martedì, Marzo 19, 2024

L’ultimo tra i Perduti – Sd.Kfz. 182 Pz.kpfw. VI Tiger Ausfuehrung B Koenigstiger dal kit Tamiya in scala 1/35.

 

Introduzione: 

In generale mi piace rappresentare un modello il cui mezzo reale abbia avuto una storia da raccontare. L’evento bellico, infatti, mi aiuta ad ottenere un migliore approccio al progetto che intendo realizzare. Questa volta mi sono interessato ad un Koenigstiger prodotto nel marzo 1945 e assegnato allo Schwere Panzer-Abteilung 511. Nel caso specifico, il 31 marzo 1945 la 3^ kompanie del Battaglione carri pesanti 511, precedentemente rubricato come Schwere Panzer-Abteilung 502 (*), ricevette 8 Koenigstiger direttamente dalle officine Henschel & Sons di Kassel che vennero immediatamente impiegati nei combattimenti contro gli Alleati direttamente nell’area circostante la fabbrica. Sfortunatamente le fotografie del mezzo reale sono piuttosto rare. Ad ogni modo il volume  di T. Jentz “V.K. 45.02 to Tiger II” con i disegni in scala di H. Doyle rappresentano una eccellente fonte di informazioni soprattutto dal punto di vista tecnico.

(*) Lo Schwere Panzer Abteilung 502 venne, infatti, rinumerato in 511 per ordine n. 1/30724/44 dell’OKH con effetto da 5 gennaio 1945.

 

I Koenigstiger prodotti nel marzo 1945:

 I Koenigstiger del lotto di produzione del marzo 1945 evidenziavano, rispetto ai lotti delle produzioni precedenti, numerose differenze esterne, sia nello scafo che nella torre.

 Lo scafo differiva per i seguenti elementi:

  • Ruota motrice a 18 denti;
  • Cingoli con maglie del tipo Kgs 73/800/152;
  • Due serrature/chiusure circolari sul portello del pilota e dell’operatore radio;
  • Eliminazione del cric di sollevamento e del blocco di legno dalla parete posteriore dello scafo;
  • Eliminazione del cavo per il riavvolgimento del cingolo dalla parete sinistra dello scafo;
  • Introduzione di quattro sfiatatoi posizionati sulle pareti esterne posteriori dello scafo per migliorare il sistema di ventilazione nei serbatoi di carburante;
  • Copertura corazzata delle ventole del motore;
  • Gancio per mantenere aperto in sicurezza il portello di accesso al vano motore;
  • Reti di metallo sulle ventole motore per prevenire l’inserimento di bombe a mano;
  • Parafanghi anteriori rinforzati;

 La torre, invece, differiva per i seguenti elementi:

  • Protezione, contro la pioggia e i riflessi solari, a forma di U rovesciata, saldata sopra l’apertura per il puntamento;
  • Pannelli per l’alloggiamento dei contenitori di gas tossici (due nella parte posteriore della torre e uno sul blocco corazzato di protezione del cannone);
  • Protezione arrotondata aggiuntiva saldata su ogni lato delle barre di torsione del portello di accesso posteriore alla torre;
  • Portello di accesso posteriore alla torre semplificato;
  • Copertura di 40mm del portello di accesso del porgitore;
  • Due ganci posizionati ai lati della torre a gruppi di quattro per cingoli di scorta.

 Koenigstiger: il modello Tamiya.

 Il modello è il kit Tamiya n° 35164 che, a mio avviso, nonostante gli anni e l’uscita del modello della Dragon, è ancora un eccellente piattaforma di elaborazione. Ho suddiviso il lavoro in cinque fasi: torre, scafo, cingoli, colorazione e invecchiamento e, in ultimo, ambientazione.

Come primo intervento, provvedo, solitamente, a carteggiare lo scafo, la torre e le principali componenti con carta a grana fine e, successivamente, con la paglietta per i piatti. Questo procedimento mi aiuta a prendere contatto il modello e ad individuare le eventuali imperfezioni da correggere. Come successivo intervento provvedo a sigillare i vari buchi predisposti per l’ancoraggio dei pezzi incollando con colla cianoacrilica dei piccoli tubicini di plastica. Come ultimo interevento preliminare, rimuovo i dettagli inesatti e/o sovradimensionati.

Prima fase: la torre.

Dopo aver chiuso e stuccato le due parti principali della torre, ho riprodotto con un coltellino X-Acto knife i punti di intersezione delle le piastre d’acciaio (frontali, verticali e posteriori) allungando quelle situate nella parte inferiore della torre in quanto nel modello risultavano più corte di 02  mm. Ho poi aggiunto una striscia di plasticard completata con un bollone esagonale realizzato con la punzonatrice Punch and Die.

La copertura corazzata da 40 mm del portello del porgitore, introdotta nel luglio del 1944, è ben fatta per cui ho solo aggiunto:

  • Le otto imbullonature saldate a 45° a coppie di due ad ogni angolo del portello;
  • La serratura e il lucchetto.

I due cardini del portello sono, invece, errati; quelli corretti erano più simili a quelli adottati per il Porsche Tiger II, così li ho ricostruiti. Intorno al portello ho aggiunti otto piccoli buchi; stesso procedimento ho adottato per i buchi intorno al Nahverteidigungswaffe. A partire da agosto 1944 la cupola del capocarro non era saldata ma imbullonata alla torre mediante sette grossi bulloni. Nel mezzo reale mancava, quindi, la saldatura intorno alla cupola mentre, invece, era presente una sottile linea che ho riprodotto “girando” attorno alla cupola con una lama X-Acto ben affilata. Nella cupola erano presenti, come per il Tiger Ie, due piccoli tubi che dovevano servire ad installare la copertura in tela contro la pioggia e/o il sole. Per riprodurli ho utilizzato due tubicini della Minimeca incollati simmetricamente l’uno all’altro; ho completato la cupola con il fermo situato “a ore 12” rispetto al periscopio.

Il modello Tamiya riproduce il portello di accesso alla cupola del capocarro in un solo pezzo. Nel mezzo reale, invece, era composto da almeno due parti che ho riprodotto cannibalizzando il portello di un vecchio Tiger Ie Tamiya rimasto inutilizzato da un precedente progetto abbandonato. Per finire ho aggiunto gli alloggiamenti per il lucchetto di chiusura: uno sulla cupola e un altro sul portello.

Come indicato nei disegni presenti nel volume “V.K. 45.02 to Tiger II”, il portello, situato nella parte superiore della torrre, per l’espulsione dei bossoli esplosi è collocato in una posizione troopo arretrata. Ho, quindi, chiuso, stuccato e carteggiato lo spazio per il pezzo C8, ho rimosso il parapioggia circolare e l’ho ricostruito incollandolo più vicino al portello. Ho aggiunto il buco e i dettagli più minuti.

La guida per il puntamento, situata di fronte alla cupola del capocarro, deve essere riposizionata e integrata con il dettaglio a forma di L. Nel settembre 1944 venne stabilito di aggiungere un elemento a forma di U rovesciata per prevenire infiltrazioni di acqua piovana o fastidiosi riflessi solari all’interno dell’apertura relativa al sistema di puntamento. In realtà questa modifica divenne operativa solo a partire da gennaio 1945. Per riprodurla ho incollato una striscia di metallo opportunamente sagomata.

Il mantello corazzato a protezione del cannone incluso nel modello è quello dei primi lotti di produzione. Volevo, invece, riprodurre quello liscio e più compatto montato sui mezzi del lotto di produzione del marzo 1945. Purtroppo, al tempo di questo lavoro, il modello Tamiya (Battle Ardennes Tiger) così come il kit di conversione n° MGP 02 della Artisan Mori non erano ancora disponibili. Ho, quindi, ricoperto il pezzo originario con lo stucco della Squadron modellandolo con le dite fino ad ottenere la forma e le dimesioni ottimali. L’effetto corrugato, tipico dei pezzi realizzati per fusione, è stato ottenuto pennellando il pezzo con abbondante colla liquida tamponando la superficie ancora umida con un pezzo di paglietta per piatti. Il procedimento è stato ripetuto più volte sino ad ottenere l’effetto desiderato. Ho poi ridotto randomicamente la rugosità utilizzando la carta a grana media. Ho completato l’intervento posizionando sul lato destro del mantello il numero “02” ricavato dalle cifre presenti sui tralicci delle stampate.

I sei bulloni posizionati sul collare del mantello erano assicurati l’uno all’altro con un cavo d’acciaio passante al centro di ogni bullone. Questo accorgimento serviva ad evitare che le vibrazioni prodotte dal cannone facessero, nel tempo, allentare i bulloni pregiudicando la stabilità della piattaforma di tiro. Ho, quindi, riprodotto i buchi sui bulloni aggiungendo il cavo realizzato con un filo di plastica stirata a caldo. 

Il cannone è stato sostituito con quello della Jurdi Rubio, che si è rivelato abbastanza ben fatto: mi sono, quindi, limitato ad aggiungere il bullone/fermo sul freno di bocca.

I Koenigstiger prodotti nel marzo 1945 montavano un portello di accesso posteriore semplificato. Dal punto di vista modellistico, però, non è altrettanto semplice modificare il pezzo n. D11 originario del kit. Dopo numerosi e insoddisfacenti tentativi ho chiamato l’amico Giuseppe Schiavottiello della Modeldiscount il quale, molto gentilmente, mi ha spedito il set di conversione della Artisan Mori (grazie mille, Giuseppe!). In effetti il portello posteriore della Artisan Mori è veramente superbo: la qualità della resina è elevata, senza bolle o fastidiosi ritiri e il livello di dettaglio è eccellente. Ho solo aggiunto la maniglia e le due placche in metallo posizionate nel lato inferiore.

Gli alloggiamenti per l’argano da 2 tons sono posizionati in modo errato e, quindi, sono stati ricollocati.

Ho poi aggiunto, dal set Aber, i punti di aggangio dei pannelli per i gas tossici: uno sul mantello del cannone e due nella parte posteriore della torre.

Prima di incollare gli agganci per le maglie dei cingoli di scorta (quattro per lato) (**) ho riprodotto l’effetto fusione anche sulla torre applicando lo stesso metodo utilizzato per il mantello del cannone, mentre l’effetto seghettato sul bordo delle piastre è stato realizzato utilizzando una fresa rettangolare montata sul trapanino fatto girare alla minima velocità. Alla fine ho aggiunto le saldature. Personalmente non uso il pirografo perché, a mio avviso, si ottiene un effetto completamente sbagliato e irrealistico; preferisco un diverso approccio incollando delle sottili striscie di plastica che poi vengono trattate con una fresa rotonda a bassa velocità; con la paglietta per i piatti ripulisco le striscie dai residui di plastica e ripasso le saldature con abbondanti pennellate di colla liquida ripetendo il passaggio con il trapanino. Il procedimento è stato ripetuto fino ad ottenere l’effetto desiderato. Le quattro depressioni circolari posizionate parallelamente alla piastra frontale (utilizzate per allineare le piatre tra di loro prima di procedere alla saldatura) hanno un diametro troppo ridotto e, quindi, vanno rifatte. Per migliorare l’effetto ho anzitutto allargato i buchi chiudendoli dall’interno con tubi di plasticard facendo attenzione a non posizionarli “a filo” ma lasciandoli leggermente incassati. Poi ho riempito le singole depressioni con stucco della Squadron. Inserendo uno stuzzicadenti tagliato con lo stesso diametro delle depressioni ho iniziato contemporaneamente a premere e ruotare lo stuzzicadenti in modo da creare un sottile bordo irregolare che simulava perfettamente i residui di fusione. 

 

(**) Solo i Koenigstiger con torre prodotta dalla Wegmann avevano sei agganci per lato. 

Seconda fase: lo scafo.

La prime modifiche interessano il ponte posteriore. Le foto del mezzo reale mostrano una apertura a forma di “C”, non presente nel modello Tamiya, tra il congiungimento della piastra verticale posteriore e le prese d’aria rettangolari. Per realizzare il dettaglio ho, anzitutto, ridotto di 1 mm le due prese d’aria rettangolari ricostruendo l’area mancante utilizzando tre striscie della Evergreen di differente lunghezza: una della medesima lunghezza della presa d’aria; le altre due della medesima lunghezza allineandole alle estremità lasciando, quindi, nel centro lo spazio idoneo a simulare l’apertura a C. Le striscie sono poi state incollate, coperte con colla cianoacrilica e carteggiate per eliminare i punti di giunzione.

Ho, poi, riprodotto i punti di ancoraggio situati nella parete posteriore utilizzando dei tubicini di diverso diametro della Evergreen. Le cerniere di chiusura, invece, sono state riprodotte usando i dettagli fotoincisi della Aber e le viti a farfalla della Modelkasten. Ho completato le protezioni corazzate degli scappamenti con i gli anelli di sollevamento (due per ogni protezione) riprodotti con tondini Evergreen e dischi ricavati con il Punch and Die. Le protezioni sono poi state testurizzate con una fresa circolare montata sulla Dremel impostata a velocità ridotta. Ho poi aggiunto i numeri di fusione ma solo sulla protezione sinistra, come rivelato dalle foto del mezzo reale.

A partire dall’ottobre 1944 vennero aggiunte quattro piccoli tubi per migliorare la  ventilazione nei sette serbatoi di carburante. I tubicini sono stati riprodotti con filo di rame mentre i punti di ancoraggio sono stati realizzati con striscie e bulloni di plastica.

Il portello di accesso al vano motore necessita di numerosi dettagli. Anzitutto le coperture corazzate delle ventole di areazione erano differenti l’una dall’altra: quella posizionata più vicina alla torre era piatta per evitare pericolose interferenze con il percorso di rotazione della torre; quella più lontana era, invece, arrotondata. Ho poi aggiunto lo stopper prelevandolo dallo Jagditger della Dragon. Poi i tre stopper rettangolari posizionati intorno al perimetro del portello sono stati integrati con tre tubicini Minimeca. Infine il dettaglio di forma semicilindrica posizionato tra le due coperture corazzate è stato rimosso e sostituito da una striscia di ottone opportunamente sagomato.

Per completare la parte posteriore dello scafo:

  • Ho aggiunto i piccoli ganci di sollevamento della Aber (quattro per la griglia di destra e tre per la griglia di sinistra);
  • Due bulloni alla base della antenna;
  • Un tubicino della Minimeca per riprodurre la base dell’antenna;
  • Le griglie della Aber;
  • I bulloni sulle griglie rettangolari di ventilazione.

A partire da novembre 1944 il portello dell’operatore radio e del pilota vennero modificati con l’introduzione di due serrature circolari. Per rendere il dettaglio ho chiuso la serratura preesistente, l’ho stuccata riproducendo le nuove serrature con sezioni di tubicini Minimeca da 0,5 mm. Le maniglie, invece, sono state riprodotte con tubicini di rame.  Le linee di saldatura delle piastre è stata realizzata utilizzando il medoto già sperimentato per la torre utilizzando striscie della Evergreen, abbondante colla liquida e testurizzazione con una fresa circolare montata sul trapanino impostato alla velocità minima. Il faro Bosch è ben fatto e proporzionato per cui ho aggiunto solo qualche dettaglio e il cavo di alimentazione.

Nella parte inferiore dello scafo, in prossimità della ruota di rinvio, sia nel Koenigstiger di produzione Porsche che in quello di produzione Henschel, erano presenti due scanalature arrotondate (uno per lato); questi incavi, facilitavano l’accesso ad una specie di tassello circolare (di cui, francamente, non sono riuscito a comprendere la funzione), che risultava visibile solo sui Koenigstiger di tarda produzione in quanto gli scafi non erano ricoperti dalla pasta anti-magnetica Zimmerit e, solo raramente, operavano con i parafanghi laterali montati (***). La scanalatura è stata realizzata incollando due striscie di metallo, parallele tra di loro scavando molto delicatamente la superficie rimasta libera con la solita fresa circolare fino a raggiungere la profondità desiderata. Il dettaglio è stato completato aggiungendo i dischi di plastica. Sui Koenigstiger di tarda produzione le scanalature potevano essere a sezione squadrata anziché a sezione arrotondata; è, quindi, possibile realizzare entrambe.

(***) Il dettaglio è ben visibile a pag. 97 del volume “Schwere Panzer in detail” di B. Culver e U. Feist, Ryton Publications e a pag.169 del volume AFV Photo Album, Armoured fighting vehicles on Czechoslovakian territory 1938 – 1968 di T. Canfora.

Il Koenigstiger era un carro decisamente massiccio ma senza i parafanghi (sia quelli laterali che quelli anteriori e/o posteriori) si dimostra ancor più imponente. Ho, quindi, rimosso tutti i punti di ancoraggio dei parafanghi laterali stampati sullo scafo sostituendoli con quelli, maggiormente definiti, della ModelKasten già compresi nella confezione di cingoli n. SK-6. La rimozione dei parafanghi anteriori e posteriori ha comportato la necessità di ricostruire i residui dei punti di fusione (tre per ogni parafango) delle cerniere che, una volta ricostruiti con sottili fili di plastica, opportunamente modulati su una dima appositamente realizzata, assumono la forma di una C rovesciata.

Lo scafo è stato completato con la testurizzazione e le linee di fusione tra le piastre.

Alla fine ho aggiunto:

  • Gli agganci della Aber n. 35040 per gli strumenti di manutenzione del mezzo;
  • L’ancoraggio, posizionato di fronte al portello dell’operatore radio, per la copertura del visore circolare dell’operatore radio;
  • Tre ganci per il sollevamento della piastra posizionata a copertura della trasmissione;
  • Due morsetti dal set Aber posizionati sulla piastra della trasmissione.

Terza fase: i cingoli.

Ho utilizzato il kit della Friul n° ATL-37 che contiene anche due ruote motrici a 18 denti. Sinceramente preferivo il vecchio sistema di montaggio con la chiusura sul dorso della maglia. Il nuovo metodo di montaggio, pur essendo più resistente rispetto a quello originario, è penalizzato dal fatto che l’estremità del filo di rame, che viene utilizzato per unire le maglie tra loro, è sgradevolmente visibile una volta completato l’assemblaggio. L’unico modo per risolvere il problema è quello di coprire l’estremità della maglia con un dischetto di plastica realizzato con il Punch and Die; un lavoro decisamente fastidioso, se si pensa che il treno di rotolamento del Koenigstiger necessitava 86 maglie sul lato destro e 88 sul lato sinistro.   

 Quarta fase: colorazione e invecchiamento.

 Anzitutto ho ricoperto l’intero modello con una leggera passata di primer bianco Tamiya in modo da uniformare i differenti materiali utilizzati nel progetto e per facilitare l’individuazione di eventuali errori e/imperfezioni. Ho poi utilizzato il nero Tamiya XF1 per evidenziare i dettagli e per introdurre le sfumature di base per la successiva colorazione mimetica. L’individuazione del colore di fondo dei Koenigstiger di tarda produzione non è facile. Ci sono, in effetti, due possibili opzioni: fondo rosso anticorrosione oppure verde antiossidante. Nel settembre 1944 l’OKH emanò una direttiva secondo la quale i singoli sub-appaltatori, prima di consegnare le principali componenti corazzate, dovevano verniciarle con il rosso anticorrosione su cui, successivamente, la fabbrica Henshel (per gli scafi) e la ditta Wegmann (per le torri) avrebbero applicato lo schema mimentico con il Dunkelgelb (RAL 7028) e il Olivgruen (RAL 6003).

Nel novembre 1944, invece, l’OKH stabilì che le componenti corazzate dovessero essere consegnate con una base di Olivgruen (RAL 6003) lasciando, alle ditte incaricate dell’assemblaggio finale, il compito di completare lo schema mimentico spruzzando a bordi definiti il rosso Rotbraun (RAL 8017) oppure il giallo sabbia (RAL 7028). Questo secondo ordine divenne operativo il 1 marzo 1945 ma l’OKH, consapevole della scarsità di materie prime, stabilì che le scorte di vernici ancora disponibili, potessero essere utilizzate fino al maggio 1945. A mio modesto avviso è, quindi, verosimile che i Koenigstiger completati nel marzo 1945 venissero verniciati, indifferentemente, con una base di rosso antiossidante oppure di verde Dunkelgruen. E’, altresì, possibile che le componenti principali del carro (scafo, torre, cannone e ruote), essendo prodotte da diverse ditte che, come accennato, avevano l’obbligo di verniciarle prima della consegna alla Henschel e alla Wegmann, evidenziassero, per esempio, differenti sfumature nel Dunkelgruen applicato alla torre rispetto a quello utilizzato sullo scafo oppure che un altro Koenigstiger avesse lo schema mimentico applicato solo sulla torre ovvero solo sullo scafo e viceversa.

Sulla base di queste considerazioni, ho prima spruzzato il modello con una base   Dunkelgruen. Ho poi ripassato il tutto con sottili spruzzate di bianco per schiarire il colore di fondo. Per le striscie mimentiche avevo in mente il cosiddetto “schema a piovra” che consisteva in striscie di Dunkelgelb date a pennello solo (a mio avviso) sulle superfici verticali aggiungendo, all’interno delle striscie in Dunkelgelb, dei cerchi in Rotbraun sempre a pennello. Il colore Humbrol no. 105 è perfetto per simulare l’Olivegruen (RAL 6003). La scelta del colore per le striscie gialle è stata, invece, più difficoltosa. Ho provato il Desert yellow Tamiya XF59, il Giallo scuro XF60, il Buff Tamiya XF57 e il Sabbia Humbrol ma nessuno mi ha completamente soddisfatto. Alla fine ho provato l’Humbrol no. 81 che, dopo una prima impressione assolutamente negativa, si è rivelato la scelta ideale. I cerchi in marrone sono stati dipinti a pennello utilizzando il marrone rossiccio Tamiya XF64.

Per ridurre il contrasto tra i colori ed aggiungere un primo effetto di invecchiamento, ho dato una leggera passata ad aerografo con il Buff Tamiya XF57. Per evitare che i  granatieri, trasportati sul ponte posteriore, potessero provocarsi delle lesioni appoggiandosi agli scappamenti, ho posizionato sopra i medesimi un pannello rettangolare per la protezione laterale dei cingoli, sottratto ad un Panther, piegandolo in modo piuttosto grossolano e dipingendolo con uno schema mimentico a tre toni in modo da creare un forte contrasto con il verde scuro del Koenigstiger.

Dalle poche foto in mio possesso, i Koenigstiger della 3^ kompanie non avevano né numeri tattici né Balkenkreuz. Così, per questo progetto, niente trasferibili Archer!    

 Quinta fase: diorama setting.

Non sono un amante dei diorama. In primo luogo, perché non sono molto bravo a creare delle ambientazioni realistiche e credibili. In secondo luogo, perché preferisco concentrare la mia attenzione sul dettagli, anche più minuti, che in un diorama potrebbero passare inosservati. Questa volta, invece, ho provato a realizzare qualcosa di diverso anche se non volevo creare un vero e proprio diorama. Ho, quindi, preparato una sottile base di Das che poi ho ricoperto con una soluzione di acqua e Vinavil su cui poi ho posizionato un po’ di erbetta e sabbia. Il tutto è stato spruzzato con il giallo sabbia Tamiya Sand Yellow per stemperare il verde troppo brillante dell’erbetta. Purtroppo solo alla fine mi sono reso conto che lo strato di Das era troppo sottile compromettendo l’effetto di sprofondamento che un carro da 70 tonnellate di peso avrrebbe dovuto, più realisticamente, evidenziare. Sorry!

Il soldato è della ditta Wolf cui ho sostituito la testa con una prodotta dalla Hornet. Ho usato gli smalti della Humbrol per la divisa e gli olii per l’incarnato. Le croci rosse sull’elmetto e sul bracciale provengono da un vecchio foglio di trasferibili della Verlinden. Il figurino, posizionato nell’ambietazone quando la pasta Das era ancora morbida, esalta le impressionanti dimensioni del Koenigstiger rispetto a quello del soldato sottolineando il senso di pena e desolazione che pervade la scena: il soldato, senza apparenti emozioni, guarda il carro abbandonato e passa oltre. Chi è “L’ultimo tra i perduti?” Il soldato o il carro?

 

Elementi e materiali utilizzati.

  • Modello Koenigstiger Tamiya n° 35164
  • Cingoli FriulModel n° ATL-37
  • Tubicini assortiti Minimeca
  • Set di dettaglio in fotoincisione Aber n° 35040
  • Portello posteriore per la torre Artisan Mori n° MGP02
  • Colori acrilici Tamiya XF1, XF2, XF57, XF59, XF61, XF62, XF64
  • Olympus Digital Camera C-2500L

 

Bibliografia.

  • Germany’s Tiger tanks, VK45.02 to Tiger II, Design, Production & Modifications di T.L. Jentz and H. L. Doyle, Schiffer Military History (*)
  • Germany’s Tiger tanks, Tiger I & II: Combat tactics di T.L. Jentz, Schiffer Military History
  • Schwere Panzer in detail di B. Culver e U. Feist, Ryton Publications
  • Tiger in Combat I di W. Schneider, J.J. Fedorowicz Publishing
  • The Combat history of schwere Panzer-Abteilung 507 di H. Schneider, J.J.Fedorowicz Publishing 
  • Achtung Panzer no. 6, Dai Nippon Gaiga (*)
  • King Tiger Heavy Tank 1942 – 1945 di T.L. Jentz e H. L. Doyle, New Vanguard 1, Osprey Pubs
  • Tiger Model Fibel no. 468, Model Art
  • Sd.Kfz. 182 Pz. Kpfw. VI Tiger Ausf. B “Koenigstiger”, volume 1 di W. Trojca
  • Sd.Kfz. 182 Pz. Kpfw. VI Tiger Ausf. B “Koenigstiger”, volume 2 di W. Trojca
  • Bulge King Tiger di Mario Eens in Military Modelling, Vol. 32 No 4 2002 (*)

(*) raccomandati

Ringraziamenti.

Desidero ringraziare:

  • ­L’amico Giuseppe Schiavottiello della Modeldiscount per avermi fornito il set della Artisan Mori;
  • Gli amici dello Studio Fotografico Elit di Cantù (Paolo, Maurizio e Carlo) per i preziosissimi consigli sull’utilizzo della macchina fotografica digitale e del programma di fotoritocco PhotoShop;
  • L’amico Valerio per aver offerto la possibilità di pubblicare l’articolo sul sito Modeling Time.

 Buon Modellismo a tutti. Filippo Chessa.

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2 Comments

  1. Stupenda la resa dell,invecchiamento, ma non ci fai sapere cosa hai utilizzato per tanta maestria.

  2. Niente di particolare: pesanti lavaggi con olii (marrone e nero)+ gessetti color terra

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