venerdì, Marzo 29, 2024

A-4 SU “Super Skyhawk” Republic of Singapore Air Force – dal kit Hasegawa in scala 1/48.


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Se vi state chiedendo, con aria perplessa, dove sia sistemato sulla cartina Singapore non sentitevi impreparati… prima di iniziare questo modello non ne avevo la minima idea neanche io! La piccola città stato di Singapore è formata da sessantatré isolotti incastonati nel Mar Cinese Meridionale. Nonostante le sue ridotte dimensioni vanta una forza aeronautica invidiabile composta da svariate unità degli anziani, ma sempre validi, F-5E/F Tiger II, i nuovi F-16 D Block 52 +, AH-64 D “Apache Longbow” e appunto il mio A-4 SU. Senza dilungarmi troppo in cenni storici, riassumendo brevemente, il Super Skyhawk è il risultato dell’ultima serie di modifiche apportate ai vecchi A-4 S (versioni riviste degli A-4 B/C acquisiti in circa centocinquanta esemplari dall’US Navy all’inizio del 1973) per aggiornarli a standard più elevati e prolungare la vita utile delle cellule. Il primo Up-Grade ha riguardato la sostituzione del sotto dimensionato propulsore J-65, con un turbo fan General Electric F404-GE-100D senza post-bruciatore.
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Tale installazione ha comportato modifiche estese alle prese d’aria, e l’installazione di nuovi air-scoop esternamente sulla carlinga per permettere il refrigeramento degli impianti idraulici. Il secondo step è stato rivolto alla suite avionica, aggiornata con varie apparecchiature tra cui un nuovo HUD Ferranti 4510, un computer di missione Litton LN-93 INS e un Bendix Flight Data Recorder.

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Il modello:

Lo Skyhawk è un aereo che da sempre mi affascina, con le sue linee raccolte e agili risveglia tutti i miei pensieri modellistici più reconditi! Così, quando mi è capitata sotto mano la scatola Hasegawa dedicata appunto agli A-4 di Singapore, ho pensato che separarsi un pochino dai soliti schemi per realizzare un modello alquanto “esotico” mi avrebbe dato molti stimoli. Lo stampo di partenza è quello classico della versione B, completato però da una piccola stampata in resina che contiene i componenti caratteristici della variante SU. Inutile ricordare che il dettaglio di superfici e perfettamente riprodotto in fine negativo, “condito” nei punti giusti dall’aggiunta da alcune rivettature.

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Abitacolo:

La mia mania per il super dettaglio mi ha travolto ancora, ma questa volta posso tranquillamente affermare che i soldi per l’acquisto del set Aires 4218 li potevo tranquillamente risparmiare. A modello ultimato, infatti, questa zona sarà talmente piccola e in ombra che quasi tutto il lavoro andrà perso. Il mio consiglio è di sostituire solamente il seggiolino Escapac (l’unico pezzo davvero in vista dall’esterno) con un aftermarket, poiché quello del kit non è davvero all’altezza… per il resto il cockpit potrebbe andar bene anche da scatola.

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C’è da dire però, che il set Aires è davvero spettacolare e completo di una miriade di piccolissimi particolari che esaltano tantissimo il realismo. Ho effettuato le consuete prove preventive per verificare l’inserimento e il dimensionamento delle parti in resina, costatando ancora una volta la bontà delle realizzazioni della ditta ceca. Ho iniziato assottigliando, quasi fino alla luce, la parte interessata delle due semi fusoliere per permettere l’installazione delle paratie laterali (pezzi in resina RP6 ed RP9), a dir il vero esageratamente sovra dimensionate per la loro sede. Una volta incollate al loro posto, ho utilizzato la vasca in resina come dima e segnato con una matita la porzione di materiale in eccesso.

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Con l’ausilio di un trapanino e una fresetta ho asportato la resina in eccedenza così da permettere al cockpit tub di entrare facilmente senza forzare troppo ai lati. Ho poi completamente eliminato le consolle laterali dal pezzo Hasegawa D15 (che tra l’altro è solidale con il pozzetto del carrello anteriore), lasciando però intatto il piccolo rigonfiamento che si trova verso il muso. Ho posto l’accento su questo passaggio perché, quando si andrà a sovrapporre la vasca in resina, tale rigonfiamento andrà a costituire un ottimo perno di riscontro che vi aiuterà non poco per il corretto allineamento.

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Il pilot’s Office è stato dipinto in XF-54 Tamiya, un grigio un po’ più scuro ma che comunque si avvicina molto a quello originale. Una volta asciutti, ho steso su tutti i pezzi uno strato di cera Future per evitare che i successivi lavaggi alterassero il colore di fondo. Ho eseguito il washing con il classico Bruno Van Dyck che, penetrando nei vari dettagli, ha dato molta profondità – soprattutto al bellissimo effetto della stoffa con cui sono ricoperte le pareti della cabina.

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L’accorgimento successivo per dare quel tocco di tridimensionalità estrema, è stato un uso intensivo del Dry Brush (eseguito con un FS 36375) ed esteso a tutti gli elementi… vi assicuro che a operazione conclusa mi è venuta voglia di spostare qualche levetta! L’aggiunta di un paio di bottoncini in giallo e in rosso (pochi a dir il vero, non esagerate) ha regalato quel tocco di colore in più a un’area altrimenti davvero scura. Per il cruscotto ho preferito utilizzare le fotoincisioni fornite nel set, ma prima ho ritagliato e sagomato il piccolo foglietto di acetato trasparente su cui è riprodotta la strumentazione, dipinto di bianco il retro per simulare il fondo dei quadranti, e incollato il tutto sul fondo del pezzo in resina RP2 con un po’ di Clear Fix. Ho completato il bellissimo Escapac con le cinture di sicurezza anch’esse in ottone foto inciso (mania dell’Aires, ma personalmente preferirei che le stampassero direttamente) e le leve di espulsione. La sua struttura è nel suddetto grigio XF-54, mentre il cuscino e le cinture sono in Dark Green Gunze H-64. Anche qui la tecnica del pennello asciutto, eseguita prima in grigio chiaro e poi con un verde più schiarito, mi ha permesso di esaltarne i dettagli.

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La palpebra del cruscotto presenta un piccolo inconveniente da dover superare: è più alta rispetto alla sua base di almeno un paio di millimetri, e inoltre (purtroppo), il cruscotto è stampato davvero troppo in fondo perdendosi nel buio… davvero un peccato, ma modificarlo non è una cosa facilmente attuabile. Per riportare il complesso alle dimensioni ottimali ho ridotto a colpi di lima il pannello strumenti, e praticato due scassi su entrambe le consolle per affondarlo ulteriormente. Inutile dire che anche in questo caso grandi quantità di stucco pareggeranno l’unione del pezzo con la fusoliera.

Montaggio:

Prima di descrivervi le fasi di montaggio, voglio fare una raccomandazione: studiate bene le istruzioni e aprite tutti i vari perni di riscontro che devono essere forati dall’interno. Vi parlo per esperienza personale… nonostante un occhio di riguardo per quest’aspetto, puntualmente ne ho dimenticati un paio! Una volta chiuse le fusoliere, il montaggio scorre via abbastanza velocemente grazie anche alla conformazione semplice e lineare dell’aereo. A causa dell’intercambiabilità dello stampo di base, il musetto è fornito separato per permettere di realizzare più versioni. Nel mio caso, forse anche per il cockpit Aires, l’allineamento del muso non era dei migliori costringendomi ad abbondante uso di stucco.

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Ricordatevi inoltre di appesantirlo molto per evitare che il modello si sieda sulla coda una volta finito, anche in previsione del caratteristico (e per me bellissimo!!) assetto degli A-4. Le prese d’aria (in precedenza dipinte in bianco opaco all’interno) necessitano di essere rifilate nella parte che andrà a contatto con la fusoliera, poiché sbordano di almeno un millimetro fuori dalla loro sagoma. Oltre a quest’accorgimento, ho dovuto anche raccordare ulteriormente mediante carta vetrata a grana grossa 400 (un vero e proprio lavoro da falegnameria quasi) e ricorrere al solito uso dello stucco.

CIMG2813Simile il discorso anche per il pezzo A6, che mi ha impegnato in un lungo lavoro di raccordo dovuto al suo sotto dimensionamento rispetto alla fusoliera. La grande superficie alare al contrario non crea problemi, e s’incastra molto bene nel suo scasso lasciando solo piccole fessure. Personalmente, per non rovinare le pannellature, le ho riempite utilizzando il Milliput con il solito sistema di creare un salsicciotto da spingere bene dentro il gap e portare via l’eccesso con una spugnetta bagnata di acqua. Stesso procedimento l’ho utilizzato anche sulla vistosa presa d’aria supplementare sul lato sinistro (forse la modifica più caratteristica di tutto il modello), che è stata prima svuotata dalla resina per creare il canale di afflusso.

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Come correttamente suggerito dalle istruzioni, alcune pannellature e sfoghi d’aria andranno eliminati o riempiti – qui la documentazione sarà fondamentale per confermare o smentire le indicazioni fornite dall’Hasegawa.
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Osservando le immagini in mio possesso, ho notato grandi differenze tra gli esemplari: secondo le fasi di aggiornamento, questi potevano avere il pitot installato sulla deriva oppure le due antenne del sistema ILS sempre sull’impennaggio; Quest’ultime non sono nemmeno fornite dal kit e devono essere riprodotte con un pezzo di Plasticard sagomato. Non avendo voglia di cimentarmi in lavori di auto costruzione ho trovato uno Skyhawk senza questo particolare, ma con la sonda anemometrica montata (quindi ho aperto il foro per il suo alloggiamento infilando al suo interno un tubicino in ottone della Albion Alloy da 0,5 mm per rifinire il tutto).

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Il tubo di pitot da scatola ho preferito scartarlo perchè fragile e poco definito per la scala del quarto di pollice. L’ho auto costruito da zero utilizzando, ancora una volta, i tubi della Albion Alloy l’uno dentro l’altro: la base ha diametro 0,3 mm su cui ho infilato un altro elemento da 0,5 mm. All’interno del componente da 0,3 mm ho inserito, infine, l’ultimo tubicino pieno da 0,2 mm a cui ho modificato il terminale rendendolo affusolato mediante una fresetta montata su un trapanino elettrico.

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I piani di coda li ho lasciati in ultima istanza dopo la fine della verniciatura, sfruttando l’ottimo sistema a incastro studiato dalla ditta giapponese.

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Ultimi particolari:

Prima di incollare il parabrezza (preventivamente trattato con la cera Future), ho dipinto la palpebra sottostante in nero opaco e lumeggiato i particolari con un grigio non troppo chiaro ad olio. Ho anche installato la struttura dell’Head Up Display fornita in fotoincisione e aggiunto il vetro fatto con un quadratino di acetato.
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A proposito del windshield, controllando le foto dell’esemplare prescelto mi sono accorto che il blindovetro centrale è del classico colore azzurro trasparente; per riprodurre questo effetto ho spruzzato il Clear Blue Tamiya diluito con dell’alcol isopropilico all’interno del vetrino. Il pezzo è stato incollato per capillarità sfruttando la Tamiya Extra Thin Cement e, successivamente, stuccato con il Milliput Black.

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L’interno delle luci di posizione sono state verniciate in rosso e verde e, in seguito, incollate con ciano acrilico, rifinite e lucidate con pasta abrasiva.

Sul dorso del velivolo reale è installato un voluminoso radome che contiene l’antenna per comunicazioni UHF. Nella scatola l’Hasegawa ne fornisce uno in resina che ha forme e dimensioni completamente errate; per questo ho preferito scartarlo e riprodurlo sfruttando un plotter elettronico da taglio e del Plasticard con spessore da 0,8 mm.
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Conoscendo la mia solita pigrizia per la cura degli ultimi dettagli in prossimità della fine dei lavori, ho preferito preparare tutti i vari portelloni, pozzetti, gambe di forza e pneumatici dei carrelli con un po’ di anticipo: da premettere che ciò che ho elencato sopra va dipinto completamente in bianco opaco (ad eccezione delle gomme in Tyre Black H-77 cui ho evidenziato il piano di rotolamento del battistrada con una sbruffata di Grey 36375), l’insieme ha subito il solito lavaggio in grigio medio ad olio (mix di nero e bianco Maimeri) molto diluito e fatto penetrare negli interstizi per esaltare la profondità. L’aggiunta di qualche cavo idraulico ed elettrico, seguendo come riferimento la documentazione, completerà queste zone.
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Già che avevo l’aerografo caricato con il flat white, ho passato una mano veloce anche nella parte interna dei flap, degli slats e degli aerofreni per preparare il fondo al colore definitivo, che è il Rosso FS 11136.
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Nella piccola lastra fotoincisa dell’Aires, sono presenti anche due striscioline ricche di particolari da inserire all’interno del canopy: queste sono state incollate con l’ausilio della colla Attack Gel, e successivamente, il trasparente è stato immerso nella solita cera Future per esaltare la brillantezza ed eliminare graffi e sbavature del collante. A questo punto mi sembra di avervi detto proprio tutto… anzi no! i serbatoi supplementari li ho completati aggiungendo lo sfiato di sovrappressione del carburante (realizzato con un pezzo di ago da insulina) e simulando le saldature del corpo centrale (riprodotte con dello sprue stirato a caldo e incollato con colla Tamiya Extra Thin Cement).

A-4SU Restoration_21Lo scarico è stato verniciato con il White Alluminium della Aclad, ma questa volta a subire il processo d’invecchiamento (eseguito con varie passate ad aerografo di nero e grigio chiaro acrilici) è stata solo la parte interna, quella più soggetta al calore ed alle scorie dei gas combusti.

A-4SU Restoration_24Verniciatura:

Questo modello mi ha fatto anche apprezzare e divenire un estimatore del bellissimo schema SEA (South East Asia) con cui sono verniciati gli A-4 SU di Singapore, in pratica la copia di quello usato dai velivoli americani nel teatro operativo sud est asiatico. Ho agito come segue: per prima cosa ho steso il Light Grey FS 36622 sulla pancia dell’aereo, debordando con il colore anche su parte dei lati. Per creare la linea di divisione dal caratteristico andamento ondulato, ho sagomato due salsicciotti di UHU Patafix: questo prodotto, oltre ad essere auto adesivo, non lascia residui e può assumere qualsiasi forma. Quindi, ho modellato il suddetto salsicciotto facendolo aderire per bene al mio Skyhawk (stesso discorso vale anche per i serbatoi supplementari), e per creare quell’effetto sfumato (ma preciso) ho aerografato con la mano più perpendicolare possibile alla mascheratura.

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Ora è la volta della mimetica vera e propria: partendo dal Marrone FS 30219, ho poi aggiunto nell’ordine il Green FS 34079 e il Pale Green FS 34102 preferendo, per la divisione dei toni, di nuovo il Patafix. Le vernici sono state tutte diluite con la nitro antinebbia in percentuali minime del 70%.
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Gli spaccati forniti dall’Hasegawa non sono del tutto fedeli, fate affidamento solo alle foto dei velivoli reali per riprodurre l’andamento corretto dello schema mimetico.
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Il terminale del muso, le walkway sulle ali ed il radome sulla gobba sono in Nero Opaco, come del resto anche i “rettangoli” parafiamma sulla fusoliera e gli alloggiamenti dei cannoni nella radice alare. Sempre in nero è un piccolo dielettrico di forma circolare proprio davanti il parabrezza che sulle istruzioni è ignorato: io l’ho realizzato “cannibalizzando” una express mask dell’Eduard per un F-104 in scala 1/72.
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Lo stencil rosso per la zona di pericolo intorno alle prese d’aria ho preferito verniciarlo. Per far ciò ho ritagliato delle mascherine in nastro Kabuki sfruttando nuovamente il provvidenziale plotter da taglio. Dopo averle applicate ho steso una leggera mano di trasparente lucido Tamiya X-22 sui bordi per sigillarli e per evitare qualsiasi infiltrazione di colore. A seguire ho steso il bianco opaco e, una volta asciutto, ho finalmente aggiunto il rosso finale (Tamiya XF-7) . Per diluire tutte le vernici elencate ho utilizzato la solita nitro che permette asciugature rapide e spessori ridotti degli strati di colore.
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Una veloce lucidata con il Clear Tamiya X-22 (diluito anch’esso con la nitro) ha protetto il fondo e preparato il campo per le successive operazioni di weathering. A dir il vero, parlare di weathering è fuori luogo perché gli A-4 RSAF sono quanto di più pulito abbia mai visto e per questo ho preferito un lavaggio molto discreto compiuto con un mix di colore ad olio Bruno Van Dyck e Nero in percentuali di 50 e 50… qualcuno potrà dire che un po’ di Post Shading avrebbe fatto comunque bene, ma per rispettare quanto più il realismo ho preferito non spingermi oltre il washing. Detto questo, quattro nuove mani di lucido mi hanno permesso di passare alla fase delle decal.

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Decal:

Fin dall’inizio dell’impresa ero fermamente convinto di scartare le decal della scatola (spesse e dure) per utilizzare un bell’aftermarket! dopo varie ricerche sul web ho trovato una ditta di Singapore, la Miliverse, che produce vari fogli dedicati ai velivoli della RSAF; tra questi c’è l’articolo MV-48001 che fa proprio al mio caso!
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Le decalcomanie della ditta singaporiana sono molto sottili e lucide; di contro il film trasparente ha delle dimensioni un pò eccessive per cui ogni insegna deve essere accuratamente scontornata. I colori degli stencil in giallo non sono ben saturi e sul verde lasciano trasparire il fondo scuro, inoltre il potere adesivo è abbastanza scarso (utilizzate Micro Sol e Set per aiutarvi nel posizionamento). In ogni caso non ci sono molte alternative e bisogna accontentarsi… c’è da dire che, con il modello ben lucido, non creano alcuna traccia di silvering e, letteralmente, assumono un gradevole effetto “painted on”.
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Una piccola curiosità: le coccarde di nazionalità di questa forza aerea asiatica hanno subito varie modifiche fino ad avere l’aspetto che conosciamo oggi, cioè una testa di leone stilizzata inscritta in un cerchio. Questo simbolo deriva da una leggenda popolare narrante di un principe di Sumatra che, sbarcando su una delle isole dell’arcipelago, avvistò un leone (un segno di buon auspicio) e decise di fondare la città di Singapura – che in sanscrito significa “la città del leone”.

Montaggio finale:

Dopo tante fatiche è giunto il tanto atteso momento del montaggio finale. Per prima cosa ho dipinto il ricevitore della fuel scope in Titanium Metalizer, eseguendo sopra un dry brush in silver; Lo stesso procedimento si può adottare anche per i due cannoncini. Ora è stata la volta delle varie antennine a lama (incollate con la provvidenziale colla Tamiya tappo verde che, una volta asciutta, non lascia la minima traccia) concentrate soprattutto sul portellone del carrello anteriore, più una vistosissima sistemata proprio dietro al cockpit. Attenzione a montarla nel verso giusto… sinceramente io stavo cadendo in errore. Ho dipinto il fondo di entrambe le luci di posizione a goccia (una sulla gobba ed una sotto la pancia dietro al carrello sinistro) in rosso, e le ho poi lucidate con una spennellata di Future. Il faro stroboscopico sul bordo di uscita del timone invece, ha il fondo in silver. Tutto pronto quindi per l’ultima mano di trasparente, questa volta opaco, che ha dato la finitura finale al modello. Ricordatevi, però, di mascherare la porzione finale del musetto, che nella realtà è costituita da materiale dielettrico che rimane lucido.
Ai piloni suba alari più esterni ho aggiunto i due rail per i Sidewinder (in bianco opaco)che si trovano direttamente nelle stampate del kit. In alcune foto gli A-4 di Singapore sono stati immortalati con dei pod ACMI agganciati ai rail sub alari (che si trovano già nelle stampate del kit e sono in bianco opaco). Questi pod, in particolare, sono chiamati “CAP-9” e per riprodurli ho cannibalizzato un AIM-9 L da un F-16 Kinetic a cui ho raschiato via i rolleron (i giroscopi) dalle alette posteriori. Le alette anteriori le ho completamente omesse come visto su quelli reali. I colori utilizzati sono il grigio Gunze H-308 e il Flat Black Tamiya per i particolari in nero; gli stencil con il numero seriale provengono dal set TwoBobs 48-172.
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La finitura finale è stata ottenuta spruzzando sul modello un paio di mani di Flat Clear Gunze H-20, sempre diluito con la nitro. Dopo aver “scartato” i vetrini da tutte le mascherature, ed aver incollato il canopy in posizione rigorosamente aperta, ho aggiunto il piccolo tergicristallo (dipinto in H-77 Gunze) sul parabrezza dichiarando i lavori ufficialmente chiusi.

Come sempre… buon modellismo a tutti! Valerio – Starfighter84.

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Tabella Riferimento Colori:

Colore

F.S. 595 b

Gunze

Humbrol

Model Master

Dark Gull G.

36213

H-57

140

1740

Red

11136

H-327

1705

Pale Green

34102

H-303

117

1713

Dark Green

34079

H-309

116

1710

Brown

30219

H-310

118

1742

Light Grey

36622

H-311

197

Light Compass G.

36375

H-308

127

1728

 

Bibliografia:

Bunrin Do – Famous Aircraft n°21.

Squadron Signal – In action n°11.

Squadron Signal – Walkaround n°41.

www.jetphotos.net

www.airliners.net

Warpaint series n°3.

 

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