giovedì, Aprile 18, 2024

Group Build Modeling Time.com – Mirage 2000-N dal Kit Eduard in scala 1/48.

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Introduzione.

Vi posso subito dire che partecipare a dei Group Build dà la possibilità di costruire dei modelli che non avresti mai realizzato, e che magari sarebbero rimasti sullo scaffale chissà per quanti anni ancora.
Approfittando di questa iniziativa di Modeling Time dedicata ai velivoli Dassault, ho deciso di mettere in cantiere una delle scatole che da tempo erano lì a prendere polvere: un Mirage 2000 N.

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Il modello.

La scelta del kit è ricaduta sulla scatola difficilmente reperibile dell’Eduard. Come tanti di voi già sapranno, il kit oggetto di quest’articolo non è una novità della ditta ceca, bensì una riedizione del vecchio stampo Heller re inscatolato con l’aggiunta di una lastrina di fotoincisioni pre-colorate, un paio di seggiolini in resina e delle comode Xpress Mask per la mascheratura delle parti trasparenti.

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E’ d’obbligo per me fare una piccola premessa sugli abitacoli forniti nel kit: questi sono molto essenziali e purtroppo lasciano spoglia una zona che a modello ultimato sarà molto visibile. Per questo, ho dovuto acquistare i due set in resina appositamente creati da una ditta semi – artigianale francese – la Renaissance Flight. I due articoli n° 48036 e 48029 comprendono: il primo l’intero cockpit sia per la versione N, sia per la D. L’altro set, utilizzabile anche per il Mirage 2000-C, comprende lo scarico del motore Snecma, i compassi delle gambe carrello, le ruote con effetto peso, la possibilità di sostituire i flap e realizzarli nella posizione abbassata e molti altri particolari.

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Per chi fosse interessato a una più completa recensione degli articoli indicati fin qui, basta cliccare sul LINK !

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Il montaggio.

Come prima cosa ho realizzato alcune rivettature su specifici pannelli suggeriti da svariate immagini prelevate dalla mia documentazione. In seguito ho carteggiato tutte le superfici interessate con carta abrasiva molto fine, allo scopo di “pulire” e lucidare la superficie dai residui di plastica che la rivettatrice inevitabilmente lascia.

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Come consuetudine, ho iniziato il montaggio dal cockpit eseguendo le solite prove a secco preventive; con mio stupore la vasca in resina del set Renaissance si adatta a meraviglia nella sua sede e non ha bisogno di alcun intervento di modifica per inserirla nel proprio alloggiamento. La verniciatura degli interni è stata eseguita con una mescola di Tamiya XF-54 scurito con qualche goccia di nero al fine di favorire una resa più realistica del successivo dry brush. Di seguito ho dipinto con il solito nero opaco i due cruscotti e le fotoincisioni che rappresentano le quattro consolle laterali. Ho notato che le parti PE (PhotEtched) fornite nell’aftermarket francese riproducono i vari pulsanti con dei piccoli fori di diverso diametro; per rendere più realistico ogni singolo bottoncino ho riempito i fori con una goccia di Kristal Kler che, una volta asciutto, è stato dipinto dal retro con vari colori (rosso, giallo e grigio chiaro) in modo da avere definire e rendere meglio visibili i piccoli particolari.

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Prima di montare gli interni, essi hanno subito a più riprese un dry brush in Grey FS 36375 fin quando non ho ottenuto un risultato soddisfacente. Una volta inserito il cockpit nel suo alloggiamento, ho riempito il muso con una buona dose di piombini da pesca (mi raccomando, altrimenti rischiate di ritrovare il vostro Mirage seduto sulla coda una volta terminato) ed ho chiuso le due sezioni della fusoliera incontrando solo limitate difficoltà.

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Le ali sono fornite divise in due valve, ma prima di procedere al loro assemblaggio ho voluto dettagliare l’interno dei vani carrello giacché questi risultano abbastanza “piatti”. A tale scopo ho aggiunto delle piccole centine sul fondo utilizzando dei listelli pre tagliati di Plasticard, e rifatto qualche cavetto e tubazione idraulica.

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I veri problemi sono arrivati con le fasi successive del montaggio: l’intero complesso alare si unisce con molta fatica alla fusoliera, e inevitabilmente esso lascia delle profonde fessure lungo tutte le giunzioni. Per riempirle ho utilizzato delle schegge di Plasticard opportunamente sagomato e in seguito stuccate. La seguente estesa carteggiatura ha asportato gran parte del dettaglio di superficie, costringendomi ad un lungo lavoro di ripristino delle pannellature perdute armato di Scriber e molta pazienza.

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Il nostro Mirage inizia a prendere forma, e dopo aver incollato i pezzi restanti (deriva e prese d’aria) è iniziata una fase abbastanza noiosa un po’ a tutti i modellisti: quella della stuccatura e della lisciatura. Così, utilizzando una spatolina, ho sanato tutte le giunzioni con il “Green Putty” della Squadron, mentre la carteggiatura è avvenuta servendomi di varie grane di carta abrasiva utilizzate dalla più grossolana alla più sottile per lucidare la plastica e rendere ancor meno visibile i raccordi. Con il montaggio in pratica terminato, ho steso una prima mano di fondo (o primer) allo scopo di controllare e risolvere i piccoli problemi di assemblaggio che spesso saltano fuori. Come primer sono solito utilizzare dei semplici grigi chiari o anche del bianco opaco Tamiya: questi colori hanno la caratteristica di essere molto opachi, “gessosi” e molto coprenti, caratteristiche queste che creano un ottimo fondo su cui la mimetica vera e propria possa “aggrapparsi” meglio.
A questo punto il nostro “francesino” è pronto per la verniciatura definitiva!

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La colorazione.

La scatola Eduard ci dà la possibilità di riprodurre ben quattro livree, di cui tre in grigio-verde e una desertica in sabbia-nocciola. Io ho preferito la classica Standard NATO, per la precisione un Mirage 2000-N della storica Squadriglia “La Fayette” con il loro caratteristico simbolo – la testa di indiano dipinta sulla deriva. Sono partito dalle superfici inferiori utilizzando un grigio chiaro (Gunze H308). Non volendo alterare più di tanto il colore con le varie schiarite successive, ho deciso di scurirlo un po’ fin dall’inizio con un grigio (Tamiya XF 56). Dopo aver atteso i soliti tempi tecnici per l’asciugatura, ho eseguito il mio solito lavaggio pesante ad olio con del bianco e alcune gocce di nero ottenendo un grigio. Consiglio di dosare bene i due pigmenti cercando di non ottenere una tinta troppo scura da utilizzare nel Washing.

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Dopo aver cosparso tutta la parte inferiore del nostro modello con la “mistura” ottenuta, ho portato via l’eccesso con un panno morbido. Noterete sicuramente che sul fondo è rimasta una patina di pigmento ad olio che ha scurito ulteriormente la colorazione, ma non spaventatevi! è proprio quello che ci serve per la fase successiva. Infatti, ho ricaricato l’aerografo con il colore puro (H308 Gunze) e ho iniziato a ripassare tutti i pannelli partendo dal centro degli stessi verso l’esterno, eseguendo un vero e proprio Post Shading. Con questo sistema faremo più passate leggere fin quando non avremo raggiunto il risultato voluto. Consiglio però di non contrastare troppo le linee della pannellatura, bensì di sfumarle al resto della colorazione per non ritrovarci un modello “piastrellato”.

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A questo punto, è giunto il momento di dedicarmi alle superfici superiori del mio Mirage: prima di iniziare questa fase, come al mio solito ho studiato attentamente alcune foto notando che il grigio scuro e il verde non erano i soliti toni utilizzati dalle mimetiche NATO. Così ho cercato di avvicinarmi il più possibile alle tonalità giuste facendo alcune prove; alla fine ho scelto per il grigio l’H68 Gunze, mentre per il verde un mix così ottenuto: ho aggiunto all’H420 Gunze una piccola quantità di “Olive Drab” (Tamiya XF62), poi per renderlo un po’ più scuro con qualche goccia di grigio (Tamiya XF63).
Come prima operazione ho realizzato le macchie grigie poi, dopo aver atteso almeno una giornata per la completa essicazione, ho ritrattato la colorazione con lo stesso procedimento utilizzato per la parte inferiore del modello.

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Al colore grigio che avevamo utilizzato per la prima fase della mimetica, ho sommato qualche goccia di grigio chiaro per desaturarlo. Allo scopo ho preferito il Gunze H315. Qualcuno si starà chiedendo in che percentuali è opportuno mescolare i vari colori… bè, non saprei dire le quantità precise! Mi regolo molto ad occhio facendo delle prove fin quando non trovo la diluizione e la tonalità che reputo giusta. Dopo aver preparato la vernice da utilizzare, s’inizia con delle passate ad aerografo molto leggere, partendo sempre dal centro di ogni pannellatura verso l’esterno e cercando di lasciare quella solita ombra più scura lungo tutte le linee di pannellatura.
Le macchie in verde sono state realizzate mediante l’uso dell’insostituibile UHU Pata Fix, modellandolo in “salsicciotti” da sagomare direttamente sul modello seguendo i contorni del camouflage reale. Dopo aver opportunamente mascherato le zone non interessate alla verniciatura, ho aerografato il tono tenendo l’aeropenna più perpendicolare possibile al Pata Fix. Vedrete che, dopo aver rimosso le protezioni, avrete ottenuto delle macchie perfettamente sfumate e nitide!

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Ripeteremo lo stesso procedimento di weathering anche per le zone in verde, con la sola differenza desaturare il colore di base con un giallo.
A verniciatura ultimata, riguardando alcune foto mi sono accorto che il verde non era molto fedele tendendo troppo al chiaro. Così ho ricaricato l’aerografo con lo stesso mix di colore in precedenza preparato (consiglio sempre di realizzarne una quantità maggiore rispetto al necessario in previsione di questi inconvenienti) scurendo ancora una volta il tono con l’Olive Drab (Tamiya XF62). Quindi, ho ripassato tutte le zone cercando sempre di partire dal centro della pannellatura verso l’esterno.

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Conoscendo la mia pigrizia, prima di proseguire con la posa delle decal ho dedicato un po’ di ore alle gambe carrello ed alle ruote aggiungendo qualche cavetto in filo di rame. Dopo aver terminato il lavoro, i pezzi dettagliati sono stati sottoposti ad un “bagnetto” nella famosa cera Future: questo agirà da collante dando più solidità alle parti. I carrelli andranno dipinti in alluminio, per l’occasione scelto dalla vasta gamma Alclad. Un lavaggio a olio in nero ha simulato i trasudi di lubrificante donando contemporaneamente più “tridimensionalità” al tutto.

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La posa delle decal.

Come consuetudine, prima di iniziare la posa delle decal, bisogna lucidare il modello. Personalmente utilizzo un sistema tutto mio, che potrebbe sembrare alquanto insolito… ma vi assicuro che porta i suoi frutti! Per rendere le superfici lisce e lucide, uso l’impregnante trasparente per legno (avete capito bene!) diluito con molta Acquaragia. Per chi volesse provare tale tecnica consiglio di dare delle mani molto leggere poiché il prodotto è molto coprente. Stendendo degli strati “pesanti” si rischia solo di coprire i vari dettagli. Inoltre, è importante aspettare almeno un paio di giorni per l’asciugatura completa… purtroppo è molto lento!

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Detto questo, s’inizia con le decalcomanie: queste sono di buona qualità, forse un po’ spesse ma utilizzando i vari liquidi emollienti il problema si risolve facilmente.
Dopo aver dato un’altra velata di lucido per sigillare le decal, inizia finalmente la fase finale del montaggio: si esegue di nuovo un lavaggio più selettivo sulle insegne (o su tutte le zone dove il dettaglio di superficie non è ben messo in risalto) per evidenziare le pannellature e rivetti che esse hanno coperto. Per questo tipo di lavorazione procedo preparando un composto di colore a olio allungato solo parzialmente con essenza di trementina; si dovrà ottenere una consistenza simile a una crema per farvi capire meglio.

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Il preparato dovrà essere depositato lungo tutte le linee di pannellatura utilizzando un pennellino non molto grande (io ho usato un tre). Prima di tirare via l’eccesso, si attende qualche minuto di modo che il colore si solidifichi quel tanto che basta per marcare meglio l’incisione. Per le operazioni di “pulizia” del colore a olio utilizzo i panni per pulire le lenti degli occhiali che hanno la caratteristica di non lasciare residui di peli o polvere.
Ormai siamo alle fasi finali, e dopo aver atteso che tutto il lavaggio a olio si sia asciugato, si può iniziare col montaggio degli ultimi pezzi: carrelli, attenne varie, la sonda per il rifornimento, i seggiolini e in fine i tettucci.
Il modello è finito e pronto per andare in vetrina!

Considerazioni e conclusioni.

Il montaggio non è stato certo “una passeggiata”! Lo stampo risente molto degli anni e molti punti non sono perfetti. Inoltre, i tettucci soffrono di problemi di stampo che li rendono poco trasparenti e brillanti, neanche dopo una carteggiata e un trattamento con “cera dei miracoli” – Future. Purtroppo questo difetto non è isolato e si riscontra nella quasi totalità dei kit immessi sul mercato dall’Eduard. Alla fine però posso dire che, una volta terminato, la sua bella figura…. giusta ricompensa per i tanti sforzi spesi!
Un saluto e a risentirci presto!

Fabrizio “BernaAM” Bernarducci – Modeling Time.com.

Per le foto del Work in Progress cliccate QUI !

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