calarsi nei panni di un incursore della “Decima MAS”, unità d’elite che tutto il mondo ci invidiava, e cercare di immaginare cosa provasse durante una delle sue ardite missioni. Sfido chiunque a dichiararsi pronto per immergersi sotto una corazzata, o di lanciarsi a tutta velocità contro lo scafo di una nave, con una carica da 300 kg a pochi metri dalle gambe, guidato per lo più da uno spirito patriottico e da un senso del dovere ormai raro! Quindi, prima di parlare di plastica e colori, ritengo doveroso fornire qualche cenno storico per rendere giustizia ad un mezzo che alcuni definirebbero “barchetta”.

Un pò di storia.

Nato da esigenze operative specifiche per la crisi in Etiopia, con l’affievolirsi delle ostilità il progetto del M.T.M fu accantonato per poi essere poi ripreso nel 1938 alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale . Nacque così la prima e seconda serie di barchini trasportabili con navi d’appoggio, chiamati semplicemente “Motoscafo da Turismo” (M.T.). I primi M.T. evidenziarono da subito alcune carenze dovute principalmente alle limitazioni di peso vista l’idea originale dell’aviolancio tramite idrovolanti SM.55. Modificandone la struttura fu possibile aumentare il peso utile trasportabile sostituendo la copertura in tela della prua, causa di continue infiltrazioni d’acqua, e aggiungere lo zatterone di emergenza dietro il pilota.

Nonostante ciò le prestazioni del mezzo non erano ancora del tutto soddisfacenti e si procedette ad un’ulteriore revisione del progetto: nacque così l’M.T.M. – Motoscafo da Turismo Modificato. Le migliorie consistevano in uno scafo più lungo e più largo con carenatura a spigolo, carica da 300 kg disposta perpendicolare all’asse, inversore di spinta, compartimento del pilota stagno, sistema di innesco  “Taglia Barchino” elettrico e non più meccanico. Per capire bene di cosa stiamo parlando bisogna conoscere il profilo di attacco degli M.T.M. : Le azioni, al pari dei Siluro Lenta Corsa “Maiale”, si svolgevano principalmente nelle acque ferme dei porti nemici. I Barchini erano trasportati in prossimità del luogo prescelto da grosse navi di appoggio per essere poi calati in acqua dirigendo verso l’obbiettivo (quasi invisibili al nemico viste le dimensioni e la velocità ridotta). Ad una certa distanza dalla nave da affondare, il natante era lanciato alla massima potenza verso la metà dello scafo nemico. A questo punto il pilota bloccava i comandi e si buttava all’indietro utilizzando lo schienale della sua postazione come zatterone rigido. Nel momento in cui il Barchino impattava contro lo scafo, un sistema elettro-meccanico (denominato “palmola”)  innescava un cordone di cariche che ne tranciava in due la struttura. Ad una cera profondità, sotto la linea di galleggiamento della nave nemica, la carica di tritolo da 300 Kg era innescata da un congegno a pressione. L’azione di maggior successo fu l’affondamento dell’incrociatore pesante York e della petroliera ‘Pericles’ nel 1941. Per quanto possa sembrare rischioso, nessun uomo andò perso in azioni di guerra con questi mezzi.

 

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Costruzione.

Dopo un lungo lavoro su di un ben più “classico” Spitfire, ho voluto iniziare questo piccolo kit da una ventina di pezzi con l’intenzione di rilassarmi. Sfogliando il PRM (Photografic Reference Manual) compreso nella scatola, mi sono imbattuto nelle foto del piccolo impianto propulsivo, tra l’altro molto difficili da trovare in rete. E’ stato in quel momento che  il tarlo dello scratchbuilder (ovvero, per farla più semplice, dell’autocostruttore) ha cominciato a vagare nella mia testa fino a raggiungere l’area del cervello dedicata alle cattive intenzioni: “ma si, tanto è piccolo, ricostruiamo tutto l ’interno” mi sono detto ….e tanti saluti al modellismo rilassante e spensierato!

Purtroppo, trattandosi di mezzi “Top Secret” per l’epoca e sopravvissuti sino ad oggi nel numero di soli cinque esemplari, le immagini sono poche e non permettono di comprendere del tutto le forme e le caratteristiche del propulsore. Intuitivamente, ho pensato ad un motore con sei cilindri a V (in rete si parla di un Alfa Romeo,ma non se ne ha la certezza). Ho, quindi, iniziato a riprodurre in scala le due bancate da tre cilindri, ricavate tagliando in due una bancata da sei auto costruita e stampata in resina per un altro progetto. In seguito le ho incollate con la giusta inclinazione su un parallelepipedo fatto in Plasticard. Si,voi direte che è molto approssimativo come corpo motore … ma, come vedrete,  del basamento si vedrà poco e niente a modello ultimato!

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Le taniche del carburante sono state ricavate dalla sezione di un penna dal corpo perfettamente cilindrico.. conservatele, tornano utili molte volte! Il resto è venuto di conseguenza: collettore di scarico, tubazioni ,serbatoi dell’olio e riduttore. Tutto ricostruito con Plasticard, lamierino di rame e pezzi di scarto quali sprue..o ancora penne in plastica! Unica eccezione sono i condotti di aspirazione..copiati in resina da un kit di dettaglio per una Formula 1 in scala 1/20.

 

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Dato che il kit non prevede la possibilità di lasciare il motore in vista, bisognerà tagliare il pannello più grande come in figura:

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Ovviamente sarà necessario ricostruire le paratie taglia fiamma poste prima e dopo il vano; niente di complesso, basta un pò di Plasticard, un cutter ben affilato e tanta pazienza!  Per avere un’idea approssimativa della loro forma ho sagomato un filo di rame all’interno dello scafo che ha “copiato” parzialmente l’andamento del boccaporto. La paratia vera e propria l’ho ricavata da una lastra della Evergreen dello spessore di 1 mm. circa, ed è stata rifinita a colpi di lima.

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Conclusa questa prima fase, il comparto della carica esplosiva può anche essere lasciato come l’Italeri l’ha ideato. Completeranno l’opera qualche tubazione idraulica o elettrica, realizzate con filo di rame o stagno. Per cablaggi rettilinei e lunghi consiglio il primo materiale ,vista la maggiore resistenza a flessione (in questo senso, sarebbe ancora meglio l’ottone); per cavi che devono assumere forme curve meglio il secondo, molto duttile e reperibile presso negozi di modellismo ben forniti.

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Come potete notare le fotoincisioni fornite dal kit ,anche se molto spesse, contribuiscono a dare al modello un aspetto molto realistico. Per quanto concerne il miglioramento delle parti esterne del Barchino, mi sono concentrato  solo sul meccanismo di rilascio della zattera:

 

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Colorazione e invecchiamento.

La colorazione del Motoscafo è molto semplice: parte sommersa in nero, il resto in grigio chiaro assimilabile al classico “Grigio Cenerino Chiaro” usato dalla Marina Militare  Italiana. La Lifecolor lo fornisce già pronto (codice UA613), ma visto il mio cattivo rapporto con i colori vinilici ho deciso di ricreare il colore con un mix di vari grigi Tamiya. Sono andato molto ad occhio e non ho annotato le proporzioni…. e me ne scuso! In fin dei conti, è inutile impazzire cercando una tinta perfetta per un mezzo di cui si sa pochissimo. Senza contare che l’invecchiamento, molto pesante, ha attenuato e virato di molto i toni.

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Proprio per quanto riguarda il weathering, il bello dei mezzi acquatici è che a calcare troppo la mano spesso non si fa un errore ..anzi! Proprio per questo, dopo aver definito gli ultimi particolari e aver passato una mano di lucido protettivo, ho fatto un lavaggio ad olio pesante e non troppo preciso con il Nero d’Avorio diluito con ragia minerale. Fatto ciò, sono ricorso nuovamente a questo tipo di colori per ricreare colature lungo tutto lo scafo.Questa volta il pigmento va usato puro: se ne preleva una quantità minima con uno stuzzicadenti e la stessa si posizione sulla zona di accumulo dello sporco; successivamente si “tira” l’olio nel senso voluto usando un cotton-fioc. Se la colatura vi sembra troppo marcata basterà strofinare un altro po’ per attenuare l’effetto gradualmente…tanto impiega parecchie ore ad asciugare!! A completare l’opera di invecchiamento, qualche bel graffio sullo scafo fatto con la carta vetrata (fate attenzione e siate delicati)!

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Decalcomanie.

Sarò breve… anche perché è impossibile dilungarsi su questo aspetto, le decal da applicare sono solamente due! Ovviamente la colpa non è dell’Italeri..c’era davvero poco da scrivere sullo scafo di un mezzo segreto e dalla breve vita operativa. In ogni caso, il kit offre due opzioni: la prima non sono riuscito a contestualizzarla e sinceramente dubito dell’esistenza di un Barchino con matricola “154” stampata sul “cuscinone”. La seconda, quella da me scelta ,ha un riscontro fotografico nel PRM. Nella didascalia è riportato che si tratta di uno dei pochi barchini ceduti alla flotta israeliana ma nelle istruzioni si fariferimento all’esemplare “8b” come appartenente alla Kriegsmarine. Rimane il dubbio..ma ho preferito non approfondire ulteriormente portando a termine il mio modello.

 

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Per maggiori informazioni o domande vi rimando al Work In Progress sul Forum di Modeling Time!  Ringraziandovi per l’attenzione,come sempre non mi resta che augurarvi..buon modellismo!! Leonardo ‘thunderjet’ F.

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