martedì, Aprile 16, 2024

Carioca Skyhawk – AF-1 Falcão (A-4KU) dal kit Hasegawa in scala 1/48.

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Il Brasile: sole, mare, spiagge bianche, belle donne…. e gli A-4 Skyhawk!

Se pensando a questo stupendo paese tropicale vi sono venute in mente le prime quattro cose, bè… siete delle normalissime persone. Se oltre a quelle avete aggiunto il piccolo bombardiere della Douglas, allora siete anche degli “incalliti” modellisti! Ebbene sì, forse non tutti sanno che la Marinha do Brasil – la Marina Militare Brasiliana – nel 1998 acquisì dal Kuwait, grazie anche all’interessamento del governo americano, ventitré (di cui tre biposto) A-4 KU Skyhawk. All’atto della consegna, avvenuta in settembre, gli ex velivoli kuwaitiani avevano all’attivo poche ore di volo: circa 1700 sul totale di tutte le cellule.

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Gli A-4 KU erano, sostanzialmente, basati sulla variante M (A-4 M e OA-4M) americana di cui conservavano la capacità autonoma di avviamento del propulsore, terminale della deriva squadrato, freni aerodinamici, paracadute freno e il motore J52-P-408. Nonostante la presenza della “Avionic Hump” (la tipica gobba posta sopra la fusoliera) la “KU” era dotata di un sistema ECM meno sofisticato, e di minore capacità di utilizzo d’armamento rispetto alle versioni impiegate dal Corpo dei Marines.

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Dopo la formale accettazione da parte della marina brasiliana, gli Skyhawk del Kuwait furono ridisegnati ufficialmente AF-1 (per i monoposto) e AF-1A (per i biposto) “Falcao”. Le uniche modifiche che furono apportate riguardarono la colorazione e l’aggiornamento del sistema di tiro per permettere l’integrazione del missile aria/aria MAA-1 “Piranha”, prodotto localmente dalla Mectron, e di ordigni anti-nave. Nonostante questi upgrade, gli aerei vengono a oggi impiegati nel solo ruolo di caccia intercettori.

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Il modello:

La via più facile e veloce per ottenere una riproduzione in scala di un Falcao è partire dal kit numero 09729 dell’Hasegawa. In definitiva la scatola contiene lo stampo di un A-4 M cui è stato, provvidenzialmente, aggiunto lo sprue relativo al musetto di uno Skyhawk E/F (contraddistinto dalla lettera identificativa “R”). La vera nota negativa risiede nella scarsa reperibilità del prodotto giapponese, messo fuori catalogo oramai da qualche anno; l’unico modo per ottenerne uno è armarsi di pazienza e setacciare il web (in particolare E-Bay) alla ricerca di privati che ne mettessero in vendita qualche pezzo conservato nelle proprie collezioni personali.

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In alternativa, si possono percorrere due strade: la prima, la più costosa, consiste nel “Kit Bashing” di un A-4 E/F da cui prelevare la sezione anteriore per montarla su di un M…. Siete pronti a sacrificare due modelli per ottenerne uno solo?

La seconda, più semplice ma comunque non meno esosa, è l’acquisto della scatola numero 09575 o 09943, dedicati alla variante israeliana “N”, entrambe contenenti la tanto ambita stampata “R”.

Di norma sono abituato a dotare i miei modelli di numerosi aftermarket. Il kit giapponese dello Scooter (uno dei tanti nomignoli affettuosamente affibbiati all’A-4), però, è già bello e completo di suo. Il dettaglio superficiale (in un fine e preciso negativo) e quello concernente le parti interne è abbastanza ricco: lo testimoniano, infatti, i vani carrello che sono già stampati con una miriade cavi e tubazioni.

Questa volta, intenzionato anche a eseguire un montaggio veloce e rilassante, a completamento del mio Skyhawk ho acquistato solo pochi ma, a mio avviso, indispensabili accessori:

  • Eduard photoetched Zoom set FE482: non amo particolarmente le fotoincisioni, tanto meno quelle pre colorate che tanto di moda stanno andando da qualche anno a questa parte. Ad ogni modo la scelta per un set di arricchimento dell’abitacolo per gli A-4 KU è, purtroppo, limitata a questo prodotto.
  • Eduard Xpress Mask EX339: comode e pratiche, permettono di mascherare canopy e windshield con poco tempo.
  • Quickboost Colt Resin Gun Barrels 48222: questo set economicissimo fornisce i due cannoncini Colt da 20 mm in resina per sostituire quelli originali in plastica. Indubbiamente essi donano un tocco di realismo in più che non guasta mai.
  • Verlinden Escapac IG-3 Ejection Seat: gli A-4 e TA-4 KU furono equipaggiati con la versione IG-3 dell’ESCAPAC, una delle ultime prodotte. La Verlinden è l’unica, attualmente, a riprodurne in scala la copia più esatta. Oltre a questo, il seggiolino in resina presenta un dettaglio molto ricco con cinture già stampate.
  • FCM Decal “Skyhawk Part 1” 48044: il bel foglio decal della brasiliana FCM contiene tutte le insegne per ottenere un Falcao (biposto o monoposto) nella scala del quarto di pollice.

Dopo questa doverosa presentazione, tutto è pronto per iniziare con il montaggio vero e proprio!

Il cockpit:

Come di consueto per la stragrande maggioranza dei kit, i lavori hanno avuto inizio dal cockpit. Il suo livello di dettaglio potrebbe già essere sufficiente ma, per i miei canoni, esso rimane comunque un po’ spoglio. E’, però,  doveroso premettere che l’abitacolo ha dimensioni molto contenute e una volta chiuse le due semi fusoliere gran parte dell’interno rimarrà precluso alla vista.

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A conti fatti un set di fotoincisioni può bastare ad arricchire, quel tanto che basta, il pilot’s office. L’Eduard, nel suo Zoom Set, fornisce le consolle laterali suggerendo di eliminare tutti particolari pre stampati; personalmente ho scartato i pezzi PE mantenendo intatta la vasca di plastica e mettendo in risalto i vari bottoncini con un mirato dry brush in grigio e l’aggiunta di qualche pulsante in rosso e giallo. La strumentazione del cruscotto, al contrario, è stata asportata per far posto a quella fotoincisa della ditta ceca.

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L’intero abitacolo è stato dipinto in grigio chiaro F.S.36375 (ad eccezione dei rack avionici laterali in nero opaco), ed anche il pannello strumenti principale ha subito una parziale sovra verniciatura poiché la sua pre – colorazione poco si avvicinava alla tinta di fondo. Per fare questo ho mascherato con pazienza i singoli quadranti avvalendomi di piccole striscioline di nastro Tamiya; non ho badato granché alla precisione poiché, una volta incollato in posizione, la strumentazione rimarrà alquanto in ombra.

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Per mettere in risalto gli angoli e dare maggiore profondità, tutta la zona è stata sottoposta a un lavaggio eseguito con un grigio medio (la punta di uno stuzzicadenti “sporcata” di Nero Avorio Maimeri con l’aggiunta di poco Bianco di Marte della stessa marca) abbastanza diluito.

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Il seggiolino, invece, presenta la struttura in nero opaco, i cuscini in Olive Drab Vallejo (più facili da stendere a pennello) e le cinture in Ocean Grey XF-86 Tamiya. Anche in questo caso il sedile è stato sottoposto a un accurato “Washing” in Bruno Van Dyck che ne ha accentuato i contrasti; il tocco finale l’ha dato il solito procedimento a “pennello asciutto” in grigio chiaro e varie tonalità di verde (tra cui Cachi Drab e Luftwaffe Camo Green della Vallejo) che hanno messo in risalto tutti i piccoli dettagli come, ad esempio, le bellissime pieghe del tessuto che ricopre lo schienale. Per impreziosire ulteriormente il piccolo Escapac ho prelevato le maniglie di espulsione e alcune placchette di manutenzione dalle fotoincisioni Eduard già segnalate qualche riga sopra.

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Nonostante l’abitacolo sia, in pratica, da scatola, bisogna comunque intervenire assottigliando la plastica nel punto indicato dalla freccia nella foto che segue:

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Purtroppo la paratia del meccanismo di apertura del canopy che va incollata alle spalle della piastra blindata del pilota forza sulle semi fusoliere non permettendo il loro ottimale allineamento. Asportando un po’ di materiale nel punto indicato tutto tornerà a posto.

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Il montaggio:

Il montaggio è uno dei veri pregi di questo kit: semplice e lineare (aiutato anche dalle forme essenziali del velivolo), scorre molto veloce e senza particolari difficoltà. Prima di chiudere le due semifusoliere, ricordatevi di inserire all’interno del muso una cospicua quantità di piombini da pesca per evitare che il modello ultimato si sieda sulla coda (rischio accentuato anche dal caratteristico assetto dell’aereo), di verniciare i condotti delle prese d’aria e la ventola del turbo fan in bianco opaco e di inserire la camera di combustione del propulsore (verniciata in nero opaco).

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La caratteristica gobba che conteneva le apparecchiature avioniche supplementari non crea particolari difficoltà di montaggio, e l’uso dello stucco è davvero ridotto al minimo (personalmente ho utilizzato il Mr.Surfacer 500 a tale scopo). Discorso simile può essere fatto anche per le prese d’aria, che s’inseriscono con relativa precisione rimanendo pressoché in sagoma col resto della fusoliera. Ad ogni modo, per permettere ai condotti di innestarsi senza sforzo nei rispettivi alloggiamenti, ho preferito allargarne leggermente gli scassi utilizzando una lima a testa piatta.

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Come di consueto il pezzo A-6 (l’inserto da aggiungere in coda) mi ha costretto a un tedioso lavoro di carteggiatura e riempimento poiché esso è leggermente sottodimensionato e poco preciso negli incastri. Gli aerofreni, che l’Hasegawa fornisce separati per poter essere lasciati aperti, in realtà a terra sono spesso chiusi; così ho deciso di raffigurarli in questa posizione chiudendo e stuccando il tutto. Per facilitare l’allineamento delle superfici mobili ed evitare che esse potessero “annegare” nei rispettivi vani, ho incollato dei piccoli spessori di Plasticard:

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La grande superficie alare s’incastra molto bene nella sua sede lasciando solo piccole fessure. Personalmente, per non rovinare le numerose pannellature, le ho riempite utilizzando il Milliput con il solito sistema di creare un salsicciotto da spingere bene dentro il gap e portare via l’eccesso con una spugnetta bagnata di acqua.

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Dall’ultima immagine qui sopra si può notare anche il lavoro di adattamento subito dallo scarico: questo, infatti, è stato preventivamente controllato per verificare il corretto “fitting” rispetto alla sua sede. La prova è stata molto utile poiché ha rivelato dei grossi problemi dimensionali del pezzo (indicati dalla freccia rossa). Allo scopo di raccordare decentemente il terminale del propulsore al resto del modello, ho aggiunto alla sua base un tondino di Plasticard da 1 mm sagomato a dovere. Poi, dopo averlo incollato, l’exhaust è stato rifinito con ampia carteggiatura e massiccio uso di stucco. Qui sotto il risultato finale:

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Prima di incollare e raccordare il parabrezza (immerso assieme al canopy nella solita cera per pavimenti Future per donargli maggiore brillantezza), ho dipinto la palpebra sottostante in nero opaco e lumeggiato i particolari con il Tyre Black Gunze H-77, e aggiunto l’HUD (Head Up Display.) L’interno delle luci di posizione sono state verniciate in rosso (a sinistra) e blu (a destra) e, in seguito, incollate con ciano acrilico, rifinite e lucidate con pasta abrasiva. Con lo stesso criterio ho sistemato il piccolo indicatore di approccio integrato all’interno del bordo di attacco dell’ala sinistra, cui ho dipinto il fondo in argento per simulare la parabola riflettente.

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Conoscendo la mia solita pigrizia per la cura degli ultimi dettagli in prossimità della fine dei lavori, ho preferito preparare tutti i vari portelloni, pozzetti, gambe di forza e pneumatici dei carrelli con un po’ di anticipo: da premettere che ciò che ho elencato sopra va dipinto completamente in bianco opaco (ad eccezione delle gomme in Tyre Black H-77 cui ho evidenziato il piano di rotolamento del battistrada con una “sbruffata” di Grey F.S.36375), l’insieme ha subito il solito lavaggio con il medesimo grigio utilizzato per il cockpit molto diluito e fatto penetrare negli interstizi per esaltare la profondità. Ricordo poi che il ruotino anteriore era dotato del sistema di steering per la sterzata dello pneumatico (pezzo E-25), quindi l’aggiunta di qualche cavo idraulico ed elettrico, seguendo come riferimento la documentazione, lo completerà a dovere.

Prima di dichiarare, finalmente, ultimata la fase del montaggio, ho auto costruito le due antenne ILS installate su entrambe i lati della deriva. Al contrario di quanto indicato nel foglio istruzioni Hasegawa, queste piccole “fins” non sono squadrate, bensì hanno una forma pressoché rettangolare con bordi arrotondati.

Per ricrearle sono partito dalla cornice di un vecchio foglio di fotoincisioni in Alpacca (una lega di stagno e alluminio) che ha uno spessore ridotto e perfettamente in scala. Sull’impennaggio verticale ho aggiunto le piastre di rinforzo per la sede delle antenne: queste sono ricavate da un pezzo sagomato di alluminio adesivo per lavori d’idraulica.

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In accordo con la documentazione ho aggiunto anche una sottile antennina sotto al muso ricavata da una sezione di sprue stirato a caldo.

Verniciatura:

La fase della verniciatura è stata, senza dubbio, la più difficoltosa. Non tanto per l’attuazione della particolare mimetica che i “Carioca” Scooter vestono, ma per la riproduzione delle esatte tinte con cui essi sono rifiniti.

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Ufficialmente lo schema prevede tre diverse tonalità di grigio, una molto chiara per le superfici inferiori e due più scure per quelle superiori. Purtroppo, in commercio, non esistono pigmenti pronti all’uso e per realizzarli bisogna necessariamente affidarsi a miscele di vari colori. Di seguito le proporzioni da me realizzate:

Grigio chiaro F.S. 36515:

  • 80 gocce di Gunze H-307.
  • 40 gocce di Gunze H-325.
  • 55 gocce di bianco.

Grigio medio F.S. 36314:

  • 50 gocce di Gunze H-308.
  • 4 di XF-82 Tamiya.
  • 3 gocce di Blu XF-8 Tamiya.

Grigio scuro F.S. 36187

  • 40 gocce XF-66 Tamiya.
  • 20 gocce XF-24 Tamiya.
  • 4 gocce di blu XF-8 Tamiya.

La mimetica è stata riprodotta sul modello con il classico metodo del Patafix partendo dal grigio più chiaro delle superfici inferiori per finire con quello più scuro. Per la caratteristica conformazione dell’A-4, ho dovuto dividere verniciatura del grigio F.S. 36187 in due fasi: dapprima ho riempito le zone più basse della fusoliera e della deriva, poi ho mascherato nuovamente per terminare la colorazione a ridosso della dorsal spine e delle ali.

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In particolare, il tono più scuro è quello che mi ha creato più di qualche problema durante i vari mix. Guardando le foto dei velivoli reali esso assume continuamente dei viraggi differenti apparendo, di volta in volta, come un Gunship Grey o come un Extra Dark Sea Grey. In alcune immagini la vernice aveva anche degli stranissimi riflessi verdastri. Non è stato semplice coglierne l’esatta tonalità e, difatti, alla prima prova la tinta era troppo cupa e spenta.

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Per riportare il tutto a un tono più fedele a quello vero ho passato, su tutto il modello, una velatura di Light Compass Grey F.S. 36375 (Gunze H-308) su tutto il modello per schiarire leggermente il grigio più scuro e simulare un minimo d’invecchiamento.

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Il terminale del musetto e le aree circostanti le volate dei cannoni sono in nero opaco, mentre l’exhaust è stato rifinito con il Dark Alluminium Alclad (steso direttamente sulla plastica “nuda”) in seguito brunito con un paio di mani leggerissime di Hot Metal Sepia Alclad per simularne la cottura dovuta alle alte temperature dei gas di scarico.

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Weathering e Decalcomanie:

Parlare di “weathering” per i Falcao brasiliani non è del tutto corretto: i velivoli, infatti, sono sempre ben tenuti e presentano di rado segni di sbiaditure e di fuoriuscite di liquidi idraulici. Più per enfatizzazione modellistica che per reale necessità, ho comunque deciso di desaturare la sola mimetica superiore con le tinte di base leggermente schiarite con del bianco. Quest’operazione ha regalato al mio piccolo Skyhawk un minimo di tridimensionalità aggiuntiva che non guasta mai!

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Ad ogni modo, prima di procedere con i successivi passaggi ho steso su tutto il modello un paio di mani di trasparente lucido Tamiya X-22 diluito al 70% circa e addizionato di alcune gocce di Paint Retarder della stessa casa; questo accorgimento ha lo scopo di preparare il fondo sia alle varie insegne, sia agli indispensabili lavaggi per l’enfatizzazione delle pannellature.  Quest’ultimi sono stati eseguiti con due tonalità di grigio lasciando la consistenza del composto molto densa in modo da avere una sicura penetrazione ed una buona definizione delle sottilissime incisioni del modello. Ovviamente ho esteso i lavaggi anche all’interno dei pozzetti carrello (in precedenza verniciati in bianco opaco Tamiya) utilizzando, alla scopo, lo stesso grigio ad olio delle superfici inferiori.

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Tre successive passate di trasparente hanno sigillato i vari washing, e creato una superficie lucida e liscia per evitare il fastidioso effetto “silvering” delle decal. Quest’ultime, come già ricordato, provengono dal foglio della FCM Decal, ditta brasiliana che ultimamente sta commercializzando degli interessantissimi prodotti. Le decalcomanie sono stampate dalla Microscale negli USA, ed hanno dei bellissimi colori vividi e saturi. Il potere adesivo è elevatissimo, tanto da richiedere un posizionamento rapido dell’insegna – pena la presa definitiva del collante. Il film trasparente è ridotto al minimo ma, di contro, esso è davvero spesso; purtroppo è l’unica vera pecca di questo aftermarket.

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L’altezza delle decal incide, anche se in minima parte, sulla loro capacità di adattarsi alle pannellature sottostanti. Occorrono diverse passate di liquidi emollienti (personalmente ho utilizzato il Micro Sol e Set della Microscale) e la punta di uno stuzzicadenti per donargli il classico effetto “Painted On” che tutti i modellisti cercano. Comunque, con un minimo di pazienza si riesce a farle conformare a dovere. Obbligatorio, poi, sigillarle con almeno tre o quattro mani di lucido per ridurre almeno un po’ il citato problema dello spessore.

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Carichi esterni e ultimi dettagli:

Osservando la documentazione ho notato come gli Skyhawk della Marinha, di norma, sono equipaggiati con i serbatoi supplementari di carburante. Inoltre, proprio per il ruolo di caccia-intercettori che ricoprono, questi A-4 sono spesso equipaggiati con uno o due AIM-9L Sidewinder. Devo ammettere che i Falcao in configurazione aria/aria sono ancor più affascinanti del solito: con il loro carico di missili hanno un aspetto molto accattivante!

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Stregato da questa configurazione ho, ovviamente, deciso di riprodurla anche sul mio modello in scala. Allo scopo ho prelevato i due Sidewinder dal Weapons Set C dell’Hasegawa, li ho carteggiati per eliminare tutto il dettaglio superficiale già stampato e ne ho forato lo scarico mediante una punta montata su di un trapanino a mano. La loro colorazione prevede il Light Compass Ghost Grey F.S. 36375 (per il corpo) e il Dark Grey Tamiya XF-24 (per la testata). Ho, poi, aggiunto le fascette di ancoraggio (in alluminio) e quelle per l’identificazione del tipo di esplosivo (gialle e marroni) usando delle striscioline di nastro Kabuki: a mio avviso quest’accortezza rende l’ordigno molto più realistico.

Per rendere il tutto più particolareggiato ho aggiunto delle piccole scritte di servizio provenienti da un foglio di trasferibili della Hobby Decal (codice 48062). Gli stencil sono bellissimi, ma estremamente complicati da applicare su spazi così ristretti! Ho, quindi, aggirato il problema trasferendoli, appunto, su di un film trasparente ritagliandoli uno ad uno e posiziondoli sul corpo dei missili.

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Finalmente si giunge al montaggio degli ultimi particolari: la vistosa antenna posta sulla gobba va prelevata dalla stampata E (pezzo numero 5). Inoltre ne va aggiunta una più piccolina che apparteneva al sistema di navigazione TACAN posta proprio davanti al pozzetto del carrello anteriore (stampata F, pezzo numero 5). Di fronte al parabrezza è presente un piccolo tubo di venturi (stampata E pezzo 32), accoppiato con un Pitot montato più avanti verso il muso (stampata F pezzo 24). Nella parte posteriore del velivolo, proprio accanto al gancio di arresto esiste un piccolo sfiato per la pressione del sistema idraulico (stampata e pezzo 24). A questo punto non mi rimane montare i pezzi rimanenti quali carrelli, portelloni e piani di coda (lasciati in ultima istanza sfruttando il pratico sistema ad incastro studiato dall’Hasegawa), dare al modello la giusta finitura opaca, “liberare” i trasparenti dalle proprie mascherature e rappresentare il canopy (dettagliato con gli specchi retrovisori e i ganci di chiusura provenienti dal zoom set dell’abitacolo) rigorosamente in posizione aperta!

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Conclusioni:

Nella mia continua ricerca di soggetti “esotici” e poco noti, questo A-4 rimarrà per molto tempo il mio preferito! Da subito sono stato stregato dal bel contrasto con cui le sgargianti coccarde brasiliane spiccano sulla mimetica in grigio scuro.

La qualità e la facilità di montaggio del kit Hasegawa hanno reso la realizzazione di questo modello ancor più piacevole e rilassante. Ovviamente non sarà l’ultimo Skyhawk che entrerà nella mia collezione… che il prossimo sia un esemplare argentino?

Buon modellismo a tutti!

Valerio – Starfighter84 – D’Amadio.

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dello stesso autore

4 Comments

  1. Pur avendolo visto dal vivo in fase avanzata di completamento, ho riletto con piecere e tutto d’un fiato questo nell’articolo. Ancora un bravò Valerio. 🙂

  2. Ottimo articolo e bellissimo moedello. Domanda: dove si possono trovare i fogli di alluminio autoadesivo?
    Ciao
    Filippo

  3. Fantastico,sia la realizzazione che l,ottimo articolo da cui trovero’sicuramente buon apprendimento. Grazie.

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