martedì, Marzo 19, 2024

The Gray Dragon – Lockheed F-117 A “Nighthawk” dal CrossKit Academy/Hasegawa in scala 1/72.

La storia:

Il Lockheed F-117A, conosciuto col nome di “Nighthawk”, fu il primo aereo operativo dell’USAF ad adottare la tecnologia stealth su ampia scala (da qui la fama di aereo invisibile). Le sue forme non convenzionali e il profilo a freccia ne hanno esaltato il fascino facendone, allo stesso tempo, un velivolo dalle caratteristiche uniche.

Si tratta di un aereo da attacco al suolo monoposto, bimotore a getto subsonico impiegato a partire dal 1983 in assoluta segretezza tanto che per i primi anni i Nighthawk volarono soltanto in missioni notturne; solo nel 1988 il Pentagono decise di rivelarne l’esistenza  attraverso una fotografia per poi essere presentato ufficialmente al pubblico nel 1990, nel corso di una manifestazione aerea.

Nel frattempo il bombardiere aveva avuto il battesimo del fuoco quando, nel dicembre del 1989, alcuni F-117 colpirono con ordigni laser obiettivi militari a Panama nell’ambito dell’operazione “Just Case” mirata a spodestare e catturare il dittatore Noriega. Successivamente parteciparono con successo nella Prima Guerra del Golfo, nel conflitto dei Balcani e nella guerra in Iraq fino alla radiazione ufficiale dal servizio avvenuta nel 2008.

Il kit:

Volendo realizzare questo splendido aereo in una colorazione alquanto inconsueta mi sono imbattuto nella scatola Hasegawa in 1/72 dedicata al “Gray Dragon”. Inizialmente, visti i pochi pezzi del kit, avevo scelto una realizzazione OOB (out of box) ma la mia curiosità ha avuto il sopravvento e grazie a uno studio approfondito della documentazione mi sono accorto di tante piccole lacune dello stampo. Proprio per questo motivo ho tentato un “crosskit” con il concorrente Academy dal quale ho prelevato i piani di coda (dalle proporzioni più corrette), gli elevoni già scomposti e ben riprodotti e i rilevatori radar posti a lato della fusoliera.

L’esemplare che ho rappresentato (matricola 835) vestiva una livrea sperimentale per bassa visibilità diurna a due toni di grigio (inizialmente 36375 e 36176) utilizzata dal dicembre 2003 fino al marzo del 2007, e realizzata dal “Dragon test team” operativo sulla base aerea di Holloman nel Nuovo Messico.

Il Work In Progress completo lo trovate QUI!

L’assemblaggio:

Ho iniziato rimuovendo parte della plastica intorno al cockpit per inserire la vasca fotoincisa offerta da Eduard e dedicata al kit Hasegawa (cod. 73253). Il seggiolino ACES II in plastica è stato sostituito l’ottimo accessorio Quickboost (cod. 72120) in resina al quale ho aggiunto le maniglie di espulsione e le rotaie provenienti dal citato set fotoinciso.

In seguito sono intervenuto sulla stiva bombe cercando di dettagliarne il più possibile l’interno (con foglio di rame, filo di rame da 0.2 e Plasticard di vario spessore) e i trapezi che sosterranno le due GBU-10 Paveway II scelte per rappresentare il velivolo in fase di carico, anch’esse della Eduard Brassin (cod. 672051).

 

Una volta aggiunto un peso di piombo nel muso per evitare che il modello si sieda sulla coda una volta terminato, è iniziata la fase più tediosa del lavoro: l’assemblaggio generale è a prova di pazienza a causa della scomposizione delle ali separate dalla fusoliera e dalle vistose fessure che si formano una volta incollati tutti i pezzi. Bisogna armarsi di pazienza e di tanti spessori in Plasticard, stucco e ciano-acrilato per chiudere i gap a dovere.

Per rappresentare il velivolo a terra occorre dar movimento alle superfici mobili controllate idraulicamente: in primis ho rimosso gli elevoni dalle ali Hasegawa sostituendoli con quelli forniti dall’Academy; poi lo stesso principio l’ho applicato anche per i timoni di profondità (che rispetto a quelli del kit giapponese hanno dimensioni più corrette). Ho scomposto e imperniato entrambe le derive per avere un incollaggio più forte ed un allineamento più semplice.

 

La verniciatura:

Una volta terminato il montaggio e la rifinitura di tutte le giunzioni si passa alla parte più interessante e divertente, la verniciatura; ho iniziato con lo stendere un nero opaco acrilico diluito con la nitro su tutto il modello. Ho scelto il fondo scuro sia per utilizzare la tecnica del black basing, sia per mascherare il nero col nastro Tamiya in modo da ricreare i ritocchi di RAM (Radar Absorbent Material) visibili sul dorso del velivolo.

 

Poi ho deciso di dar luce ai numerosi spigoli che caratterizzano le linee inconfondibili dell’F-117 utilizzando un bianco opaco Tamiya, anch’esso diluito con la nitro, e poi un grigio chiaro, Sky Grey (Tamiya XF-19), passato ad aerografo in prossimità delle centine strutturali dell’aereo sia sulle ali sia sulla fusoliera. Questo passaggio è importante per dare volume alle forme di un aereo che è quasi privo di pannellature.

 

La colorazione prevede due tonalità di grigio, rispettivamente il F.S. 36375 e il F.S.36176, e per questo progetto ho deciso di provare i colori Mr.Paint. Studiando le foto in mio possesso ho notato come il grigio più scuro della livrea (il 36176) sia cambiato nei pochi anni di utilizzo di questa mimetica; in particolare nell’ultima fase di vita operativa del velivolo il colore tendeva decisamente all’azzurro e a seguito di numerose prove ho realizzato un mix che mi ha convinto utilizzando sei parti di MRP-93 e due parti di MRP-202, sempre Mr.Paint.

Dopo ho differenziato il colore della parte inferiore del dorso con un grigio più chiaro rispetto al resto della cellula e ho dipinto la banda a scacchi presente sui timoni mascherando uno ad uno i fregi col nastro kabuki.

La zona degli scarichi è stata verniciata con un mix di Alclad Aluminium e Gold Titanium, la brillantezza però durerà poco giacché in seguito l’ho invecchiati e bruniti con del Red Brown, Smoke Tamiya e lavaggi a olio con diverse tonalità di marrone.

Una volta completato lo schema mimetico ho rimosso il nastro Tamiya rivelando le nastrature di RAM che danno un aspetto rattoppato al mio Nighthawk. Di “rattoppi”, però, ne ho aggiunti altri mascherando con pazienza tutte le zone evidenziate anche nelle foto del soggetto reale (in particolare subito dietro al canopy). Per quanto riguarda invece la superficie inferiore ho provveduto a dipingere i vani carrelli in gloss white.

 

Sigillato il modello con una mano di trasparente lucido Gunze H-30 è finalmente arrivato il momento delle decal! Purtroppo non avevo a disposizione alcun foglio decente: quello presente nella scatola Hasegawa era ingiallito, il foglio della Twobobs codice 72-055 è fuori produzione oramai da anni e comunque entrambi mi avrebbero permesso di realizzare il “Gray Dragon” al momento della sua prima colorazione (quindi con coccarde e stemmi in grigio FS36375 e non in bianco come sono state adottate in un periodo successivo). A tal proposito mi son fatto realizzare su commissione delle decalcomanie stampate in casa su supporto unico. La qualità del prodotto è eccellente, tanto da poter leggere il motto sui simboli di reparto, e il film ha un’ottima resistenza ai liquidi ammorbidenti. Lo scotto da pagare è quello di dover scontornare il più possibile ogni insegna per impedire l’eventuale “silvering”. L’aderenza è stata eccellente, ma anche le superfici in pratica piatte dell’aereo hanno dato una grossa mano.

 

Una volta posizionate tutte le decal, ho steso nuovamente il trasparente lucido Gunze e ho eseguito dei leggerissimi lavaggi a olio in bianco per simulare il deterioramento del RAM sottoposto alle condizioni climatiche diurne, delle colature di sporco, acqua e polvere su tutta la fusoliera.

L’ambientazione:

Mi sono immaginato il mio F-117 mentre viene caricato con delle GBU-10 da esercitazione (quindi con testa blu), e per tale scopo mi sono servito di un vecchio weapon loader MJ-1 preso dal kit Hasegawa dedicato ai mezzi di supporto dell’USAF. Il piccolo trattore è sempre un valido alleato per realizzare una scena di vita operativa ma per il mio scopo ho dovuto aggiornare il mezzo alla versione MJ-1C, cronologicamente più corretta da affiancare al 117, divertendomi con Plasticard e fotoincisioni di recupero per la sua trasformazione.

Una volta verniciato con colori acrilici Gunze ho aggiunto un piccolo meccanico (il mio primo figurino) dipinto con colori Vallejo, ho ricostruito il volante e il leveraggio sulla console e aggiunto la GBU preparata in precedenza con il nastro di ancoraggio e qualche RBF (Remove Before Flight) fotoinciso prodotto dalla Eduard.

 

Dopo aver terminato sia il modello, sia il weapon loader, è arrivato il momento della basetta: allo scopo ho utilizzato il retro di una cornice 25×30 su cui ho inciso il reticolato dei lastroni che compongono il piazzale con un taglierino. In seguito ho ricoperto il tutto con uno strato pesante di stucco liquido Gunze Mr.Surfacer grana 500 cercando di simulare la texture tipica del Tarmac aeroportuale aiutandomi con un pennello. Ovviamente lo stucco, dopo aver atteso la sua completa asciugatura, deve essere carteggiato delicatamente per pareggiarlo ed eliminare imperfezioni.

 

Terminata la rifinitura ho dipinto il tutto con acrilici Gunze e Tamiya utilizzando diverse tonalità di grigio dal Dark Gull Gray allo Sky Gray; per far risaltare lo spazio tra i diversi blocchi di cemento ho provato a utilizzare dei pastelli di colore bianco e nero e una matita che ho sfumato con un tovagliolino di carta.  Al termine di questa procedura ho realizzato le strisce gialle delle Taxiway in Flat Yellow e il pozzetto della messa a terra mediante un lavoro di mascheratura.

 

Giunto quasi alla fine ho realizzato il cavo “ground” da incollare sul modello PRIMA di ancorarlo alla base, e per realizzarlo ho provato diverse soluzioni: alla fine ho scelto un filo molto sottile di rame avvolto intorno ad uno stuzzicadenti. Rimosso con delicatezza, aveva le sembianze di una molla per le penne e con attenzione l’ho distesa e sistemata nella sua posizione definitiva.

Il tocco finale che non poteva mancare è stato la realizzazione della scaletta di accesso cui, purtroppo, non ho trovato aftermarket. Poco male mi son detto, in fondo con tutti gli accessori pronti spesso si perde il gusto di dare un tocco personale al proprio modello. Ho cercato qualche foto e l’ho auto costruita basandomi su profilati Evergreen di sezione rettangolare e poi qualche pezzo di Plasticard sottile per gli snodi e la superficie d’appoggio al cockpit. Un po’ di prototipi e di pazienza ma alla fine sono riuscito nell’intento!

 

Conclusione:

Giungendo alla fine del progetto ho, via via, assemblato tutti gli elementi preparati in precedenza. Devo ammettere che è stata un’operazione molto delicata quella di ambientare l’F-117 sulla sua basetta definitiva ma il piccolo diorama, e la mimetica insolita, hanno contribuito a rendere ancor più unico il modello di un velivolo che nell’immaginifico di tutti gli appassionati è sempre stato nero!

 

Spero che quest’articolo sia stato di facile lettura e vi sia piaciuto, approfitto dell’occasione per ringraziare e salutare i ragazzi del mio club “The Knights of Round Table” di Roma, ringraziare Valerio e tutti i fantastici amici conosciuti sul forum di Modeling time, una splendida comunità.

Grazie e buon modellismo a tutti.  Mattia “Pankit” Pancotti.

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