martedì, Marzo 19, 2024

D9R Armored Bulldozer dal kit Meng in scala 1/35.

Un bel giorno, navigando online alla ricerca di un nuovo modello da realizzare, sono incappato in questo Armored Bulldozer della Meng e me ne sono decisamente infatuato: è stato amore a prima vista!

Da sempre affascinato dai mezzi di movimentazione terra, mi trovo davanti ad un “bestione” adattato per scopi militari e non me lo sono fatto scappare. Questo D9R è dotato di una struttura corazzata che protegge egregiamente il potente motore, l’impianto idraulico/elettrico e, ovviamente, il personale di bordo, essendo dotato di vetri blindati. I numerosi finestrini permettono agli operatori di avere un’ottima visuale in pratica a 360°.

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Il kit è possente: ci sono molti pezzi, ma comunque scomposti in modo logico, cosa che permette di evitare assemblaggi tediosi e contorti tipici di certi stampi.

Serve comunque una certa attenzione durante la fase di assemblaggio ma le parti combaciano alla perfezione e le stampate sono ottime e ben dettagliate; sono solo necessari alcuni ritocchi con lo stucco in certe giunzioni, più che altro nel gruppo di rotolamento e in quello della lama posteriore, ma comunque si tratta d’interventi di poco conto: tutto si monta che è una meraviglia.

Nella scatola sono compresi i cingoli in plastica maglia/maglia di ottima fattura, i trasparenti per i finestrini sono presenti sia nel classico colore neutro, sia in versione azzurrata per una riproduzione più realistica dei vetri blindati. Fornito anche un tubicino di gomma da utilizzare per ricostruire i collegamenti idraulici del gruppo lama.

Per complicarmi un po’ la vita (ma ne vale la pena!) ho acquistato alcuni aftermarket: cingoli in metallo con perno passante dell’Easy Links (metal set D9R) e due set di fotoincisioni della Eduard (36270 Cooling Slats e 36265 Exterior).

Adesso passiamo alla fase operativa.

Per affrontarlo più agevolmente, il modello è stato così suddiviso: corpo principale, gruppo pala, gruppo cabina, gruppo rotolamento e gruppo lama posteriore. Per prima cosa ho lavorato sul corpo principale: con l’aiuto del Dremel, e di un taglierino molto affilato, ho eliminato tutte le griglie dalle stampate che compongono il vano motore in modo da poterle sostituire con quelle foto incise della Eduard (composte di telaio e lamelle singole).

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In seguito ho anche sostituito i condotti in plastica con filo di ottone sagomato.

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La parte frontale del radiatore è stata, invece, interamente sostituita dal suo alter-ego in metallo sempre della Eduard: un lavoro piuttosto lungo e un po’ noioso che però, a lavoro finito, ripaga ampiamente delle fatiche donando un aspetto notevolmente realistico.

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Dopo di ciò ho messo insieme la struttura portante del mezzo arricchendola con altre fotoincisioni: le pedane per l’accesso alla cabina, le quattro pedane laterali ripieghevoli, le protezioni per il sistema idraulico del sollevamento pala e altri accessori.

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Quindi sono passato agli interni per poter poi unire i sottogruppi, il corpo principale e la cabina. Quest’ultima è molto ben dettagliata, peccato solo che a modello finito sia alquanto arduo intravedere i dettagli interni più significativi, nonostante i numerosi finestrini.

Volendo riprodurre un modello piuttosto vissuto anche gli interni hanno ricevuto un discreto trattamento d’invecchiamento: dapprima con scrostature varie e dopo con qualche lavaggio mirato con prodotti Mig molto diluiti. Il sedile dell’operatore è stato prima ricoperto con un sottile strato di Milliput, testurizzato con un pennellino da battaglia e, successivamente, colorato con acrilici Lifecolor. Il risultato è forse leggermente troppo ruvido ma in fin dei conti non mi dispiace.

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A questo punto sono passato al gruppo rotolamento.

Come anticipato, è stato necessario eseguire solo una leggera stuccatura lungo le linee di giunzione per avere una finitura perfetta del gruppo, che abbinato ai cingoli in metallo, è decisamente accattivante. L’assemblaggio dei cingoli non è stato difficoltoso, bisogna solo ripassare i fori per i perni con una punta di diametro adeguato alla dimensione degli stessi. Una volta infilato il perno tra le due maglie ho aggiunto una piccola goccia di ciano, evitando di precluderne la mobilità, ma sufficiente a impedire ai perni più laschi di sfilarsi.

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Il gruppo pala e la lama non presentano particolari difficoltà. L’unica accortezza, nel gruppo lama, è quella di controllare bene l’orientamento dei cilindri in modo da non ritrovarsi con gli innesti per i tubi idraulici nel verso sbagliato.

Altra cosa molto interessante è che la Meng ha riprodotto sul lato di una sprue la testa delle brugole da tagliare e attaccare sui corpi dei pistoni per la movimentazione del gruppo lama.

Un paio di stuccatine leggere per rifinire alcune linee di giunzione e via che si procede con la prova a secco per controllare il corretto assemblaggio di tutti i vari gruppi.

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Ed eccoci alla verniciatura.

Per quest’operazione ho continuato a lavorare per sottoinsiemi, con la differenza che il gruppo cabina è stato definitivamente fissato al corpo principale.

Dopo il classico primer Tamiya Fine, ho passato una mano di color ruggine Vallejo, seguito da una seconda e terza mano, molto leggere, di colore sempre più schiarito per dare una leggera variazione tonale in alcune zone. Quindi, ho sigillato il tutto con una mano di trasparente lucido.

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Una volta fatto asciugare il tutto a dovere, sono passato a un mix di Desert Yellow e Dark Yellow  Tamiya, in parte miscelati tra loro in diverse mani, per ottenere anche qui leggere variazioni tonali. In seguito ho iniziato a realizzare i primi graffi e scrostature mediante la tecnica della lacca e l’utilizzo del Maskol, ottenendo così un primo abbozzo di usura che è stato in seguito ritoccato in fase di finitura. In questa passaggio ho aggiunto il gruppo di rotolamento, sottoposto allo stesso trattamento, per ottenere un effetto uniforme tra i due blocchi strettamente correlati tra loro.

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Ed eccoci arrivati alla verniciatura della pala: una bella sfida!

Dopo il primer Tamiya Fine, ho passato due mani leggere del color acciaio della linea Mister Metal Color della Mr. Hobby, ed ho fissato il colore con un velo di trasparente lucido.

Successivamente ho dato una leggera mano di Desert Yellow molto diluito sulla parte interna della pala e uno strato più consistente sulla griglia di protezione posta sopra di essa. Anche qui ho ricreato qualche piccola scrostatura.

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In seguito ho steso ad aerografo diverse velature molto diluite sulla pala con diverse tonalità color ruggine della Lifecolor, seguendo un andamento dall’alto verso il basso per ottenere striature leggere, stando attento a evitare l’indesiderato effetto maculato.

Con il colore non completamente asciutto ho passato un pennellino piatto leggermente umido, sempre con passate dall’alto verso il basso, per avere transizioni tonali più realistiche e casuali. Passata un’altra mano di lucido, ho ulteriormente scrostato alcuni punti con un pennello usurato, sfruttando anche qui la tecnica della lacca e del Maskol (che mi hanno permesso di lavorare in modo piuttosto selettivo sulla griglia in alto, sui lati della pala e sulla lama ottenendo un effetto soddisfacente).

Ho iniziato, quindi, ad applicare a pennello dei pigmenti Mig in polvere, dopo aver inumidito le zone interessate con il fissatore per pigmenti sempre della medesima ditta. A questo punto ho lasciato la pala in attesa delle rifiniture finali da portare a termine una volta preparata la basetta, in modo da adattarla in funzione della stessa.

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Passiamo al gruppo lama: anche qui, primer Tamiya Fine, passate leggerissime color acciaio e ruggine sempre ad aerografo, di nuovo una miscela con Desert Yellow e Dark Yellow dopo una generosa mano di trasparente lucido; poi, con le stesse tecniche utilizzate in precedenza, ho provveduto a creare segni di usura qua e là, dedicandomi a qualche ritocco color acciaio sulla lama vera e propria.

Infine ho ricostruito i collegamenti idraulici con il tubicino in dotazione.

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Giunto a questo punto ho completato il montaggio unendo tutti i sottogruppi al corpo principale e sono passato alla fase d’invecchiamento vero e proprio con lavaggi a olio molto diluiti su tutto il modello per enfatizzarne i contrasti.

Ho aggiunto pigmenti Mig per replicare sedimenti polverosi e terrosi, ho fatto colature di sporco e ruggine con lavaggi Mig, ma cercando di non esagerare. La difficoltà di quest’operazione sta proprio nel decidere quando fermarsi perché su questo tipo di modello è veramente facile strafare. Ancora oggi, quando lo guardo, mi viene istintivo il voler aggiungere un po’ di ruggine lì o una colata d’olio, ma comunque mi sono imposto di fermarmi quando il mio gusto personale lo ha ritenuto opportuno (anche se la tentazione del “ritocchino”, è sempre dietro l’angolo)!

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Siamo arrivati all’ambientazione: sostanzialmente ho utilizzato un pezzo di basetta in resina della Verlinden che riproduce detriti e macerie (vasi, mattoni, ecc.), ritagliando con un Dremel la parte che m’interessava.

Ho sistemato il pezzo ottenuto all’interno di una cornice per foto ed ho realizzato il terreno con del DAS, steso umido, sopra uno strato di Vinavil, per incollarlo al fondo. Fatto questo, ho impresso con alcune maglie dei cingoli avanzati, svariati solchi sul terreno in diverse direzioni per dare l’idea di un mezzo all’opera.

Infine ho pitturato il tutto con un fondo acrilico marrone, poi ho schiarito con del nocciola, poi un mix nocciola e Dark Yellow, poi Desert Yellow + Dark Yellow. Per ultimo ho creato un mix di colori per ottenere una tonalità simile al pigmento utilizzato per impolverare il mezzo e ho dato una spolverata su tutta la basetta con i pigmenti bloccandoli con un po’ di lacca.

Ho aggiunto qualche agglomerato di terreno utilizzando dell’Akadama, una terra in grani di diverse pezzature solitamente utilizzata per la coltivazione dei bonsai. Per spezzare un po’ l’ambientazione e dare di movimento alla scena ho costruito un palo della luce in legno con alcuni tondini e listelli che uso per il modellismo navale.

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Prima di passare alle foto conclusive, ci tengo a dire che questo modello mi ha a dir poco entusiasmato! E’ un kit meraviglioso, che anche senza aftermarket può dare risultati eccezionali data la qualità delle parti.

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Essendo io ancora un novello del settore modellistico, posso certamente dire che questo sia stato il mio primo lavoro veramente “tosto”. Mi ha tenuto occupato per diversi mesi sotto ogni aspetto: dal montaggio alla lavorazione delle fotoincisioni, dalla verniciatura fino alla fase d’invecchiamento.

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E’ stato per me un lavoro davvero impegnativo, ma altrettanto avvincente. Ci tengo a ringraziare tutti i partecipanti del forum di Modeling Time, che durante questo W.I.P. , realizzato in occasione del Group Build Desert Storm 2016, mi hanno consigliato e supportato in tutte le fasi della costruzione.

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Buon Modellismo! Giovanni “Digge” Tosatti.

 

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